Nuove top crescono
Le strane, le rassicuranti, le multietniche. Parole d’ordine e volti delle modelle del momento.
Non mi piace la bellezza di serie, non c’è bellezza senza stranezza», il mantra di Karl Lagerfeld, l’esteta a capo di maison di peso come Chanel e Fendi, ha accompagnato, per diverse stagioni, la formazione di quell’esercito di ragazze irraggiungibili che in occasione delle fashion week invadono le città, da New York a Parigi, a Milano (che partirà il 20 settembre). Ma nel dorato mondo della moda, veloce e mutevole per sua natura, gli assiomi hanno vita breve. Così può accadere che Lagerfeld venga contraddetto, in corso d’opera, da Elena Mansueto, responsabile di lungo corso della divisione donna presso l’agenzia Elite model management di Milano. «Ora la stranezza, non è più necessariamente la virtù più richiesta» controbatte Mansueto, «Anzi c’è un ritorno alla bellezza oggettiva, classica. In momenti di crisi si avverte la necessità di essere rassicurati da un bel viso, da un corpo statuario. Si spiega cosi il successo della bresciana Vittoria Ceretti, per esempio, come pure il ritorno in passerella delle top anni Ottanta e Novanta con la loro femminilità da quarantenni e più».
E così si scopre che una delle tendenze delle passerelle è quella che in gergo si chiama «safe», cioè la tipologia delle ragazze rassicuranti. Intanto, tra un nome e un altro, tra un volo pindarico e un esempio concreto, si arriva alla conclusione che il genere «very special» ovvero la schiera di tipe emo, androgine, emaciate e maledette è in fase calante: vive ma non detta la linea.
«In ascesa metterei le ragazze di colore, sudafricane, afroamericane, mulatte. Basti guardare il casting delle nuove angels di Victoria’s Secret per rendersene conto» racconta Alberto Principessa, agente di Next, altra importante agenzia di modelle. Che aggiunge: «Non bisogna dimenticare le it-girl, quelle che pur non essendo modelle, sono “figlie di” oppure hanno un numero tale di follower sui social da essere reclutate per le sfilate». Un fenomeno delle ultime stagioni, un segno dei tempi come pure la presenza massiccia di modelle multietniche. Non più australiane, russe o cinesi, ma una mescolanza: «Le passerelle cercano di essere rappresentative della realtà globalizzata e del mix che le nuove generazioni provenienti da tutto il mondo rappresentano» spiega Isadora Banaudi, responsabile dei casting per diverse maison. In fondo, è più interessante e meno noioso visto che ormai sfilano circa 40 modelle per ogni collezione, contro le 20-25 di un tempo.