Jeff Bezos: quest’uomo è entrato nelle vostre case e ci rimarrà molto a lungo
Come un Re Sole dei nostri tempi, Jeff Bezos, fondatore di Amazon, continua ad annettere nuovi business al suo impero globale di ecommerce per portarci a domicilio qualunque cosa.
alleanza è così importante che il Financial Times l’ha ribattezzata «the dream team». Dopo anni di «no, grazie» anche Nike si è vista costretta a sbarcare su Amazon, la prima piattaforma di ecommerce al mondo partita nel 1994 con i libri e ora un bazar globale da 135 miliardi di dollari di fatturato e 300 milioni di clienti. Pochi i dettagli della «capitolazione» del marchio sportivo, che per paradosso era già il brand d’abbigliamento più venduto sulla piattaforma attraverso una miriade di operatori che commercializzavano prodotti - più o meno originali - a prezzi inferiori a quelli del sito Nike. Ora gli abusivi sono stati bloccati, ma nel frattempo l’arcirivale Adidas, grazie alla partnership con Amazon, ha portato dal 7 all’11 per cento la quota di mercato negli Usa.
Perché «Amazon si trova dove si trova il consumatore americano», ma parafrasando le parole dell’amministratore delegato di Adidas, Kasper Rorsted, sarebbe meglio dire che ormai Amazon si trova ovunque ci sia una connessione internet e un mercato appetibile. Che, puntualmente, si mangia. Il primo boccone, l’editoria: lo scorso anno il 52 per cento dei libri in formato cartaceo, elettronico e audio venduti negli Stati Uniti è stato acquistato sul marketplace, un cambiamento epocale spinto anche dal boom del lettore ebook Kindle. Ma è dalla fine degli anni Novanta che la piattaforma è il punto di riferimento per acquistare cd, film, software, elettronica di consumo, videogame, giocattoli e utensili per la casa. Più Amazon è uscita dai confini degli Stati Uniti e più l’offerta è esplosa: sono nati così i «negozi» dedicati al cibo, all’abbigliamento, ai prodotti per gli animali domestici, all’artigianato, alla gioielleria fino ai servizi cloud e ai nuovi assistenti vocali da casa.
Un impero rimasto virtuale fino al 13 giugno scorso, quando il colosso di Seattle ha acquisito per 13,7 miliardi di dollari i 420 supermercati biologici Whole foods, la preda numero 130. Il titolo ha preso il volo, quelli delle altre catene Usa sono crollati. Il timore, anzi la certezza, è che il cibo diventerà il nuovo terreno di conquista del «negozio del mondo». Il boccone è gigantesco, oltre 700 miliardi di dollari solo negli Stati Uniti, ma per ora l’ecommerce vale appena l’1,4 per cento delle vendite di food & beverage e questo apre una prateria incontaminata pronta ad accogliere Amazon, che controlla meno dell’1 per cento del mercato. Il primo attacco è già arrivato sotto forma di sconti: dal 28 agosto sugli scaffali di Whole foods il prezzo di una confezione d’avocado è sceso da 2,99 a 1,49 dollari, quello delle mele Fuji da 3,49 a 1,99, mentre quattro banane bio ora si portano a casa con 69 centesimi. Anzi, Bezos te le porta a casa: gli 80 milioni di abbonati al servizio di consegna veloce Prime d’ora in poi potranno ritirare la spesa ordinata online direttamente in negozio o farsela recapitare a
IL GRUPPO USA HA REALIZZATO 13O ACQUISIZIONI