Agenzia europea del farmaco, «Milano ha un asso nella manica»
Per Mario Melazzini (Aifa), la città ha competenze e tecnologie per essere sede dell’organismo.
Lunedì 25 settembre si terrà a Bruxelles una riunione cruciale per il futuro dell’Autorità europea del farmaco (altrimenti detta Ema). Per effetto della Brexit, tale Autorità dovrà infatti dire addio nel 2019 all’attuale sede di Londra. Perciò Palazzo Chigi spinge per portarla in Italia e la ministra per la Salute, Beatrice Lorenzin, si recherà personamente in Belgio per lanciare la candidatura di Milano, in corsa con altre 18 città per accogliere l’Ema. La concorrenza è agguerrita. Lille, in Francia, ha il vantaggio di trovarsi ad appena un’ora di treno da Londra. La Germania, che ha candidato Bonn, è il primo produttore di medicinali del Vecchio Continente. Tuttavia, per il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, Mario Melazzini - segnalato tra i più autorevoli partecipanti alla terza edizione di S@lute, il forum sulla sanità promosso da Fpa e Allea - Milano avrebbe tutte le carte in regole per spuntarla. «Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, l’Italia diventerà il terzo Paese in Europa per numero di brevetti depositati annualmente», spiega Melazzini. Cosa ha in più Milano rispetto alle principali concorrenti? Il capoluogo lombardo si sta connotando sempre di più come capitale della ricerca biomedica in Europa. Possiede tutte le caratteristiche per rappresentare un hub ideale in cui sviluppare le conoscenze scientifiche e le interazioni di una moderna agenzia regolatoria. E poi ha un asso nella manica. Quale? La sede prescelta: il Pirellone. Se l’Ema dovesse trasferirsi in Italia, è in questo edificio che verrà accolta. Altre concorrenti non hanno ancora individuato una struttura adatta. Perché è così importante vincere tale partita? L’Italia diventerebbe ancora di più un polo di attrazione per le eccellenze. Mi riferisco alle industrie farmaceutiche e alle imprese biotecnologiche coinvolte nelle attività di ricerca e di produzione di medicinali innovativi. Anche l’Agenzia italiana del farmaco ne trarrebbe vantaggi. Senz’altro. L’Aifa assumerebbe un ruolo leader nell’aprire nuovi dialoghi con le altre agenzie regolatorie su temi estremamente delicati, come quelli sulle malattie rare. (Francesco Bisozzi)