Un Berlusconi contro il traffico caotico di Mosca
Una città da 20 milioni di abitanti e ingorghi continui di auto. Da questa realtà, l’imprenditore Paolo, fratello di Silvio, ha visto realizzarsi una sua idea: il car sharing nella capitale russa. Con molte novità tecnologiche made in Italy.
Storia di amicizia e motori, nonché di innovazione italiana che piace all’estero. Inizia a Mosca anni fa, quando Paolo Berlusconi, giunto per una partita di Coppa dei Campioni del Milan, si accorge che la città «monumentale» è destinata a essere invasa dalle auto. E prima o poi sarebbero servite soluzioni. All’intuizione, seguono riflessioni, brainstorming, l’incontro con l’amico Paolo Gervasoni, nonché la nascita nel mondo del car sharing per il quale Mosca, a causa delle condizioni climatiche, sembrava la città meno adatta. L’imprenditore ed editore de Il Giornale la racconta, con l’orgoglio del padre che ha visto nascere un’idea, l’ha fatta crescere sino a osservarla camminare con le sue gambe: «In un momento come questo, di grande crisi, quando è così difficile operare e avviare nuove iniziative in Italia, la cosa demoralizzante ma esaltante nello stesso tem- po, è doverle fare, ma anche poterle fare all’estero. Per me è stato bello aiutare un grande amico italiano (Gervasoni, ndr), una volta che questo amico ha deciso di mandare avanti l’iniziativa, realizzarla, portando a Mosca la sua imprenditorialità, ma anche la sua fantasia e simpatia, testimone di quello che gli italiani sanno fare». La capitale russa sembra un disegno intorno alle vetrate. Una giornata ventosa. Il solito traffico indiavolato si sente lontanissimo dentro al grattacielo della City moscovita, da cui si domina tutta la metropoli con i suoi 20 milioni di abitanti. Panorama è nel quartier generale di EasyRide, il car sharing progettato per una delle città più trafficate al mondo. Pensato a Milano, realizzato in Russia. O meglio, l’idea è divenuta realtà grazie al gioco di squadra. Con software e hardware, sviluppati dall’italiana Omniaevo, capaci persino di riconoscere lo stato di lucidità del conducente, ed eventualmente bloccare il veicolo. Tutto è sotto controllo nella stanza dei bottoni, letteralmente sopra le nuvole, con i suoi maxi schermi per visualizzare chi si mette al volante di uno dei crossover Renault Captur: oggi sono 100, ma il prossimo anno saranno già 2 mila. «Abbiamo trovato in Renault l’azienda che producendo automobili in territorio russo, incontrava il gradimento delle autorità locali. E abbiamo trovato nella Captur l’ideale che avevamo in mente per questo tipo di città» spiega Berlusconi. Che aggiunge: «Devo inoltre constatare che si è creata una buona comunità italiana a Mosca, viva e vivace, molto qualificata che collabora con le amministrazioni locali. Ice e Ambasciata funzionano e questo ha favorito l’ingresso di imprenditori italiani, che hanno qui quello che è sempre più difficile ottenere in Italia: avendo idee, una veloce possibilità di attuarle».
Il suo rapporto col traffico? È comodo, non guidando. Ma se abitassi a Mosca e non avessi l’autista, userei il car sharing: mi piace stare al volante. Un’auto che vorrebbe guidare? Ho una vecchia Bmw 850 che ha circa 25 anni. La amo. Adoro guidarla. Non ho altri desideri particolari, perché ritengo ormai la macchina un mezzo di locomozione, non un modo per farsi vedere. Poi io sono molto giovanile, nonostante sia comunque «datato». E questo è un merito di mamma e papà: prenda mio fratello e la vitalità che esprime. I nostri genitori ci hanno donato dieci anni di età biologica in meno. Io, però, sono legato alle memorie. E quindi la macchina che preferisco è quella che mi ricorda quando ero molto birichino. E come sarebbe questa Bmw? Una coupé nera fantastica. Non può entrare a Milano, essendo Euro 0. Ma quando la guido, vengo fermato spesso da ragazzi che mi fanno i complimenti. L’ultima volta è successo un mese fa. In realtà ci sono due partiti: chi ama Mercedes, chi Bmw. Io sono passato dalla Mercedes alla Bmw. Quindi ha tradito la prima per la seconda? Adesso veramente ho un’Audi... Ah ecco. Comunque sempre tedeschi sono. La prima automobile? È come il primo amore: non si scorda mai. È stata una Giulietta Spider 1300 che mi ha passato mio fratello e che mi fece penare. Non c’era la capotte rigida, ma quella mobile, e mi si riempiva d’acqua quando pioveva. Poi il motore andava in ebollizione. Recentemente ho cercato di recuperare la targa, per vedere di riacquistarla se fosse stata ancora in circolazione, ma così non è. E forse è bene. E ora la Captur Renault: è il simbolo della rinascita dell’industria dell’auto in Russia, ma anche della sua idea di car sharing, realizzata dall’amico Gervasoni. Vi conoscete da tanto? Sì, ma cerco di vederlo il meno possibile perché ho dei problemi alle ganasce. Nel senso che ogni volta che lo vedo passiamo la serata a ridere e scherzare, e poi mi fanno male le mascelle. Cosa significa l’amicizia tra imprenditori? L’amicizia è la cosa più bella in assoluto, ma può essere la più pericolosa. Per me è stata molto bella quella con tutti i miei amici attuali, ma nel corso della vita ho conosciuto persone a cui ho regalato la mia amicizia e che mi hanno tradito profondamente, facendomi perdere, sotto il profilo economico, cifre inimmaginabili. Non per questo però ho rinunciato all’amicizia. Cerco solo di essere più selettivo. L’esperienza porta saggezza.