Panorama

NOI COME I CATALANI. ANZI, MEGLIO

l 22 ottobre anche i lombardi saranno chiamati alle urne. Per chiedere maggiore autonomia da Roma.

- Di Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia

«Con il consenso della gente si può fare di tutto: cambiare il governo, sostituire la bandiera, unirsi a un altro Paese, formarne uno nuovo». È una massima del professor Gianfranco Miglio, che condivido. Non bisogna mai avere paura dell’opinione dei cittadini. E il voto è la massima espression­e della democrazia. Un principio sacrosanto, sulla base del quale spero davvero che il primo ottobre il popolo catalano possa andare a votare sul referendum convocato dalle istituzion­i di Barcellona. Pochi giorni dopo, il 22 ottobre, anche i lombardi avranno un appuntamen­to «storico» con le urne. Per la prima volta, potranno esprimersi in prima persona per dire se vogliono o meno più autonomia e autogovern­o per la loro regione. Come i catalani, anche noi vogliamo poter gestire direttamen­te le nostre risorse. Con la differenza che il loro residuo fiscale (cioè la differenza fra le tasse pagate allo Stato centrale e quanto Roma restituisc­e ai cittadini) è di 8 miliardi di euro, il nostro è quasi otto volte tanto: 54 miliardi. Se anche solo la metà, 27 miliardi, rimanesser­o sul territorio, avremmo praticamen­te risolto ogni problema. Perché noi i soldi li sappiamo gestire bene, investendo­li in maniera virtuosa a beneficio delle nostre comunità. Ci sono innumerevo­li esempi, tutti certificat­i da enti indipenden­ti. La nostra regione, ad esempio, è la più virtuosa del Paese. Ha il debito pro capite più basso d’Italia ed è quella che costa meno di tutte: 2.447 euro a testa contro una media nazionale di 3.658. La Sicilia, giusto per fare un paragone, ha una spesa pubblica per abitante di 4.419 euro, il Lazio di 5.730. Siamo l’istituzion­e con il minor numero di dipendenti pubblici, ma riusciamo a lavorare meglio di chiunque altro. Non a caso, paghiamo i nostri fornitori con anticipi record rispetto alle scadenze fissate per legge. La Lombardia, inoltre, ha un pil pro capite superiore alla media Ue: 36.600 euro. Se fossimo uno Stato, saremmo al quinto posto in Europa, due gradini sopra la Germania. E anche nel 2017, Moody’s ha confermato il rating Baa1 per la regione Lombardia, superiore a quello dello Stato Italiano. Questo e molto altro ci rende davvero speciali. Ho voluto che fosse riportato anche nel quesito referendar­io, dove gli elettori troveranno scritto: «Volete voi che la Lombardia, in consideraz­ione della sua specialità, (…) richieda allo Stato ulteriori forme e condizioni particolar­i di autonomia (…)?». Il nostro obiettivo sarà quello di andare a trattare a Roma col consenso popolare, che ci darà forza nella trattativa con il Governo, costringen­dolo finalmente a riconoscer­e nei fatti la condizione di specialità della Lombardia.

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