NOI COME I CATALANI. ANZI, MEGLIO
l 22 ottobre anche i lombardi saranno chiamati alle urne. Per chiedere maggiore autonomia da Roma.
«Con il consenso della gente si può fare di tutto: cambiare il governo, sostituire la bandiera, unirsi a un altro Paese, formarne uno nuovo». È una massima del professor Gianfranco Miglio, che condivido. Non bisogna mai avere paura dell’opinione dei cittadini. E il voto è la massima espressione della democrazia. Un principio sacrosanto, sulla base del quale spero davvero che il primo ottobre il popolo catalano possa andare a votare sul referendum convocato dalle istituzioni di Barcellona. Pochi giorni dopo, il 22 ottobre, anche i lombardi avranno un appuntamento «storico» con le urne. Per la prima volta, potranno esprimersi in prima persona per dire se vogliono o meno più autonomia e autogoverno per la loro regione. Come i catalani, anche noi vogliamo poter gestire direttamente le nostre risorse. Con la differenza che il loro residuo fiscale (cioè la differenza fra le tasse pagate allo Stato centrale e quanto Roma restituisce ai cittadini) è di 8 miliardi di euro, il nostro è quasi otto volte tanto: 54 miliardi. Se anche solo la metà, 27 miliardi, rimanessero sul territorio, avremmo praticamente risolto ogni problema. Perché noi i soldi li sappiamo gestire bene, investendoli in maniera virtuosa a beneficio delle nostre comunità. Ci sono innumerevoli esempi, tutti certificati da enti indipendenti. La nostra regione, ad esempio, è la più virtuosa del Paese. Ha il debito pro capite più basso d’Italia ed è quella che costa meno di tutte: 2.447 euro a testa contro una media nazionale di 3.658. La Sicilia, giusto per fare un paragone, ha una spesa pubblica per abitante di 4.419 euro, il Lazio di 5.730. Siamo l’istituzione con il minor numero di dipendenti pubblici, ma riusciamo a lavorare meglio di chiunque altro. Non a caso, paghiamo i nostri fornitori con anticipi record rispetto alle scadenze fissate per legge. La Lombardia, inoltre, ha un pil pro capite superiore alla media Ue: 36.600 euro. Se fossimo uno Stato, saremmo al quinto posto in Europa, due gradini sopra la Germania. E anche nel 2017, Moody’s ha confermato il rating Baa1 per la regione Lombardia, superiore a quello dello Stato Italiano. Questo e molto altro ci rende davvero speciali. Ho voluto che fosse riportato anche nel quesito referendario, dove gli elettori troveranno scritto: «Volete voi che la Lombardia, in considerazione della sua specialità, (…) richieda allo Stato ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia (…)?». Il nostro obiettivo sarà quello di andare a trattare a Roma col consenso popolare, che ci darà forza nella trattativa con il Governo, costringendolo finalmente a riconoscere nei fatti la condizione di specialità della Lombardia.