Il rock, tutta questione di sintonia
Niente Despacito, rap e tormentoni: da 10 anni Virgin Radio punta sul genere più grintoso e amato da generazioni di italiani. Tanto che è stata l’emittente ufficiale dei grandi concerti dell’estate, fino allo show dei Rolling Stones, il 23 settembre. Pan
Destinazione Lucca: il 23 settembre, io e una ventina di ascoltatori, a cui abbiamo fornito una moto, il biglietto per lo show dei Rolling Stones e l’hotel, ci metteremo in viaggio per una carovana su due ruote nel nome del rock and roll», racconta Ringo (all’anagrafe Rocco Maurizio Anaclerio, classe 1961), direttore creativo dell’emittente che ha fatto del rock il proprio stile di vita. «Virgin sarà la radio ufficiale dell’evento come testimonia il nostro logo messo accanto a quello della band di Mick Jagger sui manifesti. Gli Stones non avevano mai concesso a nessuno questo privilegio. Quale miglior modo per festeggiare i nostri primi dieci anni? Negli ultimi mesi siamo stati presenti ai concerti di Linkin Park, Aerosmith, Eddie Vedder e Red Hot Chili Peppers, adesso tocca alla band più iconica di sempre».
Niente Despacito o tormentoni rap, ma un’accurata selezione di canzoni che hanno come denominatore comune l’attitudine rock and roll: è questa l’unicità di Virgin Radio. Era mezzogiorno del 12 luglio 2007
quando Virgin accese i motori debuttando nell’etere sulle note di What a wonderful
world, il classico interpretato da Louis Armstrong, riproposto nell’adrenalinica versione del cantante dei Ramones, Joey Ramone. «Ci volle un anno di lavoro prima di partire», ricorda Ringo (in onda alle 14, dal lunedì al venerdì, con Revolver) mentre accarezza il suo cane, Iggy, un nome evidentemente ispirato all’Iguana del rock and roll Iggy Pop. «Io e il mio editore precedente, Alberto Hazan, non abbiamo dormito per quattro mesi: notti insonni per scegliere le canzoni che sarebbero entrate nel palinsesto. Poi, un giorno, arrivò da Londra una grande notizia: Richard Branson ci aveva concesso il brand Virgin. Eravamo ufficialmente Virgin Radio».
Due milioni e 377 mila ascoltatori è la media giornaliera d’ascolto, un numero che conferma la vocazione mainstream dell’emittente. Negli studi milanesi di Virgin Radio (Gruppo Mediaset) il primo contatto con il popolo del rock and roll avviene presto. Alle sei e mezza va infatti in onda il morning show, Buongiorno Dottor Feel-
good e Mister Cotto, condotto da Maurizio Faulisi e Massimo Cotto, una delle coppie cult della radiofonia italiana. «Per me che vivo ad Asti la sveglia suona alle quattro», dice Massimo. «Potrebbe sembrare un’impresa impossibile, ma quando si accende la luce rossa scatta l’adrenalina. Il nostro è un morning show che non può prescindere dal fatto che questa radio coltiva l’appartenenza alla comunità rock. Sbagliare la data di uscita di un disco significa essere bacchettati istantaneamente da chi ci ascolta. Io e Maurizio interagiamo tutti i giorni con un pubblico molto competente, ma non mancano personaggi talmente bizzarri da sembrare inventati. Il più incredibile è Alberto da Varese, fuori corso all’università da trentacinque anni. Gioca con noi, si diverte e vive fuori dal mondo perché nella vita non fa assolutamente niente, men che meno lavorare», spiega. «A volte, diventiamo noi i bersagli del pubblico: a me è successo quando ho ammesso di non sapere nuotare, di non saper cucinare e di non essere in grado di cambiare le marce della bicicletta. Maurizio è finito invece nell’occhio del ciclone quando ha dichiarato di aver calzato dei sandali» svela.
«Ogni mattina il nostro punto di partenza sono gli aneddoti raccontati nelle canzoni o le storie vissute dagli artisti che le interpretano», racconta Maurizio Faulisi, alias Dottor Feelgood. «Seguono le nostre esperienze personali su quegli argomenti e, infine, il coinvolgimento di chi ci ascolta da casa. Così nasce il nostro show, che non è un bar Style Rock, il claim della radio: per me è sinonimo di buon gusto e competenza. Quanto ai sandali, i messaggi del pubblico mi hanno fatto capire che sono odiati almeno quanto le ballerine ai piedi di una fanciulla. Vista la reazione estrema, non ho perso l’occasione irripetibile di indossarli a Imola, davanti a 120 mila persone, quando siamo saliti sul palco dei Guns N’ Roses con lo staff della radio». Rock sì, ma per le orecchie di tutti: «Niente di estremo» racconta Ringo. «La nostra è una programmazione che privilegia la parte accessibile e radiofonica di questo genere di musica. Quella del rock è una gran bella famiglia composta da un pubblico adulto e preparato, ma anche da nipoti curiosi e attenti che si fanno prestare i vinili dai nonni e dai padri» spiega prima di addentrarsi nei ricordi di un’intervista partita davvero male... «Avevo di fronte Lou Reed, svogliato e scontroso come mai. Rispondeva a monosillabi senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Giocai l’ultima carta e gli dissi che suonavo la batteria in una band rockabilly, un genere che lui adorava. Fu la svolta: si accese immediatamente e, entusiasta, si mise a parlare di chitarre...». Il potere del rock’n’roll.