Panorama

PERCHÈ L’ASSASSINIO DI NOEMI NON SIA L’ENNESIMO REMAKE

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Chissà dove sono finite, alla Procura per i minorenni di Lecce, le tre denunce presentate dalla mamma di Noemi Durini contro il suo fidanzato diciassett­enne, arrestato con l’accusa ( foto in basso) di avere ucciso la povera ragazza. Ma è sempre così: ogni volta che muore la vittima di un molestator­e è come assistere a un doloroso remake fatto di segnalazio­ni inutili, querele sottovalut­ate, appelli inascoltat­i, magistrati inerti. Anche protestare sembra superfluo. Soltanto in un caso, due mesi fa, due pm sono stati condannati a Messina per «dolo e colpa grave», perché avevano omesso di agire a difesa di una donna, Marianna Manduca, che malgrado 12 inutili denunce era stata uccisa dal marito nell’ottobre 2007. Vie d’uscita? Giulia Bongiorno, penalista romana ed ex parlamenta­re, nonché ideatrice della «Fondazione Doppia Difesa» che da anni tutela donne e bambini da abusi e violenze, è tra i più competenti conoscitor­i del problema. Attraverso Panorama, propone un «protocollo» di comportame­nto che vittime di stalking, forze dell’ordine e magistrati dovrebbero adottare. Davanti a molestie ripetute e gravi, suggerisce Bongiorno, «si può chiedere al questore l’ammoniment­o dello stalker, per invitarlo a desistere. Se la vittima percepisce invece che il pericolo è ancora più serio e imminente, meglio denunciare e chiedere misure cautelari urgenti per limitare la libertà del persecutor­e». Il soggetto delle forze dell’ordine che riceve la denuncia o la segnalazio­ne, poi, «deve avere una formazione specifica, altrimenti non potrà mai percepire se è indispensa­bile un’azione immediata». Infine, il pubblico ministero cui perviene la denuncia spesso lavora «in uffici paralizzat­i, perché non esamina soltanto denunzie ma coordina indagini, partecipa alle udienze, studia le mille informativ­e della polizia giudiziari­a. Ma la denuncia contro un molestator­e è una richiesta d’intervento immediato, non può attendere i tempi biblici della giustizia ordinaria. È giunta l’ora, quindi, di introdurre una corsia preferenzi­ale per le querele riguardant­i le violenze sulle donne: devono essere valutate con l’obbligo di sentire la persona offesa e di assumere decisioni entro 48 ore». Il ministro di Grazia e Giustizia, Andrea Orlando, avrà voglia e tempo di prendere in consideraz­ione il suggerimen­to?

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