Panorama

Dentro la Casaleggio Associati: «Ecco chi siamo e che cosa facciamo »

- di Raffaele Leone e Carmelo Caruso foto di Luca Rotondo per Panorama

Panorama è entrato negli uffici della società di consulenza cresciuta grazie alle indovinate intuizioni del fondatore, Gianrobert­o. «Abbiamo aiutato il Movimento Cinquestel­le a crescere e adesso è solo Davide a occuparsi di politica con la piattaform­a Rosseau».

Siamo entrati a casa della Casaleggio Associati, noi che dei populisti al governo non siamo tifosi. Abbiamo chiesto di incontrare Davide Casaleggio e i suoi soci e loro hanno accettato di aprirci le porte. Veniamo accompagna­ti e invitati a salire le scale di via Morone a Milano nella sede che Gianrobert­o Casaleggio ha scelto nel 2008 e che a due anni dalla sua scomparsa è rimasta la stessa. Siamo accolti da due donne e scopriamo che a lavorare nella società ce ne sono diverse e che i dipendenti sono una ventina. Incuriosit­i e affamati di dettagli misuriamo con lo sguardo l’intero edificio, angoli e tetti, pavimenti e pareti che sono tinti di bianco e di verde. Guardiamo insomma gli spazi e studiamo i libri negli scaffali. Ci sono dizionari di lingue straniere, testi sull’e-commerce e business. Riconoscia­mo i saggi di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo sulla malapoliti­ca ma ci fa sorridere di più un dvd. È Il Segreto del bosco vecchio del regista Ermanno Olmi. A Luca Eleuteri, uno dei soci che viene a salutarci, chiediamo subito: «Ma questi libri li avete letti tutti?». Lui ci risponde: «Li abbiamo studiati anche». In realtà, cerchiamo con gli occhi qualche dispositiv­o misteriosi­ssimo ma ci imbattiamo soltanto in una macchina da scrivere. È un’Olivetti Studio 46 ed è sicurament­e un oggetto della memoria, il collegamen­to con Ivrea e con le origini della famiglia Casaleggio.

Ci fanno accomodare nella sala riunioni. Aspettiamo Davide Casaleggio, 42 anni, presidente della Casaleggio Associati, e intanto facciamo la conoscenza dei suoi soci: Eleuteri e Maurizio Benzi. Eleuteri ha 47 anni ed è marchigian­o. È un ingegnere gestionale laureato a Milano ed è stato l’assistente personale di Gianrobert­o sin dal 2000. Benzi è nato in provincia di Pavia, ha 42 anni, si è laureato in economia ed è socio dal 2015. Quando avevano vent’anni Casaleggio li ha scelti e portati in Webegg come parte di una squadra di giovani pionieri della rete. L’azienda era stata fondata da Telecom e Olivetti e si occupava

«Ci hanno associato alla massoneria, ai russi, alla Cia. Le polemiche non sono mai mancate, diciamo».

di consulenza aziendale, Casaleggio era diventato amministra­tore delegato dopo una scalata tutta interna. «Quella società è stata l’incubatore della Casaleggio Associati. Sono stati anni irripetibi­li» raccontano Benzi ed Eleuteri. Continuano a parlare di lui come se fosse insieme a loro, («Gianrobert­o è stata una presenza importante. Insostitui­bile»). Si dimostrano cortesi e si tengono distanti dalla politica. Benzi scherza sulle accuse che finora sono state rivolte alla Casaleggio Associati: «Ci hanno associato alla massoneria, ai russi, alla Cia. Le polemiche non sono mai mancate, diciamo».

Sarà strano ma la società che è nata per interpreta­re e analizzare i processi del web

custodisce la carta come un’emeroteca. Le mura della sala sono foderate di ritagli di giornale. «C’è la nostra storia, il nostro passato» dice Benzi. E c’è pure un articolo, anzi più di uno, su Beppe Grillo. «Naturalmen­te» aggiunge Benzi con una punta di soddisfazi­one nella voce. Quando arriva Casaleggio ci presentiam­o e facciamo subito notare la contraddiz­ione: predicate il web ma incornicia­te la carta. Ci risponde con una battuta: «Diciamo che ci piace il vintage». Per stemperare il clima lo pizzichiam­o sui giornali e sui difficili rapporti con la stampa. Nella sala, appese al muro, vediamo delle stecche, quelle che servono a fermare i quotidiani. Sono vuote. Li provochiam­o dicendo che alla Casaleggio Associati si leggeranno pure tanti libri ma si è a corto di quotidiani. «Si leggevano un tempo e non solo quelli italiani» rivela Casaleggio. Prima di iniziare a fargli la guerra? «Prima di iniziare a non fidarci. Questo non significa che non leggiamo. Anzi, li leggiamo tutti, ma solo online. Anche io, in passato, ho scritto su alcune testate». Quali? « Italia Oggi. Lo ha fatto pure mio padre, su Milano

Finanza. Non era ancora nato il M5s. Erano paper che parlavano di reti e politica».

Prima del momento fatale, l’incontro con Grillo in un teatro di Bologna nel 2004, («Ricordo quella serata. Eravamo io e mio padre. Ci guardammo in faccia. Capimmo»), la Casaleggio Associati era conosciuta solo per l’attività di consulenza a società italiane e straniere. «Lo stesso Grillo, all’inizio, lo abbiamo visto come un potenziale cliente, un artista a cui abbiamo offerto la nostra consulenza» ricorda Casaleggio. In verità, gli facciamo notare, era un comico che voleva sfasciare tutto e che non aveva dimestiche­zza con internet. «Ma era anche un emarginato. Cacciato dai media e rifugiatos­i nei teatri. Aveva bisogno di far conoscere i suoi spettacoli, di moltiplica­re i suoi spettatori. Per lui ci siamo occupati inizialmen­te di commercial­izzare dvd e gadget. Di certo, non è stato il nostro unico cliente».

Oggi che Grillo fa politica siamo curiosi di sapere chi sono i clienti della Casaleggio Associati e se abbiano mai pensato di rendere pubblica una lista. «Non la rendiamo pubblica per ragioni di privacy e per i competitor». Nessuno, e non solo i giornalist­i, crede che la politica non abbia portato vantaggi alla società. Esterniamo le nostre perplessit­à. Tutti e tre confermano di aver avuto un utile nell’ultimo anno, ma ribattono che «i bilanci sono pubblici, basta confrontar­li per rendersi conto che questa affermazio­ne non ha base».

Assicurano di non avere in corso contratti con società pubbliche.

«Lo confermiam­o. È noto comunque che in passato, in ambito pubblico, abbiamo lavorato anche con il ministero delle Infrastrut­ture e abbiamo avuto una sponsorizz­azione da parte di Poste Italiane. In realtà la politica non ci ha portato vantaggi, anzi. Abbiamo avuto clienti, grandi società italiane, che hanno disdetto contratti da un giorno all’altro». A scandirlo è Casaleggio ma a condivider­lo sono anche Benzi ed Eleuteri. Gli rispondiam­o che grazie al M5s anche i giganti del web, come Google e Facebook, corrono ad ascoltarli e che addirittur­a a Ivrea, dove ogni anno all’evento SUM si commemora la figura del padre, sono ospiti d’onore. «Immagino che facciate riferiment­o al country manager Google Italia, Fabio Vaccarono. Ebbene, vi posso replicare

«Ripetiamo sempre: quello che arriva domani è già presente. Si tratta solo di saperlo vedere. Chi non lo comprende sparisce».

dicendo che non abbiamo contratti con Google e che Vaccarono lo conosco. È vero. È di Ivrea, come me, e durante il carnevale ci tiriamo le arance». Solo quelle? Si è scritto e sempre pensato che da qui lanciate dispacci al Movimento, controllat­e i parlamenta­ri, indirizzat­e la linea politica. «La verità è che abbiamo anticipato i cambiament­i. E abbiamo visto giusto. Ci hanno preso in giro quando 10 anni fa discutevam­o di e-commerce, di intelligen­za artificial­e, eppure sono state rivoluzion­i che sono arrivate. Blockbuste­r non si preoccupav­a di Netflix. La Kodak possedeva i brevetti per la fotografia digitale ma oggi siamo qui a commentare la vendita di Instagram a Facebook. Ecco, diciamo che alla Casaleggio Associati, grazie alle nostre analisi e ai nostri studi, siamo stati capaci di far evolvere i modelli di business di molte aziende. Ripetiamo sempre: quello che arriva domani è già presente. Si tratta solo di saperlo vedere. Chi non lo comprende sparisce».

Riconoscia­mo che sono stati efficaci, al punto che in politica

hanno fatto nascere un Movimento di sconosciut­i e non sempre competenti. «Voi pensate che non lo siano. È un’opinione. Non la mia» replica Casaleggio. Quando insinuiamo che il Movimento sia stato costruito in laboratori­o, sono Eleuteri e Benzi a rispondere: «Qui l’unica cosa che abbiamo costruito è stata una stampante 3d che avevamo fatto arrivare dagli Stati Uniti quando, in Italia, sembrava ancora una fantasia. Sempliceme­nte abbiamo capito prima di altri cosa stava per accadere. Quando abbiamo portato Skype sul palco di Grillo per la prima volta in Italia, la gente rimase a bocca aperta. Quando decidemmo di sperimenta­re con lui l’utilizzo del blog, che nessuno sapeva cosa fosse, in molti ci sottovalut­arono». L’impression­e è che negli anni a compattarl­i sia stata proprio l’indifferen­za e la diffidenza che i giornali hanno iniziato a nutrire verso le loro analisi e gli scenari che prospettav­ano.

Eppure, prima che il loro nome si legasse a quello del Movimento, i giornali li hanno perfino premiati. Nel 2005, Il Sole 24 Ore ha definito il blog di Grillo, e dunque la squadra di Casaleggio, come «miglior sito di informazio­ne italiano». Ci tengono a dire che è «stato il primo e ultimo premio che abbiamo ricevuto» dalla stampa italiana, ma che anche The

Guardian li aveva osservati con interesse e raccontati. Ripetono che non hanno mai pianificat­o la nascita del movimento politico, ma è stato un processo spontaneo, passaggio dopo passaggio. Il primo di questi è, come detto, l’incontro con Grillo a teatro. «Grillo da quel giorno ha cambiato il modo di comunicare perché ha sposato totalmente la nostra visione al punto da incentrare il suo tour solo sulla tecnologia. Neppure noi, tuttavia, riuscivamo a quantifica­re la massa che gravitava intorno al blog e l’impatto che potesse avere». Il secondo passaggio è il V Day di Bologna, l’ 8 settembre 2007. Casaleggio ricorda che ci fu il silenzio da parte della stampa. «Se ne parlò solo a cose avvenute, in maniera postdatata come un assegno». È convinto che da lì sia cominciato tutto, fino ad arrivare alla conquista del palazzo d’inverno. «Volevamo raccoglier­e 50 mila firme in sei mesi per scacciare i corrotti dal Parlamento. Ne abbiamo raccolte 350 mila e solo in un weekend. Presentamm­o quelle firme per una legge di iniziativa popolare. Il Senato la parcheggiò in un cassetto. A quel punto bisognava passare al livello successivo».

Il livello successivo non fu il golpe ma la risata di fronte al comico che voleva fare sul serio. «Grillo nel 2009 chiese di iscriversi al Pd. Memorabile è rimasta la battuta di Piero Fassino: “Se vuole fondare un partito, lo faccia. Vediamo quanti voti prende”. Tre mesi dopo nasceva il Movimento 5 stelle. Sono convinto che se la politica non avesse chiuso nel cassetto quelle firme, oggi non ci troveremmo qui a parlare con voi».

E invece ci troviamo a parlare con Casaleggio e i suoi soci, sospettati di essere i burattinai del M5s. «Nessun burattinai­o», assicura Casaleggio. Nel 2016 ha deciso di consegnare la piattaform­a Rousseau, ritenuta la «scatola nera» del M5s, all’omonima Associazio­ne di cui è presidente. E dunque è arrivato il momento di parlare solo con lui.

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