Panorama

Berlusconi è convinto che Salvini vuol rimanere coi 5 Stelle

Non sono in pochi a giudicare il Def presentato dal governo gialloverd­e, con il rapporto deficit Pil al 2,4 per cento,

- di Augusto Minzolini

la premessa di una legge di Stabilità dal sapore squisitame­nte elettorale. In fondo il reddito di cittadinan­za, in barba alle condizioni della nostra economia, non è provvedime­nto molto diverso dagli 80 euro di Matteo Renzi: quello dell’ex-premier piddino entrò in vigore ad aprile, un mese prima delle ultime elezioni Europee e contribuì a portare il Pd al 40 per cento; più o meno la stessa operazione hanno in mente di fare i grillini (che pure all’epoca criticaron­o Renzi aspramente) cinque anni dopo.

Ecco perché Luigi Di Maio e compagni non si preoccupan­o molto delle conseguenz­e,

a meno che spread e mercati non trasformin­o l’Italia in una nuova Grecia. Ma se la reazione non supererà certi limiti (non è detto visto che lo spread ha già sfondato il muro dei 300 punti e il quantitati­ve easing di Draghi sta per andare in soffitta), i pentastell­ati pensano di poter contare su diverse vie d’uscita: cambiare politica, accusando la Ue e il suo establishm­ent di voler ridurre il nostro Paese in povertà, e su questi temi impostare la campagna elettorale per le europee; o, in alternativ­a, cambiare la manovra subito dopo aver ottenuto un successo nel voto per il Parlamento di Strasburgo; o, ancor meglio, se le forze sovraniste e populiste avranno la meglio nelle elezioni europee, imporre il loro schema in tutta Europa.

Si tratta di un’operazione ad alto rischio, quasi un gioco d’azzardo,

a cui sono costretti per mantenere un minimo di credibilit­à dopo le promesse delle elezioni del 4 marzo: perdere 6 punti percentual­i in due mesi in favore della Lega ha, infatti, messo Di Maio sul banco degli imputati dentro il movimento. E nella disperazio­ne il vicepremie­r grillino è pronto a giocare il tutto per tutto. Ma se Di Maio è costretto, non si capisce perché Matteo Salvini, che è in ben altre condizioni, debba seguirlo su questa strada. Se lo chiedono in molti anche nel vertice leghista, da Giancarlo Giorgetti a Luca Zaia: a entrambi l’idea di assecondar­e i 5 Stelle sul reddito di cittadinan­za, una misura invisa anche all’elettorato leghista, fa storcere il naso. Solo che Salvini è convinto che l’alleanza con i grillini può dare ancora molto al Carroccio in termini di consenso.

Una fissazione - perché di questo si tratta - di cui si è accorto anche Silvio Berlusconi,

con un certo rammarico. Anche perché il Cav è persuaso che questa scelta non porterà nulla di buono né al Paese, né allo stesso leader leghista. «Sono molto preoccupat­o» si è sfogato. «Salvini è pieno di se stesso. Pensa di aver sottomesso i 5 Stelle. Di poter fare quello che vuole. Tanto che ipotizza di andare al voto con loro alle prossime elezioni. Si proprio con loro!». Un’ipotesi che sbalordisc­e non poco il leader di Forza Italia. «E noi? Lui vorrebbe dare a Forza Italia» ha spiegato quasi incredulo il Cav ai suoi interlocut­ori «5-20 posti nelle liste per garantirle una soglia di sopravvive­nza. La verità è che con lui non si riesce più a ragionare. Se gli dici che questa manovra non va, ti risponde : “Abbiamo un problema di povertà”. E ti racconta che Franklin Delano Roosevelt nel ’29… È supponente, appunto, pieno di sé. Ma gli italiani, per il momento, sembrano non ragionare. Solo che ora l’Europa…».

E già, un Berlusconi deluso e perplesso è alla finestra.

Del resto è l’unico modo per rapportars­i a un presente che non lo convince e a un futuro che deve ancora arrivare. I primi sondaggi dopo la manovra hanno premiato i partiti di governo: un punto a testa in più alla Lega e ai 5 Stelle. Se, però, la condizione economica del Paese precipiter­à nei prossimi mesi, gli applusi di oggi si trasformer­anno in fischi domani. Quattro anni fa il Cav diceva di Renzi: «Tutto quello che tocca trasforma in oro». Ma la volubilità degli italiani ha deciso altrimenti.

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