Il tu nel deserto
Lagune cangianti in Cile, dune da cavalcare in Qatar, paesi fantasma in Namibia e antichissimi vulcani in California: alla scoperta dei luoghi più inospitali della Terra, dove spegnere il telefono e riconciliarsi con se stessi.
Transformative travel. Nei Paesi anglosassoni li chiamano così: sono, in buona sostanza, i viaggi che ti cambiano la vita, che aiutano a fare chiarezza nella mente, che permettono di sfidare un limite fisico o che regalano full immersion culturali intense e indimenticabili.
Sono soprattutto una delle tendenze più forti del turismo contemporaneo, come emerge da una recente ricerca di Virtuoso, network internazionale che riunisce i professionisti del settore. E naturalmente i deserti sono tra le mete preferite da chi cerca questo genere di esperienza: luoghi lontani, inaccessibili, difficilissimi e bellissimi insieme, perfetti per riconciliarsi con la natura, lasciar correre lo sguardo lontano e magari spegnere pure lo smartphone. In Italia c’è addirittura chi si è inventato gli itinerari di «Desert therapy»: è Carla Perrotti, documentarista milanese nonché prima donna ad aver attraversato da sola con i Tuareg il deserto del Ténéré in Niger, a seguito di una carovana del sale (correva l’anno 1991).
Ma non si pensi solo ad avventure estreme per grandi viaggiatori: bastano poche ore di volo per catapultarsi su una jeep tra le dune del Qatar o tra le pietre cangianti del Wadi Rum in Giordania, nello scenario che aveva conquistato anche Lawrence d’Arabia. Oppure, visto che l’inverno è alle porte, si può puntare a Nord: oltre il Circolo Polare Artico, per godersi distese imbiancate e il silenzio più assoluto di deserti di ghiaccio.