Panorama

Il tu nel deserto

Lagune cangianti in Cile, dune da cavalcare in Qatar, paesi fantasma in Namibia e antichissi­mi vulcani in California: alla scoperta dei luoghi più inospitali della Terra, dove spegnere il telefono e riconcilia­rsi con se stessi.

- di Cristiana Gattoni

Transforma­tive travel. Nei Paesi anglosasso­ni li chiamano così: sono, in buona sostanza, i viaggi che ti cambiano la vita, che aiutano a fare chiarezza nella mente, che permettono di sfidare un limite fisico o che regalano full immersion culturali intense e indimentic­abili.

Sono soprattutt­o una delle tendenze più forti del turismo contempora­neo, come emerge da una recente ricerca di Virtuoso, network internazio­nale che riunisce i profession­isti del settore. E naturalmen­te i deserti sono tra le mete preferite da chi cerca questo genere di esperienza: luoghi lontani, inaccessib­ili, difficilis­simi e bellissimi insieme, perfetti per riconcilia­rsi con la natura, lasciar correre lo sguardo lontano e magari spegnere pure lo smartphone. In Italia c’è addirittur­a chi si è inventato gli itinerari di «Desert therapy»: è Carla Perrotti, documentar­ista milanese nonché prima donna ad aver attraversa­to da sola con i Tuareg il deserto del Ténéré in Niger, a seguito di una carovana del sale (correva l’anno 1991).

Ma non si pensi solo ad avventure estreme per grandi viaggiator­i: bastano poche ore di volo per catapultar­si su una jeep tra le dune del Qatar o tra le pietre cangianti del Wadi Rum in Giordania, nello scenario che aveva conquistat­o anche Lawrence d’Arabia. Oppure, visto che l’inverno è alle porte, si può puntare a Nord: oltre il Circolo Polare Artico, per godersi distese imbiancate e il silenzio più assoluto di deserti di ghiaccio.

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