Panorama

MAZZA CHE BRAVO

Dopo una stagione straordina­ria ha trascinato la squadra europea alla vittoria della Ryder cup. Ora che è entrato nella storia del golf, Francesco Molinari, dottore in Economia a Torino, può diventare il numero uno.

- di Giuseppe De Bellis direttore di SkySport24

Avederlo e a sentirlo, Francesco Molinari non sembra un cannibale dello sport. E non solo perché il suo sport contempla fair play, eleganza dei gesti e dei modi. Ci sono golfisti sanguigni, passionali, anche cattivi. Chicco no. È un leader calmo. È un vincente contenuto. Alza il pugno al cielo, digrigna i denti, poi sorride. L’Europa lo ha appena portato in trionfo: simbolo e uomo chiave della vittoria in Ryder cup. Si porta a casa la coppa con il record di essere l’unico di sempre ad aver vinto cinque duelli su cinque nella competizio­ne America contro Europa. Si porta a casa i cori da stadio, i video sul web, il suo nome inglesizza­to per effetto della notorietà. È il suo anno. Perché dopo una buona carriera scandita da vittorie distribuit­e qua e là (Open d’Italia nel 2006, Hsbc tournament del World golf championsh­ip nel 2010, Open di Spagna nel 2012, di nuovo Open d’Italia nel 2016), ha visto se stesso diventare ciò che lui stesso e i suoi genitori avevano sempre sperato: un campione. S’è preso l’European masters Bmw a Wentworth a maggio e il Quicken loans (tappa del Pga tour). Poi il resto, cioè di più: una delle quattro gare del grande slam golfistico, ovvero l’Open championsh­ip, quello che si chiama anche sempliceme­nte The Open, per antonomasi­a, perché tutti gli altri sono solo imitazioni, e che si chiamava anche British open: tanti nomi perché ha una storia ormai su tre secoli, con l’albo d’oro che comincia nel 1860. Chicco è il campione in carica e - manco a dirlo - il primo italiano a vincerlo. È nella storia del golf italiano e mondiale. Ed è così che s’è presentato alla Ryder cup in Francia. Il lascito dell’Open è stato tradotto in un’altra prestazion­e unica. E questa prestazion­e unica ora gli apre le porte a un futuro prossimo incredibil­e: Molinari è in testa alla Race to Dubai, una specie di Coppa del mondo a tappe, e ha quindi grandi possibilit­à di vincerla. Il finale sarà a Dubai dal 15 al 18 novembre. La chiusura di una stagione fenomenale, che l’ha portato al vertice della classifica e a diventare un Tiger Woods senza fisico, ma con un cervello e una storia che fa venire voglia di diventare golfisti. Laureato in Economia, come ha scritto Giuseppe De Filippi: «Ha valorizzat­o la strategia della stabilità e della crescita, ovvero investire sulla formazione, internazio­nalizzare. Il capolavoro della vittoria sul difficilis­simo campo di Carnoustie. Può insegnare come si fa a migliorars­i dopo essere diventato un campione». Tutto nasce da piccolo, da un maestro bravo, attento, preciso. Uno di quelli che nella vita servono a tutti, figurarsi a chi vuole essere uno sportivo. In quel caso la vita ha scelto per lui, poi il sistema è cambiato: ha scelto da solo e non ha sbagliato. Coach bravi che hanno creduto in lui, ora è seguito da un intero gruppo di esperti, con diversi compiti: dal controllo di forma fisica e alimentazi­one, all’organizzaz­ione generale di tutti i suoi spostament­i, dalla concentraz­ione e controllo dei nervi fino ovviamente alla tecnica golfistica. Tecnica che gli viene riconosciu­ta dagli avversari che lo rispettano. E lo temono. Capita ai numeri uno, o a chi sta per diventarlo.

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