Panorama

PALERMO IN UNA TAZZINA

Il caffè Morettino si basa su un metodo di produzione lento. E il risultato è garantito.

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Correva l’anno 1920 quando Arturo Morettino, nonno dell’omonimo e attuale amministra­tore dell’azienda di caffè, fondava un emporio di spezie coloniali nella borgata palermitan­a di San Lorenzo ai Colli. «Nomen omen», sorride adesso il nipote. «Era scritto nel destino che facessimo caffè, e tutti coloro ai quali ci presentiam­o pensano che Morettino sia un nome di fantasia e invece ci chiamiamo proprio così». Il caffè; una passione che si è tramandata di generazion­e in generazion­e, crescendo in intensità: «Mio padre Angelo» continua Arturo Morettino jr «ha preso le redini dell’emporio intorno al 1950, con l’intento di fare “il caffè più buono del mondo”: per perseguire questo scopo ha studiato per tutta la vita».

A quanto pare riuscendoc­i, visto che il caffè Morettino - pluripremi­ato, soprattutt­o per il 100% arabica espresso cialda e il 100% arabica morbido e raffinato per moka - può vantare un totale controllo della produzione nei Paesi d’origine, una tostatura ecologica a legna e una tostatura a freddo che ne mantengono intatto l’aroma: «Con i miei fratelli Alberto e Alessandro, che si occupano di produzione e amministra­zione, siamo sostenitor­i dei metodi di produzione slow, basati su tre pietre miliari che sono rimaste immutate negli anni: rispetto del prodotto, attenzione al gusto dei consumator­i e anche rispetto della città».

Per questo i fratelli Morettino hanno voluto dare vita anche a quello che è il primo museo del caffè italiano. «Mio padre ha sempre detto» conclude Arturo «che non c’è sapore senza sapere. Ebbene, noi abbiamo voluto creare questo museo come se fosse un regalo alla città e ai tanti appassiona­ti»

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Sopra, da sinistra: Alberto, Arturo, Andrea e Alessandro Morettino.

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