Verdi di successo
«La gente aspettava da tempo parole su temi come l’ambiente, le pari opportunità e l’Europa e noi siamo diventati la loro voce». Katharina Schulze ( foto) è il volto nuovo della politica tedesca. È lei ad aver guidato da capolista (assieme a Ludwig Hartmann) l’eccezionale risultato dei Verdi in Baviera: 18,5 per cento, 10 punti in più di quanto registrato cinque anni fa. Oggi i Verdi sono il secondo partito dietro i democristiani della Csu in caduta libera (dal 47,7 per cento del 2013 al 37,3 per cento). Trentatré anni, laurea in Psicologia e Scienze politiche, 10 anni fa, mentre era studentessa a San Diego, seguì da volontaria la campagna elettorale di Barack Obama. Il suo pensiero? «La sicurezza interna si raggiunge con più diritti civili e europeismo, ovvero la capacità di lavorare assieme tra Paesi affinché l’immigrazione non sia di massa e incontrollata». Ma la crescita dei Verdi non è un fenomeno circoscritto alla Baviera. A livello nazionale, i sondaggi li danno al 19 per cento, secondo partito dopo l’Union della Merkel. «Nonostante esistano dagli anni Ottanta, i Verdi appaiono oggi come un partito rinnovato e fuori dai vecchi schemi, un po’ come la Lega in Italia o En Marche! di Emmanuel Macron in Francia» commenta Alexandru Filip, politologo e docente presso l’Hertie School of Governance di Berlino. «Ma a differenza della Linke, non hanno posizioni radicali in materia economica, ma una visione verticale delle cose, un po’ come Alternative für Deutschland a destra. Ma se quest’ultima punta su migranti ed euroscetticismo, loro scommettono su ambiente, gay e Ue. Non hanno bisogno di collocarsi a sinistra, puntano a offrire scelte di buon senso per elettori con buoni titoli di studio e redditi medio-alti. Difficile dire dove si fermerà la loro crescita: con la crisi dei socialdemocratici rischiano di diventare stabilmente il secondo partito in Germania». ( Andrea D’Addio - da Berlino)