CHE SUCCEDE SE USCIAMO DALL’EURO?
1 Ora, per assurdo, immaginiamo che il mostro di Frankenstein si materializzi e davvero l’Italia esca dall’euro. Che cosa succederebbe alle famiglie, alle banche e alle imprese? Come avverte Ignazio Angeloni, membro del Consiglio di vigilanza della Bce, già soltanto l’avvicinarsi di un evento come l’uscita dall’euro scatenerebbe fughe di capitali senza precedenti; non solo da parte di speculatori professionali, ma di persone di tutti i ceti sociali, che cercherebbero di difendere i loro risparmi dal rischio di riconversione in una moneta più debole. «La fuga dei risparmiatori verso altri Paesi e verso beni rifugio» ha scritto Angeloni «costringerebbe qualunque governo ad adottare provvedimenti restrittivi soprattutto sui pagamenti con le banche, come dimostra la traumatica esperienza dei greci, che nel 2015 videro congelare i propri depositi (ancora oggi sottoposti a parziale controllo!) prima che il governo decidesse di adottare misure per invertire le attese di uscita dall’euro. Né la vita dopo l’introduzione di una moneta nazionale sarebbe più facile; anzi. La moneta subirebbe rapidamente una perdita di valore sostanziale; un terzo è una stima prudente. Tutti i beni che importiamo, a cominciare dall’energia che usiamo per muoverci, riscaldarci e far funzionare le nostre imprese, aumenterebbero in proporzione, con immediato impoverimento di tutti, soprattutto dei meno agiati». Alla perdita di potere di acquisto delle famiglie si aggiungerebbero i problemi per il sistema bancario che rischierebbe l’insolvenza e che richiederebbe forti iniezioni di capitale da parte dello Stato. «Le banche si finanziano in larga parte con depositi, che possono essere ritirati in qualunque momento allo sportello o per via informatica. La transizione a una moneta nazionale sarebbe un invito a prelevare; da qui una crisi di liquidità che diventerebbe rapidamente insolvenza» spiega Angeloni.