I grillini e il reddito di militanza
Forse è la (giustificata) vendetta di alcuni tra i 1.338 ex deputati il cui vitalizio subirà tagli tra il 40 e il 60 per cento. O forse è solo l’attacco (documentato) di un avversario che ancora è a Montecitorio. Resta il fatto che, per il Movimento 5 stelle, la lista che da pochi giorni gira alla Camera è peggio di un calcio negli stinchi. L’elenco riporta i nomi di 20 parlamentari grillini, indicandone il reddito prima dell’ingresso in politica e l’imponibile nel 2016. Si parte dal presidente della Camera Roberto Fico e dal vicepremier Luigi Di Maio: dichiaravano zero euro prima di entrare in politica, ma nel 2016 grazie al seggio sono volati a 98.471 euro. Seguono i sottosegretari: Claudio Cominardi al ministero Lavoro è passato da 11.855 a 97.338 euro; Andrea Cioffi è all’Economia, ed è saltato da 7.636 a 103.630 euro; Simone Valente, al ministero dei Rapporti con il Parlamento, è partito da «reddito zero» per balzare nel 2016 a 93.436 euro. Poi vengono volti noti del M5s, come Alessandro Di Battista (da 3.176 a 113.471 euro), Mario Giarrusso (da 9.804 a 93.754 euro), Paola Nugnes (da zero a 97.513 euro)…
I parlamentari d’opposizione leggono la lista e ridono alla battuta che i grillini, prima ancora di varare il Reddito di cittadinanza, abbiano incassato questo «Reddito di militanza». «Uno sfottò» commenta l’ex ministro Carlo Giovanardi ( foto) «è il minimo che meritano visto che, tra i vitalizi che hanno tagliato, 300 sono di persone che hanno tra 80 e 100 anni. Proclamano di aver battuto la povertà, ma finora hanno sconfitto solo la loro».