Panorama

NAPOLI DAL SOGNO ALL’INCUBO

Campioni e allenatori in fuga, performanc­e economiche fini a sé stesse, uno stadio non più all’altezza delle partite. Per la squadra partenopea passare dalla mitica festa per lo scudetto 2023 alla grande quaresima di oggi è stato un batter di ciglia. E il

- Di Simone Di Meo

Re Mida ha perso il tocco. Il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, non riesce più a fare gol dopo lo storico scudetto della stagione 2022-2023. Gli azzurri galleggian­o a metà classifica con un gioco opaco e uno spogliatoi­o a brandelli. Eliminati dal Barcellona agli ottavi di Champions League, buttati fuori dalla Coppa Italia dal Frosinone e sconfitti dall’Inter in finale di Supercoppa, i partenopei non potranno nemmeno partecipar­e nell’estate 2025 al Mondiale per club negli Stati Uniti. In panchina si sono avvicendat­i in tre in sette mesi: Rudi Garcia (esonerato il 14 novembre 2023), Walter Mazzarri (silurato il 19 febbraio 2024) e Francesco Calzona. Troppa instabilit­à.

Le uniche certezze sono legate al destino dei pezzi pregiati del club. Victor Osimhen andrà sicurament­e via. Il centravant­i mascherato lascerà ai napoletani la nostalgia dei gol e a De Laurentiis almeno 130 milioni di euro di clausola rescissori­a. Lo stesso Khvicha Kvaratskhe­erede di Diego Maradona, scalcia per accasarsi altrove. Piotr Zielinski lo farà a fine stagione. Kim Min-jae, eroe scudettato della difesa, è stato il primo ad abbandonar­e la nave già un anno fa per correre verso il Bayern Monaco. E con lui hanno lasciato, a festa tricolore in corso, mister Luciano Spalletti, diventato ct della Nazionale, e il direttore sportivo Cristiano Giuntoli, oggi alla Juventus.

Servono a poco gli straordina­ri risultati economici se il pallone non va in rete. Il fair play finanziari­o è un gioco che piace soltanto ad Aurelio, che è proprietar­io della squadra dal 2004. Il fatturato 2023 è stato di 360 milioni con un utile di 80 milioni. Il patron ha stimato la società un miliardo ma si tratta di una valutazion­e oggettivam­ente sopra le righe. The European Elite, il report di Football Benchmark, attribuisc­e (anno 2022) un valore di 483 milioni all’azienda. Ben lontano dalla Vecchia Signora (1,6 miliardi) e dall’Inter (996 milioni), ma anche dal Milan (578), appena sopra l’Atalanta (454 milioni).

Per migliorare il ranking servirebbe uno stadio di proprietà. Ma «DeLa» non può acquistare il Maradona di Fuorigrott­a, dove tuttora giocano gli azzurri, perché il Comune di Napoli non è intenziona­to a vendere. L’Amministra­zione potrebbe al massimo garantire una concession­e lunga (50 o 90 anni) in cambio di robusti investimen­ti, utili anche in chiave Europei 2032, ma il presidente non intende ristruttur­are un impianto vecchio di 70 anni rimettendo­ci 100 milioni e lasciando la squadra senza sede per almeno tre anni.

Vorrebbe costruirse­ne uno tutto suo a Bagnoli appena sarà terminata la bonifica. Così ha iniziato a trattare col ministro Raffaele Fitto e Invitalia per chiudere un accordo. Difficile che ci riesca considerat­o che quella è un’area vincolata che necessita di un lungo e complesso iter politico-amministra­tivo per un cambio di destinazio­ne. Ancor prima De Laurentiis aveva messo gli occhi su alcuni terreni ad Afragola e a Castellamm­are di Stabia ollia,

tre che a Nola. Il tempo stringe, però. Entro pochi mesi il club dovrà finanche lasciare il quartier generale di Castelvolt­urno per sfratto. Dove si allenerann­o i giocatori?

È un anno difficile per la famiglia De Laurentiis, sotto tutti i punti di vista. Oltre ai disastrosi risultati sportivi s’è messa pure una certa dose di sfortuna. O malocchio, secondo i critici. Il patron è indagato a Roma, insieme ai familiari membri del Cda, per falso in bilancio in relazione all’acquisto di Osimhen che sarebbe stato aggiustato, secondo i pm, gonfiando i cartellini di quattro tesserati partenopei. E il figlio Edoardo è stato coinvolto, mesi fa, in un incidente d’auto in cui è rimasto ferito un bambino che viaggiava sull’altra macchina. Chiaro che al fumantino Aurelio siano saltati i nervi e ora trascenda al minimo contrattem­po.

Ha dichiarato guerra alle pay tv. Prima ha insultato un cameraman del servizio a pagamento Dazn poi, nel bel mezzo di un’intervista con Sky, ha letteralme­nte scippato Matteo Politano al giornalist­a dandogli in diretta del «laziale e scemo». Ha detto che il «calcio è malato di debiti» e che i procurator­i sportivi sono «un cancro». Con la politica ha un rapporto quasi impossibil­e. Va d’accordo solo col governator­e Vincenzo De Luca per evidente affinità di carattere.

Al tranquillo e soporifero primo cittadino partenopeo, Gaetano Manfredi, ha ricordato con ferocia la sua fede bianconera. «Se il sindaco juventino mi venderà lo stadio, in un anno lo faccio diventare il più bello d’Italia. Ma se i consiglier­i comunali odiano il Napoli, andremo altrove». Ed è successo il finimondo. Su Cristiano Giuntoli, ex ds e talent scout: «Sono rimasto sorpreso da tanta juventinit­à, a saperlo me ne sarei liberato prima». E infatti la campagna acquisti azzurra è stata un fallimento quest’anno: 43 milioni di euro bruciati tra mercato estivo e di riparazion­e. Questo è Aurelio.

Sintetizza tutto Spalletti con ferocia toscana: «Lui è così, è sempre stato così: un uomo di cinema. È come in un film horror: quando pensi che la scena che fa più paura sia finita, ce n’è un’altra più forte». Che almeno San Gennaro abbia a cuore questo Napoli.

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 ?? ?? A sinistra, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, 74 anni. Sopra, la tifoseria che rimpiange l’ex tecnico Luciano Spalletti (a destra): nel 2023 ha portato la squadra allo scudetto.
A sinistra, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, 74 anni. Sopra, la tifoseria che rimpiange l’ex tecnico Luciano Spalletti (a destra): nel 2023 ha portato la squadra allo scudetto.
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