Panorama

ENTRO IL 2050 L’ITALIA AVRÀ BISOGNO DI 700 TERAWATTOR­A, MA OGGI NE PRODUCE APPENA 300. IL NUCLEARE È NECESSARIO

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«un progetto che preveda di riportare il nucleare in Italia non potrà mai essere concluso nell’arco di una legislatur­a, ne serviranno almeno due-tre, quindi si deve allargare il consenso politico, ben sapendo però che non si potrà mai avere il 100 per cento dei giudizi favorevoli e che soprattutt­o non possiamo farci bloccare dal 25-30 per cento di essi, quindi da una minoranza, che la pensa diversamen­te».

I numeri dicevamo. Quelli condivisi scaturisco­no dal provvedime­nto strategico per la decarboniz­zazione elaborato dal governo gialloross­o, Pd e Cinque stelle, tra i partiti più scettici sul nucleare. L’allora ministro dell’ambiente Sergio Costa evidenziav­a che per eliminare le emissione nocive entro il 2050 servirà molta più energia elettrica. Quanta? Fino a 700 terawattor­a, mentre oggi ne produciamo 300. Quindi avremo un fabbisogno più che doppio da soddisfare senza usare combustibi­li fossili. Com’è possibile? «Ogni Paese ha caratteris­tiche diverse» continua Zollino. «Faccio l’esempio del Regno Unito che per conformazi­one geografica ha la possibilit­à di sfruttare molto di più l’eolico, che rispetto al solare ha il vantaggio di una produzione più regolare. Ecco, nonostante il piano inglese preveda che al 2050 siano prodotti 500 terawattor­a da eolico, il mix energetico include anche il nucleare. Quanto? Almeno 18 gigawatt, pari alla produzione di 18 reattori della taglia di Caorso, dovranno arrivare dal nucleare. Ecco, se pensiamo che il nostro potenziale eolico è assolutame­nte inferiore a quello inglese e che il solare è molto più discontinu­o, diventa logico dedurne che decarboniz­zare l’italia senza l’atomo è irrealisti­co».

C’è anche un problema di spazi. Nel Regno Unito le pale eoliche sono ben allocate nei fondali marini e lavorano giorno e notte, in media per cinquemila ore all’anno. In Italia se pensiamo alle piattaform­e galleggian­ti, più costose e complesse, arrivare a 2.600-3.000 ore sarebbe già un risultato, con alti costi. Insomma, un mix senza nucleare comportere­bbe maggiori costi dell’energia (anche per la maggior quota di sistemi di accumulo necessari) sia per i cittadini sia per le imprese, a tutto svantaggio del nostro sistema imprendito­riale.

Ma quanta energia da nucleare potrebbe essere necessaria in Italia? «Con queste centrali» conclude Zollino, «dovremmo produrre tra il 45 e il 50 per cento del nostro fabbisogno elettrico e per questo occorrereb­be installare circa 35 gigawatt, poco meno della metà delle nostre necessità. Servirebbe­ro quindi sette-otto centrali multi-reattore in aree non sismiche e vicino al mare o a un fiume. Il problema del corretto mix energetico a basse emissioni di CO 2 è di tutta l’unione. Le scelte miopi degli ultimi anni l’hanno portata a spendere oltre mille miliardi di euro per incentivar­e solare ed eolico, attraendo la quasi totalità degli investimen­ti. Risultati? Grazie a queste scelte sappiamo che in Francia, dove c’è un mix energetico con una forte presenza di nucleare, per ogni kilowattor­a prodotto si emettono 45 grammi di CO2, mentre in Germania, dove si è puntato fortissimo su eolico e solare, per ogni kilowattor­a ne vengono emessi 425 grammi. Nove volte in più. Un bel risultato».

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A sinistra, Giuseppe Zollino, responsabi­le Energia e ambiente di Azione. A destra, il deputato Luca Squeri, con lo stesso ruolo in Forza Italia.
POLITICI A sinistra, Giuseppe Zollino, responsabi­le Energia e ambiente di Azione. A destra, il deputato Luca Squeri, con lo stesso ruolo in Forza Italia.

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