OGNITREANNI LAQUANTITÀDEI DATIQUADRUPLICA
quelli che riguardano le nostre occupazioni principali. «È il cosiddetto problema della “digital preservation” sul quale si fa ricerca in tre direzioni» afferma Franco Maria Nardini, primo ricercatore dell’istituto di Scienza e tecnologie dell’informazione «Alessandro Faedo» del Cnr. «Un filone indaga come costruire copie delle informazioni a rischio di essere cancellate. L’obiettivo principale è memorizzare i dati in data center robusti, a prova di incendi e altri eventi catastrofici. Un’altra linea studia come preservare l’integrità del byte attraverso l’inserimento di codici all’interno dell’informazione stessa. Infine, è molto esplorata anche la gestione del dato stesso e delle tecnologie per usufruirne. Un esempio è Knowledge Graph, una sorta di strumento di integrazione dell’informazione. Ne vediamo gli effetti quando cerchiamo una parola su Google. Se si digita su Google “quanto è alta la torre Eiffel?” compare una pagina in cui c’è una risposta strutturata con informazione a contorno. La risposta è una integrazione di informazioni esistenti sul web in un tutto organico».
Tecnologie come queste, che manipolano, classificano o trasmettono l’informazione, sono necessarie per orientarci all’interno di una massa enorme di dati. La nostra civiltà è prevalentemente basata su di esse e questa è una novità storica: l’espansione della civiltà sumerica non dipese tanto da tecniche di fruizione e conservazione dell’informazione sotto forma di tavolette cuneiformi, quanto dall’uso di tecnologie in agricoltura o dalla matematica nella soluzione dei problemi quotidiani. Ma oggi siamo strettamente legati alle tecnologie dell’informazione dato l’estremo grado di dipendenza dalla memoria digitale.
Le tracce che lasciamo su social come Facebook sono una porzione della memoria collettiva di cui non è chiara la sorte. «Al momento i grandi servizi web hanno enormi data center geograficamente distribuiti che conservano la memoria di un dato social su disco, per esempio post, fotografie, video e così via » continua Nardini. «Possiamo immaginare che meno un determinato post è consultato più è probabile che venga accantonato, anche se non proprio rimosso; e che i social tendano a conservare i nostri post per fidelizzare il cliente a scopi pubblicitari».
Nessuno sembra curarsene più di tanto. La memoria è l’anima dell’uomo, diceva Umberto Eco. Forse è per questo che siamo disposti a tutto pur di conservarla il più a lungo possibile.
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Ennio Doris, un outsider sottovalutato. Forse anche a causa del suo temperamento tutt’altro che megalomane. A fargli giustizia arriva ora nei cinema un biopic incentrato sulla clamorosa restituzione nel 2008 di 120 milioni di euro a 11 mila risparmiatori che avevano investito nella Lehman Brothers. Tratto dall’autobiografia C’è anche domani (Sperling&kupfer, 2014), prodotto da Movie Magic International, distribuito da Medusa, diretto da Giacomo Campiotti, interpretato da Massimo Ghini e Lucrezia Lante della Rovere, il film sarà nelle sale come evento speciale il 15, 16 e 17 aprile, prima di andare in onda in autunno sulle reti Mediaset.
Massimo Ghini, conosceva Ennio Doris prima di interpretarlo?
Ne conoscevo l’immagine pubblica, diffusa dallo spot della «banca costruita intorno a te» mentre lui traccia un cerchio per terra. Mi ha stupito che mi abbiano chiesto di essere lui: è stato come intraprendere un viaggio nella vita di un uomo particolare. Alla convention con 20 mila persone organizzata da Mediolanum a Torino ho letto un brano di una lettera nella quale sosteneva che chi lavora nella finanza, oltre a occuparsi di soldi, ha una responsabilità verso gli altri. Cosa le è piaciuto di quest’uomo?
Il fatto che, pur essendo tra i più ricchi d’italia, sia rimasto semplice, con uno spirito cattolico e un senso della famiglia molto forti. Conosco diverse persone molto facoltose e posso dire che un comportamento così non è nelle loro consuetudini. Sempre a quella convention ho detto che la parola chiave del mio confronto con Doris è «sorpresa». Come si fa a non essere sorpresi da un uomo che il sabato sera aveva l’abitudine di tornare in elicottero al suo paese d’origine per giocare a carte con gli amici?