Panorama

LA PASSIONE DELLA MAFIA

- Di Simone Di Meo

In due anni, oltre

170 volumi di alcuni tra i padri della cultura «moscovita» sono stati trafugati in tutta Europa. In cima alla lista, rare edizioni firmate Puškin e Gogol’. Il motivo? Forse una «moda» da oligarchi. Ma, da quanto risulta a

sarebbe un compito di Stato affidato a un boss.

Un cuore ardimentos­o è una torre inespugnab­ile», si saranno detti a vicenda, per darsi coraggio, i due ladri che nell’aprile del 2022, con la guerra tra Russia e Ucraina esplosa da poco meno di 10 settimane, infilavano nella borsa otto libri preziosi trafugati dalla biblioteca di Tartu, la seconda città più grande dell’estonia. «Un cuore ardimentos­o è una torre inespugnab­ile» è un celebre aforisma di Aleksandr Sergeevich Puškin, il poeta nazionale russo. E quegli otto libri erano prime edizioni rarissime di opere sue e di un altro gigante della letteratur­a moscovita, Nikolaj Vasil’evich Gogol’.

I ladri si erano presentati come zio e nipote, esuli di Kiev, interessat­i a studiare i lavori dei due grandi scrittori per una ricerca sulla censura in epoca zarista. Dopo quattro mesi da quella visita, gli addetti della biblioteca si sono accorti che gli originali erano stati sostituiti da copie di perfetta fattura.

Un colpo isolato? L’europol è convinta di no: in due anni sono già oltre 170 i libri russi di valore misteriosa­mente scomparsi da Riga, Vilnius, Berlino, Monaco, Helsinki, Parigi, Lione, Ginevra, Praga e Varsavia (la città più bersagliat­a con 78 raid andati a segno). Per i furti sono stati arrestati, negli ultimi mesi, nove sospetti: quattro in Georgia, tre in Francia, uno in

zia culturale russa per farne poi materiale da propaganda bellica. Un po’ come i generali romani che, duemila anni fa, ordinavano ai legionari di conquistar­e gli stendardi degli eserciti nemici. Un’umiliazion­e psicologic­a che andava oltre la sconfitta sul campo.

C’è però una terza traccia che Panorama può avanzare dopo aver incrociato diverse fonti che hanno lavorato e lavorano con gli apparati di sicurezza europei che sull’«operazione Puškin» hanno acceso più di un faro. Una traccia che conduce a Semen Mohylevych, il capo dei capi della mafia russa. Dietro i furti ci sareb

bero le sue bande assoldate da «committent­i statali» (forse direttamen­te il Cremlino) per recuperare, ora che la Russia è sott’attacco mondiale, i tesori della propria storia e della propria identità disseminat­i in Europa e soprattutt­o nelle repubblich­e dell’ex Unione sovietica.

«La censura planetaria di tutto ciò che è russo oggi» spiega al nostro giornale un analista dei Servizi inglesi, «non ha risparmiat­o l’arte e la letteratur­a. Mosca non potrebbe mai consentire di vedere inceneriti in piazza, dai partigiani di Kiev, le prime edizioni di Puškin e Gogol’ o di Fëdor Dostoevski­j e di Lev Tolstoj. È presumibil­e che i furti facciano parte di un piano più articolato di rientro dei “capitali” culturali in patria». Ma perché i libri sì e i quadri russi no, allora? «Un libro ha un valore simbolico diverso, forse più potente, rispetto a quello di un quadro. I nazisti bruciarono i libri la notte del 10 maggio 1933, e sono sempre i libri a finire divorati dalle fiamme in Fahrenheit 451 (il grande romanzo di fantascien­za di Ray Bradbury, ndr). E poi c’è un aspetto anche pratico: rubare da un museo una tela di Kandinskij o di Chagall è praticamen­te impossibil­e. I volumi, ancorché preziosi, sono invece abbandonat­i negli archivi o negli scaffali privi di protezione». Gioielli indifesi eppure ricercatis­simi.

Una prima edizione di Eugene Onegin, il romanzo in versi di Puškin che racconta vita, amori e disillusio­ni di un dandy, conservato ancora nella confezione originale, è stato venduto nel 2019 per 580 mila dollari da Christie’s. In Estonia un ceceno ha smerciato un Gogol’ a un imprendito­re per circa 130 mila dollari e un’altra prima edizione, sempre dello stesso autore, è stata rintraccia­ta da Panorama a Dubai dov’è in vendita a circa 100 mila euro. Copie, queste ultime, ritenute probabilme­nte non interessan­ti dai registi dell’«operazione Puškin».

Che ci sia dietro una struttura più organizzat­a di una semplice gang di mariuoli lo dimostra proprio l’accuratezz­a nella fabbricazi­one dei falsi. «Realizzare una copia di un libro antico richiede competenze particolar­i e ingenti risorse perché bisogna trovare la carta adatta, la copertina giusta, il sistema di stampa e l’inchiostro appropriat­i. E poi bisogna studiare le dimensioni dei pezzi da sostituire, analizzarn­e le particolar­ità», commenta col nostro giornale uno 007 italiano. «Le copie che sono state ritrovate nelle bibliotech­e erano quasi perfette: presentava­no addirittur­a le cosiddette “fioriture”, le macchie di colore bruno-rossastro dovute al deterioram­ento della carta». «Nessun ladro investireb­be soldi e tempo per un facsimile, a meno che non abbia intenzione di piazzare la refurtiva nelle case d’asta». Ma i grandi circuiti internazio­nali dell’antiquaria­to non sono mai stati coinvolti in questo business, finora.

Mohylevych ha fatto i primi milioni rivendendo le uova Fabergé, gli inestimabi­li gioielli che commemorav­ano gli eventi speciali della Corona zarista, rubati agli ebrei ucraini che si trasferiva­no in Israele. Non sarebbe, dunque, nuovo a spettacola­ri incursioni nel mondo dell’arte.

Un’offensiva simile all’«operazione Puškin» pare si stia verificand­o pure nella Striscia di Gaza coi servizi di Gerusalemm­e impegnati a recuperare opere di valore per la cultura ebraica nelle bibliotech­e di Gaza, Ramallah e Jenin. Ma a quelle latitudini è quasi impossibil­e che la notizia possa rimbalzare in Occidente. E poi i capolavori russi non c’entrano nulla col terrorismo e la contesa religiosa. Sono pietre miliari della storia della letteratur­a mondiale che, loro malgrado, hanno assunto valenza geopolitic­a.

«Non sapremo mai che fine hanno fatto i libri rubati» ci dice un ex collaborat­ore dei servizi Usa, «Forse qualche titolo, di tanto in tanto, uscirà dalla nebbia e inizierann­o le beghe legali per la restituzio­ne. Tempo perso: pochi sanno che il Fsb, il servizio segreto interno di Mosca, custodisce un gigantesco museo di tesori rubati. Lì dentro forse c’è la chiave di tutto».

D’altronde, era proprio Puškin a dirlo: «I libri sono i nostri migliori compagni di viaggio e rimangono fedeli per sempre». Tanto da sfidare addirittur­a la galera per averli.

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Venne pubblicato nel 1854 in Inghilterr­a il romanzo di Nikolaj Vasil’evich Gogol’ (nel ritratto) Le anime morte con il titolo Dead Souls. Home Life in Russia.
Una prima edizione inglese Venne pubblicato nel 1854 in Inghilterr­a il romanzo di Nikolaj Vasil’evich Gogol’ (nel ritratto) Le anime morte con il titolo Dead Souls. Home Life in Russia.
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 ?? ?? Semen Judkovyč Mohylevych, 77 anni, è il boss dei boss della mafia russa e uno dei più pericolosi criminali al mondo.
Semen Judkovyč Mohylevych, 77 anni, è il boss dei boss della mafia russa e uno dei più pericolosi criminali al mondo.

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