Bacalov Iin Rock
DAL PRELUDIO AL CONCERTO GROSSO E ALLA CONTAMINAZIONE. QUESTO È L’UNIVERSO DEL M° BACALOV NELL’AFFRONTARE LA CONNESSIONE TRA LA MUSICA CLASSICA, LE COLONNE SONORE E IL ROCK ALL’INIZIO DEGLI ANNI 70.
Ouverture
Il ‘miracolo economico italiano’, tra il 1958 e il 1963, fa da traino anche allo sviluppo dell’industria musicale e cinematografica del nostro Paese. Le case discografiche vendono milioni di dischi e l’italia diventa uno dei mas- simi produttori di film, con un rapporto tra sale cinematografiche e popolazione addirittura più alto di quello degli Stati Uniti. Una produzione discografica e di pellicole cinematografiche, con relative colonne sonore, così imponente da formare sul campo un’intera generazione di musicisti di grandissimo valore. Artisti capaci di passare con disinvoltura dall’arrangiamento alla composizione e di adattarsi a qualsiasi genere musicale, riuscendo a mantenere standard qualitativi elevati, pur mettendo ma
no a decine e decine di canzoni e di colonne sonore ogni anno. Sono gli anni dell’ascesa di Ennio Morricone, Piero Piccioni, Riz Ortolani, Piero Umiliani, Stelvio Cipriani. E sono gli anni in cui si trasferisce nel nostro Paese Luis Enrique(z) Bacalov, valente pianista e musicista a 360°, dotato non solo di un orecchio assoluto ma anche della capacità di memorizzare intere parti- ture praticamente a vista d’occhio. Baca- lov è il compositore di formazione classica che ha lasciato un segno nella storia del prog con tre album fondamentali: CONCERTO GROSSO dei New Trolls (1971), prima fusione italiana tra musica barocca e rock, MILANO CALIBRO 9 degli Osanna (1972), colonna sonora per gruppo e orchestra, CONTAMINAZIONE del Rovescio della Medaglia (1973), in cui il lavoro di sintesi tra classico e moderno è sviluppato in modo più completo e vario. Ma se questi lavori sono i più conosciuti, di certo non sono le uniche collaborazioni che Bacalov ha intessuto con dei gruppi rock: una storia più sfaccettata e complessa rispetto a quello che solitamente si racconta.
Cavatina
Bacalov nasce il 30 agosto 1933 in Argentina a San Martín, non distante da Buenos Aires. A cinque anni inizia a studiare pianoforte con Enrique Barenboim e si trasferisce a Buenos Aires dove perfeziona gli studi, iniziando a suonare come pianista classico ma non disdegnando i locali notturni, in cui si esibisce con gruppi dediti a riproporre ‘musica tropicale’, influenzata da Cuba e dal Brasile. Contemporaneamente si dedica all’ascolto dei più svariati generi musicali, in primis il jazz con il cugino e amico Lalo Schifrin, anch’egli destinato a una brillante carriera nella musica per il cinema (Mission: Impossible, 1966; Nick mano fredda/cool Hand Luke, 1967; Bullit, 1968;
Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!/ Dirty Harry, 1971). A 20 anni si trasferisce in Colombia e poi in Europa, in Spagna, a Parigi e, infine, nel 1959 in Italia. Nel nostro Paese lavora sia come pianista (per Claudio Villa e Milva), riprendendo lo studio del pianoforte, sia come arrangiatore, prima per la Fonit Cetra e poi per la RCA. Negli anni del boom economico e discografico italiano, Bacalov in breve tempo diventa, assieme ad Ennio Morricone, uno degli arrangiatori più richiesti e prolifici, dimostrando un eclettismo che gli tornerà utile nell’ambito della musi- ca da film. Collabora con Nico Fidenco (What A Sky, 1960; Legata a un granello di sabbia, 1961; Se mi perderai, 1963; Con te sulla spiaggia, 1964), Rita Pavone (La partita di pallone, 1962; Come te non c’è nessuno, 1962; Il ballo del mattone, 1963, Cuore, 1963, Cosa m’importa del mondo, 1963, Il giornalino di Gian Burrasca con la celebre Viva la pappa col pomodoro, 1965), Edoardo Vianello (Il capello, 1960), Gianni Morandi (Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, 1962; Se non avessi più te, 1965; I ragazzi dello shake, 1965), Gino Paoli (La nostra casa, 1963), Lucio Dalla (Il cielo, 1967) e instaurando un lungo sodalizio con Sergio Endrigo (Io che amo solo te, 1962; Era d’estate, 1963; Canzone per te,1968; Lontano dagli occhi, 1969; L’arca di Noè, 1970; Ci vuole un fiore, 1974). Parallelamente alla carriera di arrangiatore, inizia quella di autore di musiche per il cinema, che diventerà sempre più preponderante con il trascorrere degli anni, variando moltissimo tra i generi più in voga, dalla commedia (La banda del buco di Mario Amendola, 1960; Lo scatenato, di Franco Indovina, 1968), al western (Django di Sergio Corbucci, 1966; Quién sabe? di Damiano Damiani, 1967), a film d’autore (Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, 1964, per il quale viene candidato all’oscar, A ciascuno il suo di Elio Petri, 1967).
Allegro con fuoco: Il concerto grosso per i New Trolls
Se il 1971 è un anno fondamentale per la musica rock in generale, con un elevatissimo tasso di capolavori, di certo non lo è di meno con riguardo al movimento ‘pop’ italiano, segnato dalla pubblicazione di album storici come COLLAGE delle Orme, L’UOMO degli Osanna e CARONTE dei Trip, nonché del 45 giri simbolo di tutto il movimento, Impressioni di settembre della Premiata For
«In Italia CONCERTO GROSSO è l’album che per l’immaginario collettivo simboleggia la fusione tra il rock e la musica classica»
neria Marconi. Non può quindi essere considerata una coincidenza che risalga a quest’anno l’interesse verso il prog di Bacalov, un musicista che, in veste di arrangiatore, è attento al nuovo e che non concepisce steccati tra generi musicali. Siamo all’inizio del 1971 quando il Maestro si mette in concreto a lavorare sulla colonna sonora di una pellicola che ha accettato di musicare ancora nel 1970, quando è entrata in produzione. Si tratta de La vittima designata, film diretto da Maurizio Lucidi, un giallo atipico che mescola i temi de L’altro uomo (Strangers on a Train, 1951) di Alfred Hitchcock, con l’introspezione psicologica, il tutto ambientato in una Venezia solare, ma intrisa di presagi di morte e dissolvimento, e una Milano moderna e opulenta. La trama è incentrata su Stefano Augenti (Tomas Milian), un fotografo pubblicitario che incontra, durante un weekend con l’amante a Venezia, Matteo Tiepolo (Pierre Clementi). Matteo si offre di assassinargli la moglie se Stefano poi gli ucciderà il fratello. Stefano rifiuta ma quando sua moglie viene uccisa si ritrova incastrato ed è costretto a rispettare il patto, scoprendo però che la vittima è lo stesso Matteo che ha deciso di porre fine alla propria esistenza. Bacalov, vista l’ambientazione e i caratteri dei due personaggi principali, entrambi ‘vittime designate’, ha l’intuizione di rifarsi alla tradizione musicale classica veneziana (Vivaldi,
Stradella, Corelli) e di mescolarla con la musica pop, trasferendo nella partitura la duplice anima di Matteo Tiepolo, un nobile veneziano attratto dal mondo hippy ma, a ben vedere, anche le personalità opposte dei due protagonisti, e delle città in cui vivono. Per La vittima designata rielabora un tema da lui composto per il film A qualsiasi prezzo (1968), e ispirato ad Albinoni e Bach, che diventa l’adagio, arrangiato anche in forma di canzone con il titolo My Shadow In The Dark e le liriche di Sergio Bardotti. Nel secondo tema principale, l’allegro, sono evidenti i richiami a Vivaldi, così come in Andante con moto, innervato dal violino in un crescendo drammatico. Bacalov si mette alla ricerca di un gruppo rock a cui affidare parte dell’esecuzione della colonna sonora e in un primo tempo si indirizza sui Rokes, band inglese accasatasi con successo in Italia sin dal 1964 ma di fatto ormai sciolti. L’amico e collaboratore Bardotti gli consiglia di rivolgersi ai New Trolls, considerandoli all’avanguardia e più solidi tecnicamente. La band (Vittorio De Scalzi, flauto traverso, chitarra e voce; Nico Di Palo, chitarra e voce; Giorgio D’adamo, basso e voce, Gianni Belleno, batteria e voce) dopo i primi due album (SENZA ORARIO SENZA BANDIERA, 1968, e l’antologico NEW TROLLS, 1970) è alla ricerca di nuovi stimoli e accetta la proposta. Le registrazioni della colonna sonora avvengono a Roma e sono caratterizzate da numerosi inconvenienti, sia tecnici che caratteriali, tanto che alla fine nelle musiche del film i New Trolls non sono praticamente presenti, nonostante siano invece citati nei titoli di testa (“all’esecuzione hanno partecipato i New Trolls”) e in quelli di coda (“La canzone Concerto Grosso per i New Trolls di Enriquez Bacalov è incisa su dischi Cetra”). Infatti il brano Allegro nella pellicola ha un arrangiamento per sola orchestra, mentre il tema principale, Adagio, è orchestrale con la versione cantata, My Shadow In The Dark, interpreta
ta da Tomas Milian (il pezzo si intitolerà semplicemente Shadows nell’album). I New Trolls sono presenti unicamente in una reprise della canzone per chitarre acustiche e voci, che fa da sottofondo a una sequenza a Venezia, nell’andante con moto, che commenta le sequenze finali con l’apporto della sezione ritmica, e in una versione di Adagio per gruppo e orchestra, utilizzata però solo nei trailer e non nel film.
I difetti di incisione della colonna sonora originale precludono la pubblicazione di un eventuale album e Bacalov, preso da mille impegni, considera chiusa l’esperienza. Il compositore riceve una telefonata da parte di De Scalzi che gli chiede di realizzare un album per i New Trolls da quelle musiche, proposta che viene rifiutata. Quando la stessa richiesta arriva dal direttore della Fonit Cetra, Bacalov accetta e riprende in mano le partiture, ampliandole e adattandole a un progetto discografico autonomo. Il maestro si rifà alla formula del Concerto Grosso, che in epoca barocca vedeva un gruppo di solisti interagire in una serie di botta-e-risposta con l’orchestra, trasformandola in una contrapposizione tra orchestra e band, tra musica barocca del 1700 italiano e sonorità rock, che poi si evolve in dialogo e quindi in fusione. Il compositore dirige la parte orchestrale con le registrazioni che vengono effettuate negli studi romani Ortophonic, fondati nel 1970 da Ennio Morricone insieme a Bacalov, Piero Piccioni, Bruno Nicolai e al manager Enrico De Melis. I rapporti con i burrascosi e intemperanti New Trolls (integrati dal tastierista Maurizio Salvi, appena entrato nella formazione ma che non viene accreditato nell’album) vengono invece affidati a Sergio Bardotti, con le incisioni che vengono completanegli studi milanesi della Fonit Cetra. L’album CONCERTO GROSSO PER I NEW TROLLS viene pubblicato dalla stessa etichetta nel maggio del 1971 con una copertina apribile, che riporta scatti effettuati in studio di registrazione e immagini da La vittima designata, uscito nelle sale italiane nell’aprile del 1971 con scarsi esiti commerciali. Bardotti firma anche le note di copertina particolarmente esaustive:
“L’idea del concerto che vi presentiamo, un Concerto grosso alla maniera barocca, in cui le parti solistiche fossero svolte da un complesso underground, l’ha avuta Luis Enriquez Bacalov e si dimostrò subito esaltante. Si è lavorato molto, tra Roma e Milano, tra gli studi Ortophonic e quelli Fonit Cetra. A risentirlo adesso questo blocco di musica, sembra che tutto sia stato fluido, tranquillo e liscio come registrare una canzonetta di consumo: no, non è stato così facile. Un grazie a Luis Bacalov e ai New Trolls, per essere arrivati in fondo con chiarezza di idee e di musica. Il concerto si divide in tre tempi:
Allegro, dove si contrappongono immediatamente due temi rispettivamente settecentesco e underground con un lieve sapore volutamente kitsch; si sviluppa un discorso di soli con qualche spazio per l’improvvisazione; segue poi il ‘Tutti’ finale, dove si fondono le due sonorità antitetiche.
Il secondo tempo, Adagio, di nobilissimo impianto musicale, presenta verso la metà le famose voci dei New Trolls, impegnate in un testo inglese, di cui l’ultima riga è tratta dall’amleto di Shakespeare: ‘to die / to sleep / maybe to dream’ (morire, dormire, forse sognare). Notevoli i soli di chitarra, che, confusi tra gli archi, tendono e drammatizzano il discorso nobile e maestoso del tema. La chitarra trova sonorità da violoncello, effetto ottenuto dopo decine di tentativi.
Il terzo tempo, Cadenza – Andante con moto, parte con una lunga cadenza di violino, che innerva tutto il tessuto musicale del movimento, una specie di moto perpetuo virtuosistico. Le parole di Shakespeare, riprese su un altro tema musicate
verso il finale da voci contrappuntate, chiudono il concerto.
A mo’ di coda la canzone Shadows: tratta dal tema dell’adagio, è dedicata da noi alla memoria del musicista pop che forse amiamo di più: Jimi Hendrix. L’elaborazione dei New Trolls è una parafrasi dello stile d’esecuzione di Jimi”. Il secondo lato del disco contiene un pezzo della durata di una ventina di minuti (di cui sei sono occupati da un prolisso assolo di batteria) intitolato Nella sala vuota, improvvisazioni dei New Trolls registrate in diretta, scelta effettuata per permettere la pubblicazione di un Lp in tempi rapidi perché le altre registrazioni duravano poco e non bastavano per completare un album. Si tratta di una jam session dai toni hard e psichedelici che prende spunto dal tema de Il sole nascerà, pubblicato dal gruppo su 45 giri nel 1969 ma eseguito dal vivo in questa modalità (esiste anche un video live registrato al Cantagiro 1971). Il CONCERTO GROSSO PER I NEW TROLLS ottiene un sensazionale successo, raggiungendo la seconda posizione in classifica con 800.000 copie vendute e venendo pubblicato in varie nazioni (Spagna, Francia, Venezuela e Giappone). I New Trolls nel 1972 partecipano a una puntata del programma televisivo Senza rete, eseguendo dal vivo e con il supporto dell’orchestra della RAI, diretta da Pino Calvi, un medley con Allegro e In St. Peter’s Day (brano incluso nel doppio SEARCHING FOR A LAND del 1972). Esibizione con l’orchestra che per molti decenni rimarrà unica, dato che dal vivo la parte orchestrale veniva suonata dalle tastiere con risultati poco soddisfacenti. Da segnalare, infine, che una versione dell’adagio, intitolata Morire… dormire… forse sognare, con testo in italiano di Bardotti e la direzione d’orchestra di Gian Piero Reverberi, viene incisa nel 1971 da Patty Pravo, mentre le registrazioni con i New Trolls di Adagio e Cadenza – Andan- te con moto, non utilizzate in La vittima designata verranno nel 1980 inserite da Bacalov nello score di Vacanze per un massacro, pellicola girata con un budget talmente esiguo da non permettere la realizzazione di una colonna sonora originale.
Intermezzo: Roma bene
Sempre nel 1971 Bacalov riceve l’incarico di comporre la colonna sonora di Roma bene. Il film è una pungente satira sociale sui salotti romani, frequentati da personaggi in apparenza irreprensibili ma in realtà corrotti, diretta da Carlo Lizzani e con un cast che annovera Nino Manfredi, Virna Lisi, Philippe Leroy. Per questa pellicola Bacalov concepisce uno score quanto mai vario che alterna una ballad, cantata dai Country Lovers, una bossa nova, eseguita da Toquinho, tre canzoni interpretate da Riccardo Cocciante, al suo esordio come Richard Cocciante, e due pezzi in stile hard rock, eseguiti dai Godfather. Questo gruppo (conosciuto anche come Godfathers), costituitisi proprio nel 1971, è formato dai due chitarristi dei Motowns, Douglas Meakin e Dave Sumner (ex Primitives e Camel), dal bassista Mick Brill, dal cantante Mark David e dal batterista Bruce Finlay, in seguito sostituito da Derek Wilson. Il gruppo, prima di sciogliersi, registra un singolo, prende parte a due colonne sonore di Armando Trovajoli, Noi donne siamo fatte così e Il vichingo venuto dal sud, e partecipa a diverse registrazioni per conto della RCA, tra cui nel 1972 quelle di THEORIUS CAMPUS di Antonello Venditti e Francesco De Gregori e di MU di Riccardo Cocciante.
Per Roma bene i Godfather eseguono Boulders Movement (Part. 1 e 2), per cui sono esplicitamente accreditati, le tre canzoni interpretate da Cocciante (Down Memory Lane, Rhythm, decisamente rock, e Don’t Put Me Down) e gli strumentali Sylvia’s Earrings e Una villa bene con le relative versioni alternative, non incluse nel Lp pubblicato all’epoca dalla Delta ma aggiunte in un raro Cd giapponese, edito dalla Avantz nel 2004.
A titolo di curiosità segnalo che Rhythm viene successivamente inserito, non accreditato, come source music, in Milano calibro 9 e Non si sevizia un paperino. In quest’ultima pellicola (musicata da Riz Ortolani e diretta da Lucio Fulci) viene utilizzato all’inizio della durissima sequenza del pestaggio a morte dell’attrice Florinda Bolkan, trasmesso da un’autoradio.
Improvviso: 1972. Preludio, tema, variazioni, canzona. Gli Osanna per Milano calibro 9
Nell’autunno del 1971 il regista Fernando Di Leo gira Milano calibro 9, ispirale
to all’omonima antologia di 22 racconti (in particolare Vietato essere felici, La vendetta è il miglior perdono e Stazione centrale ammazzare subito) pubblicata da Giorgio Scerbanenco nel 1969. Il film narra le vicende di un delinquente, Giorgio Piazza (Gastone Moschin) che, uscito dal carcere, deve guardarsi le spalle dal suo ex boss, sospettoso che lui si sia tenuto 300.000 dollari, affidatigli e spariti prima di venire incarcerato. Il film, duro, senza speranza e diretto con mano impeccabile, è uno dei migliori noir del cinema italiano. Bacalov viene contattato per realizzare la musica per questa pellicola, che segna il suo primo incontro con Di Leo, collaborazione che proseguirà nel corso degli anni. Il musicista dopo aver visionato il film, opta per una partitura che integri parti orchestrali a sonorità elettriche. Una scelta azzeccata in cui l’orchestra evidenzia la drammaticità e l’ineluttabilità degli avvenimenti mentre la strumentazione rock richiama la modernità di Milano e la durezza della malavita che la infesta.
È anche questa volta Sergio Bardotti che gli suggerisce un gruppo rock a cui rivolgersi, gli Osanna di Lino Vairetti (voce, sintetizzatori, armonica), Danilo Rustici (chitarra), Elio D’anna (sassofono, flauto), Lello Brandi (basso) e Massimo Guarino (batteria). La band si era formata a Napoli nel 1970 sulle ceneri dei Città Frontale e nel 1971, dopo partecipato al Festival di Caracalla, aveva inciso l’album concept L’UOMO, ottenendo i plausi di critica e pubblico. Gli Osanna accettano con entusiasmo la proposta ben supportati dalla loro casa discografica, la Fonit Cetra, che spera di bissare il successo del CONCERTO GROSSO PER I NEW TROLLS. Le registrazioni della colonna sonora vengono effettuate negli studi Ortophonic di Roma, e si svolgono in una manciata di giorni con gruppo e orchestra che musicano le singole sequenze del film proiettate su uno schermo posto nella sala. La band suona in due versioni di Preludio (la prima con una intro di flauto, la seconda in cui l’incipit del piano è contrappuntato dal synth) e in una versione di Tema utilizzata nei titoli di testa e di coda del film. Gli Osanna realizzano anche alcune improvvisazioni originali che vanno a integrare lo score (e altre rimaste inutilizzate), la più celebre delle quali è il pezzo funk, registrato in due take diverse con assoli di synth e di flauto, che commenta l’iconica sequenza del ballo di Barbara Bouchet. Nel film sono inoltre inseriti, in funzione diegetica, i brani Rhythm da Roma bene e Adagio, eseguita dai New Trolls.
Le registrazioni dell’album, invece, vengono effettuate a Milano negli studi della Fonit con tempistiche più dilatate. Gli Osanna sono supportati da due tecnici del suono personali e vengono soprannominati affettuosamente da Bacalov ‘i sette nani’. Oltre alle versioni con arrangiamenti definitivi di Preludio e Tema, Bacalov con l’ausilio di Bardotti e Baldazzi per i testi (ispirati a T.S. Eliot), compone anche una canzone, There Will Be Time, che avrebbe potuto sostituire nel film l’adagio se solo fosse stata registrata prima. Per equilibrare la durata dell’album gli Osanna compongono una serie di brani, denominati variazioni, del tutto autonome rispetto alle improvvisazioni registrate per Milano calibro 9. L’unica presente nel film, nella sequenza dello scambio nel bowling, ma in versione diversa, è Variazione VI. Non ripropongono nemmeno il già citato brano funk, probabilmente ritenendolo troppo easy, con ciò alimentandone nei decenni successivi lo stato di pezzo cult ambito dai collezionisti, tanto da essere addirittura rifatto nel 2008 dai Calibro 35 con il titolo di Bouchet Funk.
L’album PRELUDIO, TEMA, VARIAZIONI, CANZONA viene pubblicato dalla Fonit nell’aprile del 1972, a due mesi di distanza dall’uscita nelle sale di Milano calibro 9, e si presenta con una suggestiva copertina gatefold astratta di Gian Carlo Greguoli, che però rende assai difficile la lettura dei testi e dei credits posti all’interno.
Preludio si apre su effetti di synth Arp e solfeggi di flauto per poi lasciare spazio a un cupo incipit di piano, suonato da Bacalov, su cui si innestano drammaticamente gli archi in un ostinato in crescendo e, quindi, aggressiva, la band ad esporre il tema. Il pezzo prosegue con una serie di interventi alternati, sul modello del concerto grosso, tra band ed orchestra per sfociare in una ripresa marcata ritmicamente del tema iniziale.
Tema è un brano più pacato e intimiaver
sta, con gli accordi di piano, il synth a disegnare la melodia soffusa e le malinconiche sottolineature degli archi. Gli arpeggi di chitarra elettrica innestano una parte più ritmica con un lungo assolo di chitarra in reverse e poi la ripresa del tema iniziale. Seguono sette Variazioni, indicate con numerazione progressiva e un sottotitolo, che spaziano tra riff hard con intromissioni cacofoniche di fiati (I To Plinius, IV Tredicesimo cortile), atmosfere rarefatte per archi e percussioni (V Dianalogo) o con flauto, vibrafono, maestose aperture melodiche di synth, parti cantate e trascinati assoli di elettrica (II My Mind Flies), galoppate partenopee per flauto (III Shuum…), barocchismi di archi e potenza hard rock con una coda dissonante (VI Spunti dallo spartito n° 14723/AY del Prof. Imolo Meninge) poi riprese in forma jazz rock (VII Posizione raggiunta). Chiude Canzona (There Will Be Time), che si distacca totalmente dal resto dell’album, mantenendo quello che promette il titolo, trattandosi, appunto, di una canzone melodica ben interpretata vocalmente con il gruppo supportato dagli archi. Il pezzo viene prescelto dalla casa discografica per partecipare al Festivalbar e pubblicato su 45 jukebox, piazzandosi al secondo posto, ma gli Osanna si rifiutano di presentarlo alla televisione e di farlo uscire come singolo, ritenendolo fuorviante rispetto al sound della band. PRELUDIO, TEMA, VARIAZIONI, CANZONA pur non avvicinandosi alle vendite del CONCERTO GROSSO PER I NEW TROLLS, diventa l’album di maggior successo commerciale degli Osanna e viene pubblicato anche negli USA come MILANO CALIBRO 9. Estratti da questo score vengono riutilizzati da Bacalov in altre pellicole da lui musicate e dirette da Fernando Di Leo: La seduzione (1973), Il boss (1973), Il poliziotto è marcio (1974), La città sconvolta: caccia spietata ai rapitori (1975), Diamanti sporchi di sangue (1978) e Vacanze per un massacro (1980), a dimostrazione che compositore e regista erano più che soddisfatti di queste musiche.
Interludio: Ricatto alla mala
Nel 1972 Bacalov realizza la colonna sonora per una coproduzione italo-spagnola, Un verano para matar (titolo internazionale The Summertime Killer), diretta da Antonio Isasi-isasmendi. La trama narra di Ray (Chris Mitchum) che da bambino ha assistito all’omicidio di suo padre per mano di tre mafiosi e, vent’anni dopo, si mette alla caccia degli assassini, ma un detective (Karl Malden) è sulle sue tracce. Le musiche alternano brani orchestrali (The House On The Lake che contiene una ripresa di una film version di Preludio), tre canzoni dei Country Lovers, gruppo già presente in Roma bene, e due arrembanti pezzi hard rock, The Summertime Killer (che verrà utilizzato da Quentin Tarantino in Kill Bill – Vol. 2, 2004) e Motorcycle Circus, eseguiti da musicisti non accreditati ma che potrebbero essere i già citati Godfather. La pellicola esce in Spagna nel maggio del 1972, internazionalmente nel 1973 e in Italia solamente nell’aprile del 1975 con il titolo di Ricatto alla mala. La colonna sonora all’epoca viene pubblicata in Giappone dalla Seven Seas, mentre la prima edizione su Cd (che include anche alcuni inediti e lo score de La polizia è al servizio del cittadino?) risale al 1996.
Scherzo: 1973. Contaminazione di alcune idee di certi preludi e fughe del Clavicembalo ben temperato di J.S. Bach.
Il 1973, l’anno d’oro del prog italiano, inizia con l’arrivo nelle sale, a fine gennaio, de Il boss, l’ultimo degno capitolo della cosiddetta ‘Trilogia del milieu’ di Fernando Di Leo che comprende Milano calibro 9 (1972) e La mala ordina (1972, musicato da Armando Trovajoli). La trama è incentrata sulle azioni di un killer (Henry Silva), glaciale e spietato, assoldato in una lotta per il predominio tra cosche mafiose.
Film cinico e durissimo, Il boss racconta la mafia in modo spettacolare ma con realismo, tanto da creare diversi problemi a Di Leo, che conclude la pellicola con la scritta “continua” non a preannunciare un possibile seguito del film ma per indicare che la mafia continuerà a operare anche dopo la conclusione della storia narrata.
Per questa pellicola, giudicata un capolavoro da Quentin Tarantino, Bacalov realizza una colonna sonora con evidentissime connotazioni prog, caratterizzata da potenti bordate di chitarra elettrica, incalzanti scansioni ritmiche, rutilanti esplosioni hard su cui si innesta un tema epico intonato dal synth. Le musiche di Bacalov purtroppo sono rimaste inedite e i nastri con ogni probabilità cancellati, come capitava sovente quando l’editore musicale era la Nazionalmusic. Invece per il coevo La polizia è al servizio del cittadino?, diretto da Romolo Guerrieri, compone brani dalle atmosfere notturne e solitarie, in cui il tema principale dagli accenti rhythm and blues ed eseguito da un combo rock, ha synth, elettrica e batteria in evidenza.
Nel 1973 Riccardo Michelini, produttore della RCA, propone a Bacalov di collaborare con Il Rovescio della Medaglia, gruppo che l’etichetta romana ha sotto contratto. La band, che come quartetto (Enzo Vita, chitarra; Stefano Urso, basso; Gino Campoli, batteria; Pino Ballarini, voce e flauto) ha già realizzato due album (LA BIBBIA, 1971, e IO COME IO, 1972) in stile hard, ha integrato la formazione con il tastierista Franco Di Sabatino, proveniente da Il Paese dei Balocchi e pare intenzionata ad aggiornare il proprio. L’etichetta pensa che Il Rovescio necessiti di una guida nella realizzazione del nuovo lavoro e Michelini fa ascoltare a Bacalov i loro primi due album. Il compositore percepisce in alcuni passaggi e fughe di chitarra-basso le potenzialità ‘classiche’ del gruppo, pur votato all’hard rock. Insieme a Bardotti pensa a una rivisitazione dello stile di Bach in chiave rock, con la band che elabora alcune parti e Bacalov altre. Il Maestro prende ispirazione dal Clavicembalo ben temperato, concependo il nuovo album come una suite di 36 minuti, divisa in 13 sezioni (o movimenti) con i te- sti curati da Sergio Bardotti e Sergepy (pseudonimo di Giampiero ‘Gepy’ Scalamogna). Bardotti per le liriche non solo escogita la storia di un tal Isaia Somerset, musicista scozzese del Settecento ossessionato sino alla follia da Bach, tanto da considerarsi il 21° figlio del musicista, ma arriva a scrivere un vero e proprio articolo, riportato all’interno della copertina apribile, in cui asserisce come il caso Somerset sia recentemente tornato all’attenzione in seguito alle dichiarazioni del (fittizio) musicista rock inglese Jim Mccluskin, che ha rivelato di esserne la reincarnazione.
L’album viene registrato in 15 giorni nello studio
B della RCA, sotto la continua supervisione e produzione di Bacalov che, come un sarto, lo ritaglia e lo aggiusta su misura, fondendo le varie parti musicali e facendo risplende- re le capacità strumentali e vocali della band mai espresse in modo così pieno ed eclatante nei due dischi precedenti. Il Rovescio, all’inizio intimorito dalla fama e dalla competenza musicale totale del compositore, trova invece in Bacalov un alleato che ne apprezza la spontaneità e la coesione, diversamente da quanto riscontrato con i New Trolls. CONTAMINAZIONE si ascolta come una suite, con i ‘movimenti’ che si susseguono senza soluzione di continuità. Anche se spiccano alcuni brani (Alzo un muro elettrico, La grande fuga, La mia musica, queste ultime due pubblicate anche su un singolo promozionale) rimane un lavoro omogeneo, pur nella diversità delle varie componenti. L’album alterna sezioni quiete e d’atmosfera ad esplosioni di energia, miscelando perfettamente suoni acustici ed elettrici, strumentazione antica e moderna, il clavicembalo (suonato, non accreditato, dallo stesso Bacalov) e l’hammond B3, violini e chitarre elettriche, parti strumentali ad altre cantate. Anche i testi, frutto della mente folle del protagonista che personifica la musica in una donna, hanno una qualità fonetica che li rende musicali, cosa assai rara nell’ambito del rock cantato in italiano. Il lavoro si apre sull’eterea Absent For This Consumed World con synth e ondate di voci su cui si innesta Ora non ricordo più, introdotta dagli accordi del Preludio n. 1 in do maggiore di Bach in delay, testi sognanti ben contrappuntati dal basso, effetti di coro che innescano la possente entrata rock della band su ritmi sostenuti con cori e fughe di synth. Dopo un’intro di Hammond parte con un riff hard Il suono del silenzio, inframezzata da sezioni barocche con clavicembalo e violino a cui risponde la band con assoli di organo e cori, finendo tra le distorsioni della chitarra elettrica: un brano che nei rimandi quasi operistici anticipa i Queen. Mi sono svegliato e… ho chiuso gli occhi, riflessiva e melodica, inizia con l’organo e gli archi dominanti in funzione drammatica e una bella interpretazione vocale, contributi di timpani e del solo della
chitarra elettrica. Lei sei tu: lei cambia completamente registro… veloce, tempi dispari, un ostinato di clavicembalo, contrappuntato dai cori, lascia spazio a un improvviso interludio settecentesco per violino, archi e clavicembalo. Il pianoforte di Ba- calov introduce La mia musica, melodica e ben cantata, con maestosi passaggi d’organo e un’emozionante orchestrazione per archi e gruppo rock. Il secondo lato inizia sui morbidi arpeggi della chitarra elettrica di Johann che innestano Scotland Machine, cornamuse synth e botta-risposta tra sezioni barocche di organo clavicembalo, archi e progressioni rock che portano alla strumentale Cella 503, con acustiche madrigalesche, innesti rock e clavicembali, bordate di ottoni contrappuntati dagli archi e dal synth, fino a un’epica sezione rock che si chiude su una fenomenale toccata d’organo. I flauti traversi, che richiamano versi di uccelli, di Contaminazione 1760 preludono ai riff hard di Hammond ed elettrica di Alzo un muro elettrico, che alterna ancora sezioni barocche e un’apertura jazzata al pianoforte con fragranze bossa nova per poi riprendere il riff iniziale con svisate di chitarra elettrica. Sweet Suite, che vede sempre l’organo a creare atmosfere rarefatte, porta a una breve ripresa del tema di Alzo un muro elettrico per confluire nel movimento del Preludio dalla 1ª suite per violoncello in sol maggiore di Bach de La grande fuga, in cui c’è la perfetta fusione tra orchestra e band, costituendo il gran finale di tutta l’opera. L’album, registrato impeccabilmente dal tecnico di sala Franco Finetti in quadrifonia, però commercializzato solo con il mix stereofonico, ottiene un buon riscontro di vendite. Purtroppo la pubblicazione nell’ottobre 1973 coincide con il furto della strumentazione del Rovescio che promuove il lavoro in pochi concerti, mettendone in scaletta un ottimo medley di 25 minuti che non fa rimpiangere l’assenza dell’orchestra (Ora non ricordo – La mia musica – Il suono del silenzio – Cella 503 – Scotland Machine – Sweet Suite – Alzo un muro elettrico – La grande fuga), prima che la formazione si sfaldi in preda allo scoramento. Nel 1974 la RCA realizza la versione internazionale dell’album, CONTAMINATION, dalla veste grafica completamente diversa, senza il saggio di Bardotti ma con la descrizione della strumentazione e della line-up della band, mancante nell’edizione originale. Le note di copertina spiegano che il lavoro è “l’effetto di una contaminazione tra quattro elementi diversi: il classicismo puro della musica di Bach e il sound pop assai originale del gruppo, la natura classica della grande orchestra di Bacalov e la strumentazione elettronica dei RDM. Basandosi su un tema di Bach, con passaggi a volte romantici, a volte più modernamente classici, si è ottenuta una composizione completamente unica ed originale”. CONTAMINATION, testi tradotti in inglese da Hunter e lievissime differenze nei missaggi, viene pubblicato, oltre che in Italia, in USA, Canada e Germania. Per completezza va segnalata anche la rivisitazione elettrica in chiave buffa di scale bachiane di Skier’s Holiday, ideata da Bacalov, sempre nel 1973, per la colonna sonora de L’ultima chance di Maurizio Lucidi.
Rondò. 1974 – 1978. CONCERTO GROSSO N. 2
Nel 1974 Bacalov compone per Di Leo le musiche de Il poliziotto è marcio, altro film controcorrente e spettacolare in cui il regista tratteggia la figura di Domenico Malacarne (Luc Merenda), commissario di polizia corrotto. La censura vieta la pellicola ai minori di 18 anni espressamente per questa tematica scabrosa. La
colonna sonora, moderna e dagli accenti funky, include anche There Will Be Time eseguita dagli Osanna.
Il 1976 vede la reunion della formazione classica dei New Trolls (Di Palo, De Scalzi, D’adamo e Belleno), integrata da Ricky Belloni, chitarrista della Nuova Idea. Per celebrare l’avvenimento i musicisti pensano di rifarsi a quello che è stato il più grande successo commerciale della band, il CONCERTO GROSSO. Tramite Bardotti contattano Bacalov che, pur non essendo convinto dell’operazione, alla fine acconsente. Il nuovo Concerto grosso ricalca i tre movimenti del primo, in quello Allegro/adagio/andante con moto, in questo Vivace/adagio/moderato, per circa 13 minuti di musica in entrambi i casi, ma con il principale referente che non pare più essere Vivaldi ma piuttosto Mozart e Bach. Anche per questo lavoro i New Trolls si occupano di completare il resto dell’album con pezzi di loro composizione.
Quella che sulla carta sembra essere un’operazione commerciale vincente, alla fine lo risulta di meno da un punto di vista artistico perché nessuna delle composizioni regge il confronto con le corrispettive dell’album precedente. Il CONCERTO GROSSO N. 2 viene pubblicato dalla Magma, etichetta dei fratelli De Scalzi (Aldo e Vittorio), nell’ottobre del 1976, raggiungendo la decima posizione della hit parade e vendendo quasi 100.000 copie.
• I tempo: Vivace, si apre su staccati di archi e band, seguiti da una squillante melodia di ottoni eseguita al Crumar Brassman synth, e poi si sviluppa su una serie di assoli alternati tra i New Trolls e gli archi, tra barocchismi e arrangiamenti fusion e funky. Il tentativo di allungare la composizione (Bacalov si era pentito di aver reso sin troppo stringato l’allegro che avrebbe meritato uno sviluppo maggiore) è abbastanza riuscito.
• II tempo: Andante (Most Dear Lady) è più e stucchevole, e presenta arran- giamenti vocali che richiamano la lezione dei Queen.
• III tempo: Moderato (Fare You Well Dove) ha cori e un arpeggio di liuto che evocano atmosfere medievali, incupite da effetti di synth, per poi svilupparsi su un tempo in 11/8 con interventi di violino e terminare su una breve ripresa del Vivace.
Le altre composizioni variano da atmosfere simil cantautori americani (Quiet Seas, ancora con l’ausilio dell’orchestra diretta da Bacalov) a canzoni vere e proprie, molto distanti dal prog e vicine a quello che sarà il futuro dei New Trolls. Chiude l’album Le Roi Soleil, che è un folle crossover tra Queen e 10cc. La stessa formazione pubblica l’anno seguente NEW TROLLS LIVE, che include versioni dal vivo di Adagio e Vivace (ma anche Una notte sul Monte Calvo di Mussorgsky e Le Roi Soleil).
Tornando alla produzione per il cinema, va segnalato, sempre nel 1976, Gli esecutori di Maurizio Lucidi con il tema principale eseguito nelle sequenze iniziali in versione toccata d’organo e, nei titoli di coda, invece, dai non accreditati Libra (Walter Martino, Alessandro Centofanti, Nicola Distaso, Dino Cappa). Si respira aria prog a tratti anche nei coevi Gli amici di Nick Hezard e I padroni della città, diretti da Di Leo. Lo stesso regista nel 1978 firma la versione speculare di Milano calibro 9, ambientata a Roma e intitolata Diamanti sporchi di sangue, con una notevole colonna sonora di Bacalov alla cui registrazione sembra abbiano preso parte gran parte dei Goblin come musicisti da studio.
Finale
La conclusione degli anni 70 segna l’aggravarsi della crisi del cinema italiano, con la produzione che diminuisce drasticamente e così le occasioni di lavoro (e di sperimentazione) dei compositori. Bacalov viene chiamato da Federico Fellini a sostituire il defunto Nino Rota in La città delle donne (1980) e lavora sempre più per produzioni televisive. Soprattutto si appassiona al tango, che lo impegna sia a livello di studio e ricerca che di composizione: un ritorno alle origini che segna la seconda parte della sua carriera, caratdebole
terizzata nel 1995 dalla vincita dell’oscar per le musiche de Il postino, diretto Michael Radford.
Sempre nel 1995 si arena un CONCERTO GROSSO N. 3 con i New Trolls di nuovo in formazione originale. Fin troppo originale, dato che si ripropongono le liti e le ripicche tra i componenti come venticinque anni prima, tanto che Bacalov, irritatissimo dal contegno immaturo ed egocentrico dei musicisti, che sono tutto tranne che una band, abbandona il progetto quando è ormai in fase avanzata. Il maestro si ripromette di lavorare con il solo Nico Di Palo che considera il più talentuoso e serio, per il quale intende comporre una Suite delle Americhe per chitarra, che però non viene portata a compimento a causa del grave incidente stradale occorso a Di Palo agli inizi del 1998, che gli causa una emiparesi permanente e l’impossibilità di suonare la chitarra, costringendolo a optare per le tastiere.
Il 9 novembre 2000 Vittorio De Scalzi con La Storia dei New Trolls propone dal vivo, al teatro Milanollo di Savigliano, i due capitoli del CONCERTO GROSSO, per la prima volta con il supporto di una orchestra, quella filarmonica di Torino, diretta dall’ex tastierista dei New Trolls Maurizio Salvi. Da questo spettacolo, riproposto poi in tour con date anche all’estero, viene tratto il Cd CONCERTO GROSSO LIVE, pubblicato nel 2001 con il supporto del quotidiano «La Stampa». Nel 2007 i New Trolls (De Scalzi e Di Palo accompagnati da Andrea Maddalone, Francesco Bella, Mauro Sposito e Alfio Vitanza, ex Latte e Miele) registrano il più che discreto CONCERTO GROSSO: THE SEVEN SEASONS con la White Light Orchestra, ma senza la collaborazione di Bacalov, dedicato alla memoria di Sergio Bardotti, che viene eseguito dal vivo, assieme a CONCERTO GROSSO 1 e 2 il 5 agosto 2007 in piazza Unità d’italia a Trieste, show immortalato in CONCERTO GROSSO TRILOGY LIVE (2007). Nel 2011 i New Trolls (De Scalzi, Di Palo, D’adamo, Belleno con Adrea Maddalone alla chitarra) tornano a collaborare con il compositore argentino per il CONCERTO GROSSO N. 3, presentato in anteprima dal vivo con l’orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, diretta dallo stesso Bacalov, concerto in seguito pubblicato nel Cd CONCERTO GROSSO 1 – 2 – 3.
L’album in studio del CONCERTO GROSSO N. 3, invece, a causa di ulteriori dissidi, viene pubblicato solo nel 2013 a nome La Leggenda dei New Trolls. Il lavoro è costituito da cinque brani (The
Mythical City, Oh Venice, Storm In Venice, Like Ophelia e The Magical City, che è la ripresa roboante del primo brano) firmati da Bacalov con i testi dei New Trolls e altre otto canzoni, assai leggere, con testi e musiche della band. In questo nuovo capitolo, ancora di ambientazione veneziana ma con meno riferimenti a Vivaldi, si apprezzano maggiormente i brani più aggressivi (The Mythical City, Storm In Venice) e le parti strumentali rispetto alle melodie vocali.
Gli Osanna e Il Rovescio della Medaglia (con rispettivamente Lino Vairetti ed Enzo Vita quali unici componenti della formazione originale) vengono, invece, invitati in Giappone dal Club Città di Kawasaki all’annuale Italian Progressive Rock Festival per eseguire dal vivo e con una sezione d’archi PRELUDIO, TEMA, VARIAZIONI, CANZONA e CONTAMINAZIONE. Dall’esibizione degli Osanna (6 e 7 novembre 2011) viene tratto il Cd live ROSSO ROCK e da quella del Rovescio (27 aprile 2013) il Cd LIVE IN TOKYO. Entrambe le band hanno poi portato in tour lo spettacolo e il Rovescio dal concerto tenuto nell’abbazia cistercense di San Galgano (11 settembre 2018) ha ricavato l’album CONTAMINAZIONE 2.0 (edito nel 2020, prime 100 copie in vinile arancione), con la partecipazione di un quartetto d’archi e di Vittorio De
Scalzi al flauto.
Requiem
Nel nuovo millennio Bacalov si esibisce in diversi recital con un repertorio che include estratti da colonne sonore e tributi al tango, mentre nel 2015 realizza il recital Poetry Soundtrack, celebrando i grandi poeti del cinema con cui ha collaborato. La Storia dei New Trolls con De Scalzi e Di Palo incontra per l’ultima volta Bacalov il 7 febbraio 2016 a Matera sul palco del teatro Duni, dove il Maestro dirige l’orchestra della Magna Grecia, eseguendo le prime due parti del CONCERTO GROSSO e due delle Quattro Stagioni di Vivaldi. Bacalov si spegne il 15 novembre 2017, all’età di 84 anni, a Roma, in seguito a un’ischemia. La Storia dei New Trolls del solo De Scalzi, Osanna e Rovescio della Medaglia gli dedicano un concerto tributo il 18 agosto 2018, esibendosi, durante il festival Trasimeno Prog, con l’orchestra da Camera del Trasimeno al teatro della Rocca di Castiglione del Lago, riproponendo le collaborazioni con il Maestro che li hanno consacrati sulla scena prog internazionale.