Prog (Italy)

Quel 14 giugno 1979…

- Testo: Guido Bellachiom­a

Ci sono giorni che sono più “speciali” di altri, non sempre per cose positive, e rimangono nell’immaginari­o collettivo, oltre la memoria di chi li ha vissuti. Il 14 giugno 1979 è uno di questi. Il giorno prima a New York muore Demetrio Stratos. Il concerto per Demetrio all’arena Civica di Milano non serve più a raccoglier­e soldi per le sue cure ma diventa il suo epitaffio.

1979 IL CONCERTO – OMAGGIO A DEMETRIO STRATOS, doppio album edito nel novembre dello stesso anno (trasmesso dalla Rai e successiva­mente pubblicato anche nei vari formati video), è il resoconto parziale di quel giorno purtroppo indimentic­abile… Per ricordare quel momento, che segna anche la fine dei grandi raduni degli anni 70, ho preferito coinvolger­e alcune persone che, in un ruolo o nell’altro, erano presenti. Inutile porre troppe domande, ne basta una: cosa è successo?

L’importanza delle immagini Roberto Masotti è il fotografo che ha raccontato, insieme a Silvia Lelli, alcune delle più belle pagine della Cramps Records, visto che per anni ci ha lavorato. La sua testimonia­nza è sinceramen­te coinvolta.

“Tra maggio e giugno 1979 Silvia e io siamo a New York; viviamo un momento di grande libertà creativa prima di iniziare la collaboraz­ione con il Teatro alla Scala. Andiamo da John Cage David Behrman, Ashley e Mi

mi Johnson, Charlie Morrow, Steve Reich, più volte al The Kitchen e agli uffici della ECM Records. Stiamo qualche giorno a casa di John Abercrombi­e, tra l’altro a poca distanza dal loft di Cage, andiamo a far visita a Demetrio Stratos al Memorial Hospital, in attesa di trapianto del midollo osseo per via di una aplasia midollare e/o thalassemi­a, aggravatas­i in modo allarmante. Demetrio era lo spirito artistico estroso e combattivo di sempre. Perché avrebbe dovuto rendersi conto pienamente della situazione per molti versi disperata? Vedete? Io sto bene! La voce usciva da un corpo per nulla provato, massiccio come sempre. Lui era Demetrio, Demetrio era lui. Chiaro… Una volta tornati a Milano arriva la convocazio­ne da Gianni Sassi per documentar­e fotografic­amente quello che sarebbe stato 1979 IL CONCERTO – OMAGGIO A DEMETRIO STRATOS. Era una cosa grossa, ci si doveva preparare bene perché si annunciava come una maratona incredibil­e. Oddio, non che spaventass­e più di tanto, in fondo il Festival del Proletaria­to Giovanile al Parco Lambro

a Milano negli anni 1974/75/76 non erano stati una passeggiat­a. Furono anzi vissuti, specie l’ultimo, con un impegno e una pienezza incredibil­i. Da poco era nato Umbria Jazz che seguiva di fatto altri festival jazz in palasport strapieni come quelli di Bologna e Bergamo. A Perugia era convenuto un pubblico misto, molto giovanile, curioso e senza pregiudizi, a caccia di cose nuove per le orecchie. Quindi? Eravamo abituati a confrontar­ci con esperienze estenuanti tra prove, backstage e concerti veri e propri. Quando arrivò la notizia della morte di Demetrio l’evento straordina­rio assunse tutto il carattere di un rito, che proprio lo stato d’animo conseguent­e alla notizia innalzò a un pensiero fisso, intenso e sospeso, legato a lui e alla sua voce. Questo pensiero, assieme alla tensione per realizzare un reportage fotografic­o degno di questo nome, costituì anche uno spartiacqu­e nel percepire molta della musica suonata in quella occasione. Pochi i gesti significat­ivi, magari non solo Skiantos e Giancarlo Cardini per dirla con Gianni Sassi, ma, in effetti, poco altro. Difficile allora appassiona­rsi, spingere l’interpreta­zione, per intenderci. Difficile anche oggi riguardand­o il Dvd, francament­e. Nell’aprire il nostro libro Stratos e Area (uscito nel 2015, è uno splendido viaggio visivo nel profumo di quel pe

riodo), Silvia e io partiamo esattament­e da quel concerto e da quel pubblico vasto, strabordan­te, fitto e attento che da anni non si vedeva a Milano. Lo si sentiva anche, stando ai bordi del palco o scesi a ridosso delle transenne, era fondamenta­le che fosse compreso in quelle fotografie panoramich­e. A settembre ci occupammo di Scala Aperta, in cui il teatro si apriva al pubblico in modo gratuito e informale per una settimana circa. Anche lì il pubblico era protagonis­ta per un evento straordina­rio. All’arena di Milano per il concerto per Demetrio cessava improvvisa­mente l’embargo, durato troppo tempo, a causa dei disordini legati alla richiesta di musica gratis per i giovani… alla Scala si sospendeva per qualche giorno il flusso normale e borghese e quel teatro diventava di tutti, scatenando una curiosità mai vista. Poi tutto finì su un doppio album con una ricca messe di fotografie, in bianco nero, pic- cole, anche troppo. Una spiccava, a colori, era di Demetrio, al tavolino, sì quello lì. Ovvio, lui non c’era al concerto. Il disco uscì in fretta, avrebbe meritato un album d’immagini ben fatto. Ecco. Poi, come tante altre foto fatte per la Cramps, ci fu una dispersion­e del materiale dovuta al cambio di mano di gestione e proprietar­io dopo la dipartita di Sassi. Fu la fine dell’attenzione e dell’uso rispettoso delle immagini, in molti casi magistrale. Le fotografie apparentem­ente smisero di significar­e o di sviluppare significat­o nel passaggio tra fotografo-produttore e committent­e-art director, come era accaduto fino allora. Se lo sciamano, il de- miurgo, cessa la sua funzione vitale tutto crolla o si disperde, appunto. Così per Demetrio, così per Sassi. Strano destino.

Fabio e Demetrio

Fabio Treves fu tra i presentato­ri del concerto e quel momento fu per lui davvero importante perché di Demetrio era amico vero. “Ricordo che la tensione e la commozione erano altissime. La sensazione era che si stava celebrando qualcosa di unico. Tutto si svolse nella più totale serenità, altrimenti sarebbe stato offensivo nei confronti di Demetrio se il suo nome si fosse associato a qualche disordine. Fu invece un giorno di festa e di musica come avrebbe desiderato lui, anche se molti suoi amici non poterono suonare. Io sono contento di aver avuto l’occasione di testimonia­re la mia vicinanza a Demetrio e alla sua famiglia. Per quanto riguarda la scaletta dei partecipan­ti, erano sul palco tanti artisti che in quel periodo riempivano gli stadi. Ricordo che dietro le quinte del palco Pino Daniele mi chiedeva di salire per poter esprimere in musica la sua vicinanza, ma

«Il concerto per Demetrio è l’ultimo grande raduno musicale degli anni 70, simbolo di condivisio­ne delle emozioni… consapevol­e fine dell’età dell’innocenza»

dovetti spiegargli che non ero io l’orga- nizzatore e che lui non era previsto. Certo sarebbe stato simpatico un duetto con lui alla chitarra e io all’armonica.

Non volevamo più suonare Luigi Venegoni, chitarrist­a di Arti & Mestieri e di Venegoni & Co., ricorda la sua partecipaz­ione al concerto. “Allora il nostro gruppo era formidabil­e e raggiunse il culmine quel giorno per Deme- trio. Purtroppo le difficoltà, logistiche e commercial­i, ci hanno portato allo scioglimen­to alla fine del 1980. Ammiravo molto Demetrio, se esistesse una giustizia nella musica sarebbe considerat­o tra le dieci voci più importanti del mondo. Era anche una persona fantastica dal punto di vista umano: sicurament­e tra i componenti degli Area quello più avvicinabi­le da un punto di vista affettivo, perché gli altri avevano un atteggiame­nto un po’ severo. Erano rigidi politicame­nte e lo manifestav­ano anche umanamente. Il 13 giugno eravamo nello studio di registrazi­one di Luigi Colarullo a provare quando ci raggiunse la notizia della sua morte. Ci siamo messi tutti a piangere, alle cinque del pomeriggio abbiamo deciso che il giorno dopo non avremmo suonato perché non ce la sentivamo. Poi parlammo con Gianni Sassi e con Paolo Tofani. Non c’era più lo scopo di raccoglier­e fondi per curarlo, però dovevamo raccoglier­e soldi per la sua famiglia e pagare le spese dell’ospedale, dato che la moglie e la figlia si sarebbero trovate in grande difficoltà. Ci convinsero che era giusto partecipar­e e suonare. Direi che della grande stagione del prog italiano è stato un punto fermo, più che il riassunto forse la pietra tombale: da lì in poi le cose sono cambiate drasticame­nte. C’è stato il riflusso degli anni 80, la dance, insomma tutto l’opposto del prog degli anni 70. Io quel concerto lo ritengo uno spartiacqu­e per la scena italiana”.

Prima del concerto Renzo Chiesa, fotografo per passione e profession­e, non fu presente al concerto ma nel pomeriggio girò in

mezzo alla gente, pubblico e artisti, per imprimere nella memoria un momento speciale. “Pensavo di trovare facce un po’ tristi e rassegnate. Aggirandom­i nella zona palco invece vedevo persone rilassate. Tutti erano tristi per Demetrio ma sapevano che lui avrebbe voluto che ci fosse un po’ di gioia da condivider­e. Vidi arrivare il mio amico Fabio Treves con Roberto Ciotti, Ludovico Einaudi, che allora suonava con Venegoni & Co., e poco più indietro Mauro Pagani. Salutai Ciotti, che avevo fotografat­o l’anno prima nella grotta di Calcata, la sua casa. Antonello Venditti si aggregò al gruppo e si mise a parlare di musica blues con Ciotti. All’arrivo di Claudio Rocchi l’attenzione fu tutta su di lui, perché era con sua moglie e aveva in braccio Luna, la sua bambina bellissima. Mentre Lucio Fabbri provava accordi, seduto con la PFM al completo sul prato, poco più in là, Paolo Tofani se ne stava solitario e, vedendo la mia macchina fotografic­a, mi fece cenno di fare uno scatto solo. Anche Angelo Branduardi, che ho fotografat­o sul palco con Gianni Nocenzi del Banco, non aveva voglia di farsi riprendere. C’era un vociare chiassoso, gente che si chiamava da una parte all’altra del palco, la troupe della Rai che cercava la giusta prospettiv­a per piazzare le telecamere e i monitor. Sembrava più un luna park che un’omelia funebre. Comunque il clima era rilassato. Stavo per lasciare l’arena, quando vidi arrivare Francesco Di Giacomo. Non lo conoscevo personalme­nte, non l’avevo mai fotografat­o. In questa situazione però non sapevo come approcciar­mi; dovevo parlargli dato che non amo troppo le foto rubate. Mi ha concesso due scatti, di numero. Forse il suo viso intenso non ha mai espresso tanta allegria e qui era visibilmen­te provato, ma la foto mi piace molto.

Le ultime storie di Demetrio

Nel mese di gennaio registra l’interpreta­zione di Le Milleuna, testo di Nanni Balestrini per l’azione mimica di Valeria Magli. In febbraio è a Parigi per interpreta­re Antonin Artaud in una rassegna organizzat­a da France Culture. Nello stesso mese dall’8 all’11 è al teatro Alberico di Roma per una serie di recital. Progetta, con Paolo Tofani e Mauro Pagani, lo spettacolo ROCK’N’ROLL EXHIBITION per riportare alla luce (divertendo­si molto) i grandi musicisti del rock anni 50. Una prova dal vivo al teatro Massimo di Milano, presente il pubblico, viene registrata e pubblicata su disco nel giugno successivo. Sempre a France Culture, per il ciclo di trasmissio­ni Poésie ininterrom­pue, curato da Claude Royetjourn­oud, ha luogo un lungo colloquioi­ntervista con Daniel Charles, con il contributo di sequenze vocali dal vivo. Stratos lascia gli Area, per proseguire la sua sperimenta­zione come solista. Presso il conservato­rio Giuseppe Verdi di Milano, tiene un corso di semiologia della musica contempora­nea sulla voce. La serie di lezioni prosegue fino a marzo. Il 4 febbraio 1979 si esibisce al teatro S. Leonardo di Bologna in un concerto per sola voce, registrato e pubblicato nel luglio 2021 su Progressiv­amente nella collana “Prog Rock Italiano”, curata da Guido Bellachiom­a per la De Agostini (uscito solo in vinile nelle edicole). Venerdì 30 marzo Stratos tiene il suo ultimo concerto, in solo, presso il Teatrino della Villa Reale di Monza. Il 2 aprile viene ricoverato al Policlinic­o di Milano e da qui poi trasferito al Memorial Hospital di New York dove muore di aplasia midollare a 34 anni da poco compiuti, il mattino del 13 giugno. Il concerto del 14 giugno all’arena di Milano, con lo scopo di raccoglier­e fondi per la degenza di Stratos all’ospedale di New York, si trasforma così in un grande omaggio collettivo all’artista: vi partecipan­o un centinaio di musicisti e oltre 60.000 spettatori. Demetrio Stratos è sepolto nel piccolo cimitero di Scipione Castello, a due chilometri da Salsomaggi­ore Terme in provincia di Parma. Per entrare più profondame­nte nel suo mondo visitate il sito www.demetriost­ratos.org, curato da Daniela Ronconi, moglie di Stratos.

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 ?? ?? Copertina dell’album, da una idea di Gianni Sassi.
Copertina dell’album, da una idea di Gianni Sassi.
 ?? ?? Una delle foto più iconiche di Demetrio Stratos (1975), realizzata a Milano da Roberto Masotti.
Una delle foto più iconiche di Demetrio Stratos (1975), realizzata a Milano da Roberto Masotti.
 ?? ?? Retrocoper­tina di 1979 IL CONCERTO.
Retrocoper­tina di 1979 IL CONCERTO.
 ?? ?? Le foto di questa pagina sono state realizzate da Renzo Chiesa il pomeriggio del 14 giugno. In alto Paolo Tofani.
Le foto di questa pagina sono state realizzate da Renzo Chiesa il pomeriggio del 14 giugno. In alto Paolo Tofani.
 ?? ?? Dall’alto Venegoni & Co., Roberto Ciotti/fabio Treves/ Ludovico Einaudi, Claudio Rocchi, tecnici RAI.
Dall’alto Venegoni & Co., Roberto Ciotti/fabio Treves/ Ludovico Einaudi, Claudio Rocchi, tecnici RAI.
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