MASTER OF REALITY
(21 luglio 1971)
La Vertigo Records comincia a investire davvero sulla band, concedendole due interi mesi nello studio di registrazione (un grande passo in avanti rispetto alle dodici ore del primo album e ai cinque giorni del secondo). L’etichetta della Spirale pubblica la prima tiratura dell’album in una lussuosa confezione con tanto di poster incluso. E d’altronde, mentre la critica continua imperterrita a dileggiare il gruppo, il pubblico, supremo giudice, premia i Sabbath portando il terzo disco all’ottava posizione delle classifiche britanniche. Tony, che qualche anno prima aveva perso due falangi della mano destra, per esprimer- si al meglio decise di abbassare l’accordatura della chitarra di mezza tonalità. In questo modo il sound dei BS riuscì a esplorare atmosfere particolarmente cupe, in aggiunta alla scrittura che resta di altissimo livello. REALITY è dunque latore di nuovi cavalli di battaglia, dalla sincopata Sweet Leaf, ode alla marijuana, introdotta da un colpo di tosse del chitarrista, alla cavalcata Children Of The Grave, che con le sue terzine galoppanti sarà evidente fonte d’ispirazione per gli Iron Maiden, futuri colossi dell’heavy metal inglese. Non manca l’episodio sognante, ma non meno sinistro, identificabile in Solitude, sorta di vaso di coccio, con echi folk progressivi, dove Iommi suona flauto e pianoforte, posto tra le crudeli frustate di Lord Of This World e Into The Void, un brano, quest’ultimo, al quale Iommi dona almeno tre velocità diverse, con il lancinante riff principale dispiegato su quella intermedia. Orchid è una breve ballata strumentale di sola chitarra acustica, che evidenzia il gusto sopraffino di Iommi. Semplificando al massimo i concetti, restiamo in zona capolavoro.