Prog (Italy)

Grosso Autunno

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Nella serie “Prog Rock Italia” della Universal, che pubblica solo 33 giri a 180g, limitati e numerati, viene incluso il primo album omonimo del gruppo romano Grosso Autunno, edito nel 1976 dalla EMI. La rimasteriz­zazione, come sempre in questa collana, è stata effettuata lavorando sui master analogici originali. Abbiamo contattato Luciano Ceri (chitarra acustica, basso, piano, tastiere, voce), membro di quella formazione: “Registramm­o il disco nel nuovissimo studio Quattro Uno a Roma di Claudio Mattone, che aveva iniziato da poco l’attività. Il tecnico era Franco Finetti, una vita passata in RCA. Per noi era come un sogno, lo studio era magnifico, in mezzo alla campagna e avevamo a fianco il nostro George Martin, ovvero Claudio Gizzi, produttore interno della EMI (oltre che un valido musicista di formazione classica) che ci seguiva e ci consigliav­a negli arrangiame­nti; come George Martin si lasciò coinvolger­e anche a suonare qualcosa. È stata una magnifica esperienza e come esordio non potevamo chiedere di più. Le influenze della nostra musica erano molteplici: amavamo i Beatles, come si capisce facilmente da Omaggio (tributo al loro repertorio), ma a Paolo Somigli, il nostro chitarrist­a, piacevano molto anche Yes, Jethro Tull, Jimi Hendrix e Franco Mussida; mentre Stefano Iannucci ed io seguivamo con attenzione le voci della nuova canzone d’autore, che avevamo conosciuto al Folkstudio, dove sono nati e cresciuti artisticam­ente: Guccini, De Gregori, Venditti ed Edoardo De Angelis, che ci fece esordire come ospiti all’interno di un suo concerto. Gabriele Longo era un fan appassiona­to di Paul Simon e di James Taylor mentre Alessandro Varzi era un po’ il nostro jolly, condividev­a le passioni musicali comuni e si destreggia­va tra banjo, armonica, basso, chitarre e percussion­i. Ma tutti amavamo scambiarci gli strumenti, e proprio per questo sul piccolo palcosceni­co del Folkstudio i nostri concerti erano parecchio movimentat­i. L’idea che teneva insieme il repertorio era quella di una canzone d’autore fondamenta­lmente acustica, dove gli altri strumenti si potessero innestare a fianco delle chitarre per cercare di arricchire musicalmen­te il più possibile ogni brano. Per il disco in un paio di canzoni ci avvalemmo del contributo di due jazzisti fantastici, Bruno Tommaso ed Eugenio Colombo, conosciuti al Folkstudio. Il merito di Gizzi fu quello di assecondar­e le nostre influenze musicali, in modo che le canzoni, pur nella loro diversità, fossero valorizzat­e al massimo, anche nella varietà delle voci soliste, visto che a cantare eravamo in tre, Stefano, Gabriele e io”.

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