Prog (Italy)

Le parole di Antonella

- Guido Bellachiom­a bellak@alice.it

Antonella Caspoli è la moglie di Francesco e mi sembrava giusto che fosse con me a introdurre questa storia. Non è stato facile portarla a scrivere di lui… infatti il suo intervento è arrivato proprio sul filo di lana… “Difficile sintetizza­re in poche righe 20 anni passati insieme. Nella mia mente i ricordi inciampano tra di loro, flash, fermo immagine, la tua voce sussurrata, la tua voce che urlava piena di suono. Francesco era dolce e tagliente, gli piaceva dare l’impression­e di essere un bradipo, sornione, così evitava di fare fisicament­e, perché era molto pigro ma velocissim­o nella battuta, nell’ideare l’impossibil­e, nel vedere oltre, una fucina di idee dette e non realizzate perché il suo pensiero era già alla genialata successiva. E si annoiava se non eri al suo passo mentale, se in quella nuvola che passava non riuscivi a vederci chissà quale animale mitologico. Ti sorprendev­a con messe in scena, si divertiva a camuffare la voce, imitava Linda Blair posseduta nel film L’esorcista, si fingeva morto nel letto con tanto di occhi fuori dalle orbite. A Rio de Janeiro, tre minuti prima di salire sul palco, era scomparso; lui, sempre così preciso e puntuale sul suo lavoro e su quello degli altri, era andato a curiosare nei camerini… colpo di scena, ha aperto una tenda e sì è palesato ai suoi compagni musicisti con in testa l’enorme copricapo di piume verdi e gialle delle Oba Oba. Amava i libri in edizioni pregiate, i giornali, almeno due al giorno, informarsi di politica, leggere libri sugli indiani d’america, andare in giro per mercati, rigattieri, innamorato del ferro, dell’ottone, di tutto ciò che è fatto a mano e con un vissuto. Gli piaceva sedere al bar e costruire storie sugli avventori, da pochi dettagli insignific­anti immaginava trame di ogni tipo, dal fantastico al neorealism­o. Amava il cinema, la poesia, batteva le mani ai suoi colleghi quando ascoltava musiche o parole che lo smuovevano dentro e manifestav­a all’autore la stima, al di fuori dai ruoli. Ecco, i ruoli. Credo che Francesco non si sia mai sentito un cantante, sicurament­e un autore ma amava l’architettu­ra, aveva stima dei mastri, dei carpentier­i, dei muratori, dei tecnici e di chi ti permette di suonare… li aspettava alla fine della serata per vedere se fossero rientrati tutti in albergo o che avessero mangiato. Posso dire di quanto fosse emozionato e quanto desiderass­e avere la parte di Nim Galuu nel film Epic. Era contento come un bambino davanti a quel microfono, cercando la sincronia con il parlato di un cartone animato. Amava la cucina, rispettava le signore di una certa età che immaginava cosa avessero passato nelle loro famiglie di origine, magari sempre un passo indietro; lui in loro riusciva a vedere il sapere, non scritto, che aveva mandato avanti generazion­i. Lavorando, cucinando ricette che poi i grandi chef avrebbero fatto diventare dei piatti dai nomi lunghissim­i “sdraiati su un letto di…”. Sembra che stia parlando di un genio, di un essere superiore, di una creatura divina, non so. Sto parlando di mio marito, un uomo: Francesco Di Giacomo”. La voce di Francesco potete ascoltarla nella playlist che ho assemblato per il nostro canale Spotify

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foto Francesco Desmaele

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