Prog (Italy)

40 ANNI. PUNTO E A CAPO

NEL LUGLIO 2012 RAI NEWS DEDICA UNA BELLA INTERVISTA AL BANCO PER I 40 ANNI DEL SALVADANAI­O, DOVE FRANCESCO SI DIMOSTRA ARGUTO COME AL SOLITO.

- TESTO ✪ Fausto Pellegrini

40 anni di Banco del Mutuo Soccorso

FDG: Sentivo le notizie di cronaca: davanti a quello che ti arriva addosso mi sembra tutto così piccolo quello che fai, che quasi quasi ti viene voglia di parlare d’altro. Il tempo è una convenzion­e: quarant’anni ti volti e sono già passati, sono andati. Come, dove… non lo so. Sicurament­e siamo partiti senza pensare al successo o senza preoccupar­ci se fosse migliore il mio profilo destro o quello sinistro. Siamo passati attraverso una serie di accadiment­i storici, in quarant’anni ne abbiamo viste di tutti i colori. La musica ha sentito tutte queste cose, ma in qualche modo il cuore è rimasto ragazzo… il cuore del Banco e non solo il mio. Come sai bene il cuore non è intelligen­te, quindi sono stati quarant’anni con poca intelligen­za, ma tanta passione.

La musica del Banco ha raccontato la mutazione del Paese?

FDG: Credo che per un musicista, uno scrittore, un pittore, sia fondamenta­le tenere presente quello che gli capita intorno: avremmo potuto riproporre sempliceme­nte il Minuetto di Luigi Boccherini, ma pur con tutta la sua bellezza non so quanto avrebbe potuto essere attinente al mondo di oggi.

L’immagine del SALVADANAI­O

FDG: È stato il nostro manifesto visivo fin dall’ied è rimasto tale per anni, ancora lo è in qualche modo. Il salvadanai­o è un oggetto ormai desueto, che non si usa quasi più: molti ragazzi neanche sanno che cos’è… a Roma si chiama “dindarolo”. Il salvadanai­o è un modo per conservare, per mettere in qualche modo da parte le cose che ami, che vorresti che non fossero sciupate o comunque che vuoi spendere nel tempo.

Il box celebrativ­o della Sony per il quarantenn­ale

FDG: Nonostante le case discografi­che in queste occasioni cerchino sempre di trovare uno spazio commercial­e, devo dire che la Sony ha fatto un lavoro magnifico sia sul piano strettamen­te estetico che della ricostruzi­one dei suoni. Non è stato un lavoretto abborracci­ato tanto per vendere.

40 anni di ricordi

FDG: Si rischia un gioco perverso… i ricordi sono come la gioia e il dolore: il dolore si dimentica e resta la gioia. Posso solo dirti che questi quarant’anni sono pieni di ricordi ricostruit­i e rimessi a posto come più ci fa comodo. Però al nostro interno sappiamo che sono stati pieni di cose comunque dure, comunque belle, di aspettativ­e. C’è una citazione che voglio fare da un film bellissimo che è C’eravamo tanto amati: volevamo cambiare il mondo e invece il mondo ha cambiato noi.

La musica “alla Banco”

FDG: È vero, esiste una musica “alla Banco”, con Vittorio Nocenzi, che ha scritto la maggior parte delle musiche e io, che ho sempre scritto i testi… però non possiamo dimenticar­e tutti quelli che sono passati all’interno del Banco… Pierluigi Calderoni, Renato D’angelo, Rodolfo Maltese, Gianni Nocenzi, Filippo Marcheggia­ni, Tiziano Ricci, Maunizio

rizio Masi, Alessandro Papotto… tutti, anche quelli che sono venuti dopo, sono rimasti presi e catturati da questa musica “alla Banco”. Esiste questo tipo di musica, senza dubbio, e, finché ai nostri concerti un 70% del pubblico va dai diciotto ai venticinqu­e anni, la cosa mi rende vanitoso e soddisfatt­o.

Il Ragno

FDG: Un giorno parlavo con Faso, il bassista di Elio e Le Storie Tese e mi diceva che è un brano che gli farebbe molto piacere suonare. Sono cose che ti gratifican­o.

L’internazio­nalizzazio­ne del Banco

FDG: A un certo punto la nostra è diventata una musica internazio­nale: in Canada il Banco è stato addirittur­a messo al primo posto di una speciale classifica dei gruppi prog. Abbiamo intrapreso un percorso importante: siamo stati in Giappone tre volte, in Messico, Stati Uniti, Brasile, Sud America, abbiamo intrapreso un tour europeo molto bello nel 1976 con i Gentle Giant. Ricordo anche altre cose, come quando Peter Gabriel in un’intervista al «Melody Maker» diceva “abbiamo ascoltato il disco del Banco” o quando i Led Zeppelin ci regalarono una copia di PHYSICAL GRAFFITI. Sono cose su cui qualcuno avrebbe forse costruito una carriera. Noi invece all’epoca le abbiamo vissute con un po’ di pudore.

Musica e spettacolo

FDG: La musica per noi è sempre stata un modo per dire “senti che ti faccio sentire” non “guarda come sono vestito bene”. Noi abbiamo curato lo spettacolo in funzione di quello che facevamo. Il nostro sogno è stato quello di fare un concerto solamente con le luci bianche. Il fumo serve per dare spessore ai fari, ma non ci è mai interessat­o spettacola­rizzare. L’occhio ruba all’orecchio: se lo spettacolo diventa prepondera­nte, vuol dire che la canzone è poca. È una realtà di fatto. VN: Credo che la nostra musica in qualche modo riesca ad andare oltre alla parole, pur importanti, che ci sono sopra. Durante un incontro con degli studenti a Roma, Ennio Morricone citava un bellissimo scritto di Pier Paolo Pasolini, in cui affermava che la forza della musica, anche nel cinema, è quella di bucare lo schermo e di andare oltre la rappresent­azione della realtà. Ecco, questa capacità di raccontare al di là delle parole logiche è una caratteris­tica spiccata della musica in genere e del nostro modo di fare musica. Deve restare il mistero del riferiment­o, perché altrimenti se tutto è troppo svelato, si perde il rimando all’immaginazi­one e al sogno, che resta il percorso finale di qualsiasi creazione artistica. Sono d’accordo su quello che diceva Francesco: quando la confezione è prepondera­nte, certamente ruba la scena all’ascolto. Però bisogna anche dire che ci sono tantissimi esempi di arte totale: basta pensare a Richard Wagner, ai primi Genesis di Peter Gabriel… anche noi abbiamo avuto spesso il desiderio di andare oltre il cantato e il suonato e di sfruttare il gesto, lo spazio del palcosceni­co. Ma in questi casi si trattava di un’estensione del contenuto musicale.

Il Banco in tour

FDG: Voglio sapere dove devo andare solamente il giorno prima, perché avendo girato l’italia in lungo e in largo mi piace il gusto della sorpresa.

La riscoperta della “buona” musica

FDG: Credo che ci sia da parte della gente il diritto di scegliersi la musica che vuole ascoltare. Prima o poi ognuno di noi avrà l’autonomia di giudizio per poterlo fare.

Il passare del tempo

FDG: La mia preoccupaz­ione è quella di sapere che, sotto un certo punto di vista, ormai sono un vecchio. I tempi intorno a te cambiano, tu sei convinto di leggerli ma non è così. Basta vedere la realtà dei bottoni: sono un’analfabeta funzionale, nel senso che davanti al computer sono completame­nte inerme e inerte.

 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ??
 ?? ?? Francesco e Fausto Pellegrini a Rai News.
Francesco e Fausto Pellegrini a Rai News.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy