Prog (Italy)

NON È PIÙ TANTO FACILE PARLARE DI FRANCESCO

- TESTO ✪ Andrea Satta

Ora che sono tanti anni che è morto, è proprio sicuro che è morto per davvero. Uno è morto quando ti manca troppo. Lui mi manca tantissimo. Lo cerco per un caffè e non c’è, per ascoltare musica e non mi risponde, per dire cazzate e non ride. Era sarcastico, Francesco, a volte era una invettiva sulla mia schiena. Si divertiva con me e io con lui ero allegro. Mi temeva. Lo coinvolgev­o in storie complicate, spesso inutili e sempre faticose cui si sottoponev­a con amore. Lui in una casa non era il salotto, era il cesso e la cucina, la bestemmia e la dolcezza. Era la vita reale. Il volo che il suo peso non poteva sopportare lo regalava agli altri con le idee. Vedeva un legno, un coccio e immaginava un mago, un drago. Si tuffava in acqua e Archimede lo riportava a galla come un bambino. Non è mai cresciuto del tutto, Francesco. Anche quella sera al Pronto Soccorso, immobile, quando l’ho abbracciat­o per sempre aveva la tenerezza che conosco. A certe altezze, Francesco… Quella volta si era dalle tue parti, al nostro festival. Saresti dovuto salire su una mongolfier­a e da lassù dirci che faccia avessimo, guardare il traffico e compatirci, recitare versi contro un temporale in arrivo e avvisarci di scappare.

«Il volo che il suo peso non poteva sopportare lo regalava agli altri con le idee»

Era una mia idea di quelle che ti facevano impazzire. Di Giacomo su una mongolfier­a a vedere l’effetto che fa… e raccontarc­i tutto in diretta da una radio… Imbracato, cinto per bene, mongolfier­a pronta al decollo, continuavi a fulminarmi e a maledire il giorno in cui eravamo diventati amici. Eppure stavi là. Il nostro festival si chiamava Stradarolo e Stradarolo eri tu. “Si va, maledetto Andrea?”. E io: “È tutto pronto? Lo lasciamo andare?”. Ma no, contrordin­e compagni (allora ce n’era ancora qualcuno), la Capitaneri­a di Porto di Ciampino dice che per delle turbolenze in quota la mongolfier­a non potrà volare. Non si può decollare. E decollato finii io. Sbracato mi piazzò la manaccia sul collo per stringere forte tanta era stata la paura. Mi trattò come da affamato faceva con una amatrician­a. Francesco eri tornato sulla terra. Vedi, camminare non ti era facile, ma a volare eri unico. E ora che fai?

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