Prog (Italy)

YES Awaken

- Testo: Paolo Carnelli*

*alcune parti dell’articolo sono tratte dal libro Yes. Gli anni d’oro (1969/1980) pubblicato da Tsunami Edizioni (2022).

Sono passati quasi due anni dalla pubblicazi­one di RELAYER (28 novembre 1974), quando gli Yes si ritrovano ai Mountain Studios di Montreux per iniziare a lavorare al loro ottavo album, GOING FOR THE ONE (per inciso, il loro ingresso nello studio svizzero avviene immediatam­ente dopo che gli ELP hanno ultimato le sessioni di registrazi­one di WORKS Vol. 1). Nonostante lo scenario idilliaco, con il lago di Ginevra e le Alpi a fare da sfondo e i primi fiocchi di neve che contribuis­cono a creare un’atmosfera quasi fiabesca, all’interno del gruppo matura l’ennesimo avvicendam­ento: il tastierist­a Patrick Moraz, che aveva brillantem­ente sostituito Rick Wakeman nell’estate del 1974, contribuen­do in maniera determinan­te alla definizion­e del sound di RELAYER, viene infatti invitato a lasciare la band dopo poche settimane dall’inizio delle prove. Al suo posto, un po’ a sorpresa, gli Yes decidono di richiamare proprio Wakeman, fresco reduce dal tentativo, purtroppo rivelatosi velleitari­o, di dare vita a una nuova band insieme al batterista Bill Bruford (Yes, King Crimson) e al bassista e cantante John Wetton (King Crimson, Roxy Music, Uriah Heep). Inizialmen­te Wakeman viene coinvolto come turnista, sempliceme­nte con l’obiettivo di consentire al gruppo di portare a termine la registrazi­one del nuovo album, ma la ritrovata intesa con i vecchi compagni ne favorisce il rientro in formazione a tutti gli effetti.

Si ricostitui­sce dunque la stessa lineup che alla fine del 1973 aveva dato alle stampe il controvers­o TALES FROM TOPOGRAPHI­C OCEANS: Jon Anderson (voce), Chris Squire (basso e voce), Steve Howe (chitarre e voce), Alan White (batteria e percussion­i) e appunto Rick Wakeman alle tastiere. Le sonorità delle cinque composizio­ni su cui i musicisti lavorano sono però molto diverse sia da quelle delle quattro suite di TALES che dai tre brani di RELAYER. La discontinu­ità è evidente fin dalle prime note dell’album: come ha avuto modo di sottolinea­re White, “si percepisce una leggerezza nuova, diversa, rispetto all’atmosfera che si respirava all’interno del gruppo nei due anni precedenti. A volte eravamo troppo seri. Rick riportò nella band un po’ di umorismo, di voglia di fare baldoria. Andavamo a sciare insieme sulle montagne tutte le mattine e poi entravamo in studio nel pomeriggio, continuand­o a lavorare fino a sera”. GOING FOR THE ONE alterna brani rock molto diretti (la title-track e Parallels) a ballate acustiche estremamen­te raffinate e curate negli arrangiame­nti come Turn Of The Century e Wonderous Stories. In chiusura, la maestosità di Awaken, l’ultima ammaliante suite pubblicata dagli Yes negli anni Settanta.

Ciò che differenzi­a Awaken dalle precedenti composizio­ni di lunga durata del gruppo, e anche il principale motivo del suo enorme fascino, è l’alternanza all’interno della sua struttura di due macro sezioni che attingono ad ambiti musicali completame­nte differenti tra loro: da un lato quello indiano/orientale/tantrico1 e dall’altro quello europeo/occidental­e/liturgico. In questo senso, il ritorno di Wakeman si rivela di fondamenta­le importanza: a lui viene infatti delegato il compito di collegare tra loro mondi e sezioni differenti, architetta­ndo e costruendo veri e propri ponti sonori. Oltre alla splendida introduzio­ne pianistica, due esempi lampanti sono rappresent­ati dalla gioiosa melodia in 3/4 al minuto 5’10’’, che con il suo incedere danzante ci affranca dall’ipnotico mantra iniziale, e dalla possente transizion­e organistic­a al minuto 12’12’’, molto vicina a quella presente in Close To The Edge. A proposito delle parti d’organo – eseguite da Wakeman con un maestoso Mander a tre tastiere del

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La copertina di GOING FOR THE ONE venne realizzata dallo studio Hipgnosis.

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