Che epoca incredibile…
Giordano, oggi collaboratore di «Prog Italia», è un giornalista musicale che viene dalla fine degli anni Settanta e nel corso del tempo ha incrociato i sentieri musicali con riviste e radio. Nel 2005 ha pubblicato per Editori Riuniti il libro Anni 70 – Generazione Rock, ristampato nel 2018, dove Le Orme, non solo di UOMO DI PEZZA, trovano ampio spazio. Di seguito le parole di Toni Pagliuca. L’impegno e i sogni
Qualcosa vive ancora nella mente e nei sogni di tanti giovani. Alla musica dei 70 non sono interessati solo i nostalgici, fortunatamente, ma anche altri che apprezzano il serio impegno che c’era dietro. Traspare che non si pensava altro che a suonare nel migliore dei modi, perfezionarsi e misurarsi con un nuovo stile. Le Orme non hanno praticato l’impegno politico, ma in tal senso c’era un equivoco da parte di una parte di pubblico. Nel 1971 abbiamo fatto uscire COLLAGE, che ha avuto un successo immediato e questo deve aver infastidito qualche gruppo. Vederci in classifica scatenava certamente gelosie. Successo ribadito clamorosamente l’anno successivo con il singolo Gioco di bimba. Così ci hanno appiccicato l’etichetta di venduti. Siamo stati contestati una sola volta, per il costo del biglietto d’ingresso, esclusivamente con volantini. Le Orme hanno scelto di lavorare sulla musica e la rivoluzione l’hanno fatta artisticamente.
Prima di tutto la libertà
Non ci siamo impegnati con nessun partito, però anche noi eravamo vicini ai bisogni della gente. Per esempio, in CONTRAPPUNTI, nella canzone Maggio, facciamo notare che Cristo e Marx avevano dei punti in comune; nelle nostre canzoni si parla di aborto e prostituzione ma sono stato tacciato di moralismo. Oggi devo dire che la cosa mi fa piacere, dato che manca ogni senso di morale. Noi eravamo moralisti? Di questo me ne vanto ancora. Non accetto il binomio capelli lunghi uguale drogato. Le Orme non hanno mai fatto uso di droga per suonare, l’abbiamo provata quando siamo andati a Londra e Los Angeles. Ci siamo avvicinati per curiosità, perché, leggendo che tutti ne facevano uso e parlandone in televisione, sembrava un obbligo provare per non sentirsi emarginati. Fossimo stati psicologicamente fragili ci saremmo fatti prendere dal meccanismo. I cantautori politici sono stati isolati dal movimento rock perché si presentavano solo con chitarra e voce. I cantautori, quelli tradizionali, hanno poi avuto i favori del pubblico perché hanno trovato una strada vuota da percorrere. I gruppi stentavano a restare uniti. Noi come Orme ci facevamo del male da soli: i nostri album erano uno diverso dall’altro, ma sempre intrisi di una ricerca onesta. I cantautori hanno fatto strada perché davano un senso alla parola, cosa che noi gruppi abbiamo sempre trascurato”.
La critica
La critica ci stuzzicava e noi eravamo spronati a mostrare i muscoli, dimostrare cosa sapevamo fare. Noi abbiamo rotto lo schema delle canzoni con COLLAGE, ma anche quelle di UOMO DI PEZZA non hanno similitudini con la tradizione italiana. Usavamo arrangiamenti modernissimi. Ci arrivavano critiche dalla radio, Per voi giovani per esempio, mentre «Ciao 2001» ci teneva su di giri con continue interviste e perfino copertine, questo ci ha aiutato a chiarire la nostra posizione. In televisione ci siamo andati poco perché non volevamo suonare in playback, l’abbiamo scartata a priori come possibilità.