Quella copertina “scandalosa”
Pasini è un disegnatore italiano contemporaneo legato al fumetto erotico, più che adatto, quindi, a parlare di NUDA e di Crepax: “Se c’è una sensazione particolare che le nuove generazioni non hanno apprezzato appieno (in tempi all’insegna della velocità e della fruizione immediata) è la magia che costituiva la copertina del caro, vecchio (diciamo vintage, via) Lp. L’emozione del 33 giri e della sua cover hanno comunque segnato generazioni nei decenni scorsi, anche perché spesso e volentieri la copertina era un compendio del contenuto musicale, non solo un “ornamento visivo”. Fruirne la visione in grande (rispetto alla copertina di un Cd) era un ulteriore viatico per immergersi nella musica di riferimento; in particolare ciò avveniva con alcune copertine prog, che erano dei veri e propri quadri d’autore (Roger Dean ne è stato di sicuro uno dei portavoce più illustri). Se all’argomento aggiungiamo il tema “pin-up”, per me, che ne sono appassionato fruitore e disegnatore da tempo, è “carambola e filotto”! E in Italia, se parli di pin-up e sensualità disegnata, il pensiero non può che andare al maestro Guido Crepax (scomparso nel 2003): uno dei nomi più importanti per il costume, l’immaginario (e una certa iconografia), particolarmente negli anni 60/70. Celebre per la sua Valentina, Crepax aveva iniziato in realtà disegnando diverse copertine di dischi, passando dalla musica leggera italiana al jazz: da Massimo Ranieri a Johnny Dorelli fino a Gerry Mulligan, Lee Konitz e Louis Armstrong (per citarne solo alcuni). Illustrò anche libri musicali a carattere biografico per la Lato Side editori: Genesis, Jim Morrison, PFM, Sinatra. Non fu l’unico, naturalmente: Andrea Pazienza disegnò, tra gli altri, per la PFM, Hugo Pratt per Sergio Endrigo e Paolo Conte, senza dimenticare (ultimo ma non ultimo) Tanino Liberatore per Frank Zappa. Crepax disegnò NUDA, la sua cover più celebre, senza rendersi conto che sarebbe passata alla storia. E in effetti, a proposito di godibilità per gli occhi, la copertina era sorprendente già solo per il fatto che si apriva in tre parti, svelando una lunga, sinuosa e al contempo delicata e assolutamente non volgare, figura erotica distesa sul prato. In copertina c’è Bianca, forse il suo personaggio meno conosciuto e al tempo stesso il più trasgressivo ed erotico. Creata nel 1968, è stata, in un certo senso, la sua prima eroina spiccatamente erotica, più di Valentina, nata nel 1965 però in un fumetto (Neutron) in cui era quasi una comprimaria, anche se ancora oggi è una delle icone del fumetto italiano. Ma Bianca, se possibile, è più spudorata, masochista e, perché no?, ninfomane. Non per nul- la nasce all’interno della rivista «Kent», tra le prime nel settore per soli uomini. Caratterizzate da una forte componente onirica e surreale, le sue avventure erano palesemente erotiche e piuttosto spinte, soprattutto se viste nel contesto sociale di quegli anni. Elementi fetish e sadomaso danno l’impronta al corpus (in tutti i sensi) erotico dell’opera. Due sono i momenti fondamentali per capire Bianca. Il primo è La casa matta, lunga storia kafkiana in cui è prigioniera dei suoi sogni, dove onirico e reale si mescolano, sconfinando oltre ogni limite possibile; la seconda si intitola I viaggi di Bianca. Leggendole scoprirete che sono graficamente senza tempo, anche per l’originale impaginazione delle vignette, autentico marchio di fabbrica dell’autore milanese.
Nella copertina del vinile Bianca viene raffigurata distesa come una naufraga (anche se non sembra essere a disagio)… sorta di Gulliver al femminile, attorniata da tanti animali della savana che si muovono e si arrampicano sul suo corpo nudo e sensuale.
Nel frattempo alcuni esserini (lillipuziani) si arrampicano sulle lunghe ciocche dei capelli neri e mentre scrutiamo e analizziamo la ricchezza dei dettagli dell’artwork, il maestro sembra volerci introdurre maliziosamente al primo brano del disco: Maya desnuda.
Il rimando all’opera di Francisco Goya è immediato, anche se, pur essendo entrambe due figure distese, la nostra Bianca è trasgressivamente più sfacciata nel mostrarci senza remore il suo “lato B”. Le note ruvide della chitarra di Bambi Fossati sembrano voler coniugare l’onirismo della psichedelia con la sensualità del lirismo hendrixiano in un mix che ben si abbina all’immagine… onirica e sensuale come Bianca. E con buona pace di chi magari penserebbe che prog e sexy non possano andare d’accordo perché troppo distanti tra loro. Eppure la chiave del prog è proprio quella di essere una musica senza confini, che sa inglobare elementi che altrimenti sarebbero improbabili se accostati tra loro.
E quindi perché non la sensualità? Che poi di copertine con elementi di trasgressione o nudità alla fine ce ne sono anche nel prog in realtà, ma questa è un’altra storia…