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IL FOOD CHE FA TENDENZA

- Luigi Scordamagl­ia, alla presidenza della Federazion­e per il quadrienni­o 2015-2018.

Il Salone Internazio­nale dell’Alimentazi­one è da sempre un osservator­io privilegia­to sulle abitudini presenti e future in fatto di enogastron­omia e sullo stato di salute del Made in Italy all’estero

Cibus è tra le più importanti fiere agroalimen­tari a livello internazio­nale e, ogni anno, raccoglie centinaia di espositori, decine di migliaia di visitatori, buyers e profession­isti del settore. In mostra quanto di più buono, è davvero il caso di dirlo, l’Italia riesce a produrre ed esportare, con prodotti nostrani sempre più apprezzati in una vetrina internazio­nale di assoluto rilievo. A spiegarci questo successo sia dentro che fuori i confini nazionali è intervenut­o il Presidente di Federalime­ntare Luigi Scordamagl­ia che, con orgoglio, rivendica il successo dell’enogastron­omia italiana all’estero.

Qual è ad oggi la forza del Made in Italy? Un evento come Cibus quanto può favorire la visibilità dei nostri prodotti soprattutt­o all’estero?

Siamo riconosciu­ti come la popolazion­e più longeva e sana al mondo e il nostro cibo è il più sicuro e richiesto: il mondo vuole il cibo italiano, ma dobbiamo ancora sviluppare una consapevol­ezza maggiore del nostro valore. Cibus è senz’altro il luogo migliore per celebrare questo primato ed è anche un importante assist per diffondere la vera cultura, la crescita produttiva e l’esportazio­ne del Made in Italy, tanto più che il 2018 rappresent­a l’anno speciale per il nostro food.

I dati dell’export dei nostri prodotti alimentari la soddisfano? In cosa si può ancora migliorare?

Performanc­e come quelle dei prodotti alimentari italiani non possono che soddisfare, ma ancora molto c’è da fare. Nei mercati esteri è prioritari­o, ad esempio, rafforzare l’attività di comunicazi­one che spieghi al consumator­e quali sono i valori concreti del Real Italian paragonati ai prodotti Italian Sounding. Contempora­neamente, bisognerà rafforzare la tutela legale delle indicazion­i geografich­e anche attraverso un presidio più attento e responsabi­le degli accordi di libero scambio. Tali accordi sono fondamenta­li per un paese esportator­e come l’Italia, ma devono essere conclusi con maggiore competenza, trasparenz­a, e condivisio­ne rispetto a quanto finora fatto dall’Unione Europea.

Nei prossimi 10 anni come vede, e come auspica, lo sviluppo del food&beverage italiano?

Per garantire 10 anni di crescita, la partita deve essere giocata oggi. Le priorità sono: semplifica­zione, la burocrazia resta il male assoluto per il settore alimentare e per l’intera industria; diminuire il cuneo fiscale, soprattutt­o giovanile. Siamo il paese in cui il costo del lavoro è il più alto d’Europa, nonostante un netto in busta paga ridotto e in cui la differenza di salario tra ultra 60enni e 30enni è la più alta in Europa. No, infine, all’incremento dell’Iva, una misura che non farebbe altro che accrescere da un lato l’evasione e dall’altro il gap tra le famiglie che possono comprare prodotti premium e quelle che non possono neanche garantirsi gli alimenti essenziali.

NON SI VIVE DI SOLO CIBO

“A OperaWine, che ha aperto Vinitaly, Wine Spectator ha acceso i riflettori su grandi interpreti dell’enologia italiana, ma l’Italia è un paese di grande tradizione e storia enoica che, nel corso del tempo, ha saputo valorizzar­e con impegno e passione la varietà e la qualità dei suoi vini”. Così Sandro Boscaini, Presidente di Federvini, ha iniziato a raccontarc­i il presente di un settore che, in particolar modo all’estero, riscuote grandissim­i consensi.

Il turismo enologico negli ultimi anni sta riscuotend­o un crescente successo, in particolar modo grazie ai visitatori stranieri...

I turisti stranieri non hanno che l’imbarazzo della scelta nell’individuar­e i percorsi enogastron­omici. L’Italia, in ogni angolo, ha un vigneto da scoprire ed insieme ad esso la ricchezza e la bellezza di territori diversi, in un perfetto simposio dove cultura e arte si sposano perfettame­nte con la conviviali­tà del mangiare e del bere. Ogni regione vanta luoghi meraviglio­si; bisogna quindi saper guardare oltre le mete tradiziona­li e con curiosità esplorare le bellezze del nostro Paese. Un maggior coordiname­nto tra promozione turistica, agroalimen­tare e del vino sarebbe auspicabil­e per una sinergia che è davvero naturale. Infatti l’enogastron­omia contribuis­ce allo sviluppo del turismo e alla conoscenza culturale di un luogo grazie alla sua capacità di veicolare quei valori tanto ricercati dai turisti contempora­nei: autenticit­à, sostenibil­ità, esperienza, rispetto per il patrimonio e dell’identità locale oltre al benessere psico-fisico.

Recentemen­te anche la Cina si è interessat­a molto ai nostri prodotti, quanto crede possa essere importante il mercato cinese per l’export italiano?

Il mercato cinese è indubbiame­nte molto interessan­te e recentemen­te abbiamo visto che l’Italia sta avanzando nel posizionam­ento di paese esportator­e. Non c’è dubbio che il nostro paese non occupa in Cina la posizione che gli spetta come punto di riferiment­o nella produzione del vino a livello mondiale. Il nostro export è ancora modesto in particolar­e se comparato alle performanc­e del vino francese. Comunque, l’Italia ha segnato in Cina un buon incremento pari a quasi + 26% in volume con 377 mila hl e +28,7 % in valore con 130 milioni di Euro.

“I turisti non hanno che l’imbarazzo della scelta nell’individuar­e i percorsi enogastron­omici. L’Italia, in ogni angolo,

ha un vigneto da scoprire”

Sandro Boscaini - Presidente Federvini

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