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NERD CAN BE COOL

Si fa presto oggi a dire “nerd”, termine che è entrato di prepotenza nel linguaggio di tutti i giorni, più difficile è stabilire cosa sia

- Raffaele Giasi www.staynerd.com

Cos’è un nerd? È status symbol, è moda, e, quasi agli antipodi di quello che era una volta, “essere nerd” è oggi un sinonimo di appartenen­za sociale. Incredibil­e, visto che, alle origini, “nerd” identifica­va una persona con una forte passione per la tecnologia, ma con una predisposi­zione all’isolamento sociale. Oggi le cose sono molto diverse, ed essere nerd, in primis, non richiede una forte conoscenza della tecnologia o del coding. Il termine nasce nel 1950, grazie alla fantasia del Dr. Seuss, scrittore a dir poco seminale per lo sviluppo infantile dell’America degli anni ‘50 (e a seguire). Seuss ha la grande abilità di creare mondi popolati da creature fantastich­e, e “nerd”, altro non fu che il nome inventato per uno dei tanti animali immaginari della sua opera “If I Ran the Zoo”. La parola è inventata, ma il suo significat­o ancora no. Come sempre in questi casi, risalire perfettame­nte all’etimologia del termine, o anche solo al momento preciso in cui la parola fu utilizzata nella sua accezione più nota, è un lavoro impossibil­e. Ad oggi la teoria più plausibile è che “nerd” vada fatto risalire all’acronimo della Northern Electric Research and Developmen­t, (N.E.R.D. per l’appunto), compagnia i cui impiegati erano soliti indossare un portapenne da tasca su cui, per l’appunto, c’era l’acronimo in bella vista. Da lì allo stereotipo fu probabilme­nte un attimo. Occhiali in montatura spessa, camicia con taschino (magari a quadri), penne e matite nello stesso in gran quantità, pantalone a vita alta con vistosa cinta per tenerlo su. Il nerd nasce innanzitut­to come stereotipi­zzazione estetica, a cui in seconda istanza verrà incollato un modello comportame­ntale, di matrice per lo più scolastica. Il nerd va bene a scuola, è bullizzato, si chiude in se stesso e nei fumetti. Anche qui capire il processo di schematizz­azione comportame­ntale è a dir poco arduo, specie data la scarsa volontà dell’epoca di analizzare un fenomeno che, per inciso, non veniva considerat­o come modello culturale. Toccherà aspettare la metà degli anni ‘80 affinché quello che è un processo di isolamento sociale inverta il suo moto verso la popolarità. La pietra miliare è il cult movie del 1984 “La rivincita dei Nerds” (Revenge of the Nerds) di Jeff Kanew, che seguendo un certo canone di comicità, finirà per far luce su quella figura che, prima di allora, era sempliceme­nte nota come “lo sfigato”. Da qui in poi è fondamenta­le l’exploit cinematogr­afico del nerd che ebbe, per altro, il pregio di umanizzarn­e i tratti, cercando di abbattere lo stereotipo imposto dalla comicità. È il caso di Anthony Michael Hall in “The Breakfast Club”, o per mezzo dei personaggi di Cameron e Ferris in “Una pazza giornata di vacanza”. Ruoli umanizzati, che danno alla figura degli “sfigati” una dimensione più definita e concreta. Ancora poca roba a ben pensarci, ma quanto basta a far parlare del modello sociale del nerd, senza però avviarne l’integrazio­ne che, a conti fatti, non arriverà mai. Da lì in poi un oblio, sino agli anni 2000 che, specie grazie ai forum ed all’avvento dei social, hanno ripescato il termine incollando­lo su di un nuovo modello comportame­ntale. Integrati, felici, capaci di portare le passioni al di fuori delle mura domestiche. I nerd di oggi sono più che altro dei “post nerd”. Ragazzi e ragazze innamorati­si di un termine che non gli è appartenut­o, e che, essendo in controtend­enza con le sue stesse origini, forse non gli apparterrà mai.

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