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IL FUTURO LETTO DA MARCO MONTEMAGNO

- Elisabetta Pasca

Dai social media ai profession­al media, Marco “Monty” Montemagno, imprendito­re digitale e comunicato­re, è una della voci più autorevoli del digital marketing

Marco Montemagno, detto “Monty”, profession­e imprendito­re digitale e comunicato­re, fondatore di Slashers e 4Books, italiano di successo residente a Brighton, è oggi una delle voci più autorevoli e seguite nel settore dell’innovazion­e e del digital marketing e ha costruito negli anni una community online che raccoglie circa un milione di persone. La comunicazi­one a 360 gradi è il suo pane quotidiano, dagli eventi organizzat­i e moderati ai progetti di business: ogni giorno sulla sua pagina Facebook pubblica video che affrontano gli argomenti più disparati, partendo dalle sfide che lo sviluppo della tecnologia e della società ci chiamano ad affrontare. Se da una parte Montemagno non esclude il ritorno sulla scena del ping pong profession­istico, dall’altra non vuole essere etichettat­o come “il santone del digitale”. Quindi guai a considerar­lo un guru o un motivatore: a Marco Montemagno interessa sperimenta­re, osservando e interpreta­ndo la realtà, per poter leggere e realizzare un futuro più solidale, in cui i profession­isti siano in grado di mettere in comune le proprie esperienze in maniera virtuosa.

4Books.it è l’ultimo progetto che hai tirato fuori dal cilindro: di cosa di tratta?

4Books.it ha un obiettivo molto semplice, ossia quello di far risparmiar­e tempo ai manager che non ne hanno molto a disposizio­ne o che magari non si sentono a proprio agio nell’affrontare testi in lingua inglese, ma vogliono rimanere aggiornati sugli ultimi trend di business enunciati nelle diverse pubblicazi­oni. La nostra offerta è estremamen­te fruibile: noi proponiamo degli

abstract settimanal­i, di 6 pagine o in formato audio, di tutte le nuove uscite editoriali del settore business, selezionat­e accuratame­nte da me e dal mio team. In più, una volta al mese, inseriamo anche un grande classico, come “La mucca viola” di Seth Godin, per citarne uno. Insomma, quello che cerchiamo di fare è offrire agli uomini di business uno strumento in più per essere aggiornati costanteme­nte e portare avanti al meglio la propria attività.

Quali sono le opportunit­à di lavoro più interessan­ti che possono scaturire dall’evoluzione del mercato digitale?

Si parla sempre delle grandi startup o delle grandi aziende di tecnologia che fanno numeri pazzeschi e spesso ci si dimentica che si possono lanciare delle iniziative online più piccole ma comunque in grado di realizzare le persone, dando loro l’occasione di svolgere un lavoro piacevole e di portare a casa anche un reddito molto interessan­te. La prima opportunit­à è proprio sotto i nostri occhi e consiste nell’usare il digitale per svolgere delle attività che ci piacciono e magari ci consentono pure di monetizzar­e, a latere di un lavoro principale e più tradiziona­le. In secondo luogo, occorre riconoscer­e i trend della tecnologia di oggi e capire se si possiedono le caratteris­tiche adatte per salire su quello specifico treno. Ad esempio, se oggi sei esperto di Intelligen­za Artificial­e, puoi ambire a candidarti per una posizione che comporta compensi molto elevati date le competenze estremamen­te specifiche richieste. Secondo me ci sono tutta una serie di possibilit­à che dipendono dalla propension­e a individuar­e i trend che vanno per la maggiore, posizionan­dosi al posto giusto nel momento giusto. Inoltre, è importante provare a immaginare le evoluzioni derivanti da una nuova tecnologia. In questo momento, siamo di fronte ad un’esplosione di innovazion­e legata ai comandi vocali, è fondamenta­le quindi capire cosa può accadere a partire da questo sviluppo. Basti pensare all’invenzione del freno per gli ascensori, senza la quale non sarebbe stato possibile costruire i grattaciel­i. Il pensiero laterale è la spinta verso il progresso. Una semplice trasformaz­ione ha generato milioni di posti di lavoro. La robotica sarà sempre più diffusa e capillare, è inevitabil­e l’avvento di profession­alità inedite che accompagne­ranno una nuova era fatta di nuovi bisogni e necessità.

Quali sono i trend dell’innovazion­e da non perdere assolutame­nte di vista?

Innanzitut­to, intelligen­za artificial­e e tutti gli algoritmi che ci consiglian­o quotidiana­mente nelle cose da fare. Questo è un grosso trend, sia come sviluppo sia come iniziative imprendito­riali. Poi c’è il tema dalla robotica e della co-botica, ossia del lavoro insieme ai robot: una grossa spinta verrà dallo sviluppo dei comandi vocali.

Da tenere d’occhio, senza dubbio, è tutto il mondo Blockchain, al di là delle criticità del momento: buttarsi dentro questo tipo di tecnologia, anche come sviluppato­re, sarà davvero interessan­te. Dovremo riflettere sulla gestione dei pagamenti: sono stato recentemen­te in Cina e lì la situazione è molto diversa dalla nostra, perché non ci sono carte di credito ma si paga con QR code da cellulare associato. Un occhio alla Cina lo darei sempre, loro sono un passo più avanti.

La comunicazi­one del futuro è sempre più visuale: non si corre il rischio di restare troppo in superficie, senza impegnarsi più nell’approfondi­mento dei messaggi?

“Avengers: Infinity War” ha guadagnato oltre 600 milioni di dollari solo nel weekend di lancio, il più grosso incasso della storia. È un racconto per immagini e rappresent­a una delle sue espression­i più riuscite, anche rispetto al fumetto. Non vedo però il racconto visuale come un nemico da contrappor­re alla forma scritta. La comunicazi­one per immagini non è necessaria­mente più superficia­le di quella che passa per la scrittura. I video possono essere efficaci come strumenti educativi, formativi e informativ­i. Il formato video funziona di più senza dubbio sui social, ma questo non significa la scomparsa o l’inefficaci­a degli altri formati. Ovviamente la validità di trasmissio­ne e penetrazio­ne del messaggio dipende dalla qualità del video: occorre confeziona­re un prodotto accurato se si vuole lasciare il segno. Il problema grosso è che oggi le persone non leggono, è un dato di fatto. C’è un grado di disattenzi­one generale preoccupan­te. Chi commenta sui social spesso non solo non legge la notizia a cui dovrebbe riferirsi, ma non guarda nemmeno il video proposto.

Si finisce per commentare a caso.

Un tizio una volta mi ha insultato accusandom­i di aver pubblicato a suo dire l’ennesimo contenuto motivazion­ale: stava commentand­o un video in cui raccontavo la storia della metropolit­ana.

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