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UNA FESTA PER IL PALATO

Tutte le strade portano a casa, soprattutt­o a Natale. Lo scorso anno quasi nove italiani su dieci hanno scelto di festeggiar­e con parenti e amici tra le mura domestiche, con un ritorno al “fai da te” e una riscoperta delle tradizioni regionali che si rico

- Martina Morelli

Da nord a sud, da est a ovest, i piatti della nostra penisola legati alla tradizione natalizia sono tanti

e fortemente simbolici.

Il Natale nel Bel Paese è fatto anche di profumi deliziosi che riempiono le strade e riportano in vita, ogni anno, ricette tramandate immutate da secoli. Un elenco interminab­ile di leccornie invade il Paese da nord a sud, ognuna con la propria storia e i propri segreti.

Al Piemonte, ad esempio, spettano i natali del tradiziona­le “Tronchetto”. La sua forma ricorda quella di un pezzo di legno, rievocazio­ne del ceppo di tronco di castagno o di quercia che per tradizione le famiglie contadine piemontesi di un tempo usavano conservare nella legnaia per scaldarsi la notte di Natale, in attesa della messa di mezzanotte. Il capofamigl­ia, attorniato dai suoi cari, metteva il ceppo nel camino, lo benediceva con un segno di croce, lo bagnava con del vino rosso e nel dargli fuoco pronunciav­a la formula augurale: «Si rallegri il ceppo, domani è il giorno del pane». Da qui, la leggenda secondo cui il ceppo posto nel camino dovrà bruciare per le dodici notti che intercorro­no tra il Natale e l’Epifania, in segno di buon auspicio. Da questo mix di tradizione e leggenda, è nato un dolce irresistib­ile, preparato con uova, burro, mascarpone, crema di marroni, brandy, panna e cioccolato.

Il Natale è anche l’occasione perfetta per scoprire sa- pori inusuali, come quello delle “Sebadas”, dolci della tradizione pastorizia sarda conosciuti anche al di fuori dell’isola. Preparati con il raffinato (e amarissimo) miele di corbezzolo, usato come una glassa che ricopre questi grossi ravioli di sfoglia ripieni di pecorino locale, derivano il loro nome dalla parola dialettale «seu» che ricorda la brillantez­za che il miele di corbezzolo dona a questo dolce.

Largo, infine, ai “Ricciarell­i”, dolci tipici natalizi di origine senese a base di morbida pasta di mandorle, cui si uniscono i profumi di vaniglia e cannella. La storia fa risalire l’origine di questi biscotti al Medioevo, quando il marzapane – probabilme­nte importato dall’Oriente – era lavorato per produrre i tipici dolci della città del Palio principalm­ente nei conventi o nelle vecchie botteghe di speziali. Anche se la ricetta varia di famiglia in famiglia, uguale per tutti è la lavorazion­e, che prevede un impasto con mandorle dolci, zucchero e albume d’uovo da cuocere in forno. Fondamenta­le è mantenere la forma ovale originale, aggiungere come tocco finale una spolverata di zucchero a velo e consumarli in abbinament­o al tipico Vin Santo o a un Moscatello di Montalcino.

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