NEGATIVE CAPABILITY
Non ho mai seguito da vicino la carriera di Marianne Faithfull, ecco perché non mi avventurerò in confronti con la sua produzione precedente. Eppure mi posso permettere di dire che so riconoscere quando una canzone è bella oppure no, quando un brano ti entra dentro e quando l’empatia che si crea è così forte e vibrante che si ha la pelle d’oca. Come in questo caso. La cantante londinese appartiene sicuramente a quell’elenco di artisti per i quali la musica è davvero arte, un mezzo per trasmettere idee, pensieri, suggestioni ed emozioni. Marianne Faithfull si pone di fronte allo specchio, traccia una linea nella sua vita e si guarda indietro, senza rimpianti o paure, ma con una sincerità e una fierezza che commuovono, aiutata da ballate toccanti, che arrivano dritte al cuore. Emerge la consapevolezza e l’angoscia d’invecchiare e di perdere la salute, così come il dolore delle perdite: speranze e amarezze che si fondono e si mescolano, frutto di una vita vissuta e di una maturità ormai conclamata, in cui la spensieratezza della gioventù si è trasformata in osservazione acuta e intensa della realtà personale. Un disco doloroso, certo, eppure che non trasmette disperazione in chi lo ascolta. Tutt’altro. Una sensazione di meraviglia e di conforto, nonostante tutto, ci pervaderà. Poco da dire sul nuovo album dei Therapy?, non perché sia scadente, anzi, ma proprio perché è il bel disco che ti aspetti dal gruppo guidato da Andy Cairns. Quando ci si approccia alla band irlandese c’è sempre quel ricordo, più o meno sottotraccia, di un album fondamentale come “Troublegum”, che, spesso, diventa punto di riferimento per i recensori, ma, tutto sommato anche per la band,
perché seguire modelli così virtuosi non può che far bene. Chiariamo subito che quel disco rimarrà ancora solitario nell’Olimpo, poco da fare, ma questo lavoro si può davvero far notare per canzoni più che riuscite, che hanno il profumo magico di quel classico datato 1994: secche, tese, vibranti, incazzate e con i giusti richiami a suoni familiari. Chris Sheldon sa perfettamente come rendere il suono della band snello, melodico e tagliente, ma nello stesso tempo lo modella in modo che il pugno faccia male, molto male. I temi dell’album sono quelli di una band che, da sempre, decide di non adeguarsi e che si sente fuori dal mondo: resistere, tenere gli occhi aperti
e il cervello acceso per non lasciarsi catturare da tutte queste divisioni, dai rancori e dagli incompetenti che ci circondano. Energia, muscoli, ironia e la voglia, nonostante tutto, di stare ancora una volta in trincea.
I Therapy? non deludono.