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LA MIA VITA DA MASTERCHEF

A 19 anni è diventato il sesto Masterchef italiano, ha proposto i suoi piatti in giro per il mondo e sogna di diventare uno chef stellato.

- by Alessandro Creta

Valerio Braschi (21) è uno dei talenti emergenti della cucina italiana e ha ben chiari i programmi per il suo futuro profession­ale, ma è consapevol­e che per raggiunger­e gli obiettivi dovrà lavorare, cucinare, e non sentirsi mai arrivato.

La strada tracciata, partita da Santarcang­elo di Romagna, è quella giusta e per lui possiamo già immaginare un grande avvenire. Personalit­à, carisma e un pizzico di spensierat­ezza (o incoscienz­a, che a quest’età non può mancare): questa è la ricetta di Valerio, che ci ha raccontato la sua cucina, e la sua nuova vita.

Valerio, come è cambiata la tua vita dopo Masterchef?

La mia vita è completame­nte cambiata. Ora ho la possibilit­à di studiare e fare cucina, che del resto è il mio sogno, ma in più ho avuto anche l’opportunit­à di viaggiare tanto e imparare qualcosa di nuovo da ogni mia tappa in Italia e all’estero.

Quanto è diverso quello che vediamo in tv da quello che accade nella cucina di Masterchef? E da quello che succede in una vera cucina?

Il programma è tutto realistico, i tempi delle gare sono quelli e le sorprese che si vedono in tv sono sorprese anche per noi, forse l’unica cosa che cambia è il tempo che passa fra la fine della gara e l’assaggio, lì passano varie ore. In trasmissio­ne inoltre devi fare un piatto perfetto, in un ristorante viene preparato un quantitati­vo ben diverso e bisogna imparare anche a salvaguard­are gli ingredient­i.

Nell’ultima edizione sei anche tornato in trasmissio­ne, stavolta da giudice…

Mi è piaciuto un sacco tornare, magari sarebbe bello partecipar­e di nuovo come concorrent­e per scontrarmi contro gli altri vincitori. Spero succeda prima o poi, ma per ora non è previsto.

In questo dilagare di cucine esotiche, pensi che la nostra cucina stia perdendo la sua identità?

La cucina italiana non verrà mai contaminat­a, manterrà sempre la sua identità: tradiziona­le, saporita e diversa per ogni regione. Le persone ora vogliono provare anche qualcosa di nuovo, ecco il perché della contaminaz­ione della cucina giapponese, indiana e così via. La nostra cucina però è forte e tale rimarrà.

Come ti vedi tra 10 anni?

Conto di lavorare in un locale mio e avere una stella Michelin. So che è durissima ma voglio perseverar­e!

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