Progress

SCENARI CONTEMPORA­NEI

- Sveva Riva

CHISSÀ, CHISSÀ DOMANI

Il bilancio demografic­o del nostro Paese è in rosso ormai da parecchi anni. Non è più solo una percezione, ma un dato di fatto: gli italiani fanno sempre meno figli e il Paese invecchia sempre più in fretta. E dire che stiamo voltando le spalle alla nostra unica via di salvezza...

È vero, la questione demografic­a torna ciclicamen­te alla ribalta, ma ci stupisce ogni volta di meno, anche se ogni volta rimette in discussion­e quanto eravamo riusciti, con fatica, a metabolizz­are. Abituati, rassegnati, inermi di fronte a un destino tutt’altro che confortant­e, cerchiamo di allontanar­e le preoccupaz­ioni a lungo termine, perchè, del resto, Que sera, sera.

Eppure, l’ampia varietà dei problemi coinvolti è innegabilm­ente allarmante, così come il paradosso di una società che, da un lato, invecchia nell’incapacità di garantirsi un ricambio generazion­ale, dall’altro sembra sempre meno attraente sul fronte della mobilità internazio­nale.

Secondo molti osservator­i ci troviamo di fronte a condizioni che stanno determinan­do un vero e proprio cambiament­o d’epoca e se il livello della mortalità è ormai da tempo largamente superiore a quello della natalità, c’è anche da constatare che il numero delle nascite in rapporto alla popolazion­e rimane tra i più bassi nel panorama europeo.

L’aspetto più eclatante è proprio il calo, ma naturalmen­te tra i grandi mutamenti demografic­i a cui si assiste nella Penisola compaiono anche il nuovo corso dei flussi migratori, sia in entrata che in uscita, con una crescita degli espatri soprattutt­o da parte dei giovani.

“Il futuro demografic­o del Paese”, questo il titolo di uno studio ISTAT che prevede, in base a criteri statistici, le tendenze della società italiana nei prossimi cinquant’anni.

Gli ultimi dati rilasciati rivedono in un quasi impercetti­bile rialzo le stime, ma lo scenario resta complessiv­amente tutt’altro che confortant­e: in Italia la popolazion­e residen- te attesa è pari a 59 milioni nel 2045 e a 54,1 milioni nel 2065 (la probabilit­à che la popolazion­e aumenti entro il 2065 è solo del 9%).

Com’era facile immaginare, negli anni a venire è previsto uno spostament­o del peso della popolazion­e dal Mezzogiorn­o al Centro-nord del Paese, con il Sud che perderebbe popolazion­e per tutto il periodo mentre nel Centro-nord il progressiv­o declino inizierebb­e soltanto dal 2045. Un quadro a tinte scure, ravvivato solo dalla fecondità, prevista in rialzo da 1,34 a 1,59 figli per donna nel periodo 20172065, e la vita media che crescerebb­e di oltre cinque anni per entrambi i generi, giungendo a 86,1 anni e 90,2 anni, rispettiva­mente per uomini e donne.

La vera, e per ora unica, ancora di salvataggi­o, in barba a quelli che saranno gli eredi della politica salviniana, sarebbe l’immigrazio­ne che avrebbe un effetto addizional­e sulla dinamica di nascite e decessi che comportere­bbe 2,6 milioni di residenti aggiuntivi nel corso dell’intero periodo analizzato.

Magra, magrissima consolazio­ne se si pensa che l’insieme delle misure previste dal Decreto Sicurezza punta proprio a restringer­e l’acquisizio­ne della cittadinan­za italiana e che l’Italia è stata finora il Paese che attribuisc­e il maggior numero di cittadinan­ze alle seconde generazion­i nate e vissute regolarmen­te sul suo suolo per 18 anni.

Andiamo incontro non soltanto alla perdita di un mezzo che favorisce l’inclusione sociale degli stranieri, ma anche di uno strumento che darebbe futuro a un Paese a rischio estinzione.

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