IN SALA
Dopo aver stregato il pubblico nei panni di Rupert Grindelwald nel secondo capitolo di “Animali Fantastici”, Johnny Depp è tornato sul grande schermo con un altro intrigante personaggio, protagonista di “City of Lies”.
CITY OF LIES
L’ORA DELLA VERITÀ
Chissà se nel resto del mondo vedranno questo film, che ha ricevuto la sua première mondiale al Noir in Festival di Como e Milano e che è uscito in Italia il 10 gennaio prima che fosse decisa la distribuzione in ogni parte del mondo. City of Lies infatti è stato bloccato per una serie di guai giudiziari legati al suo protagonista Johnny Depp, che avrebbe picchiato il location manager della pellicola facendo slittare l’uscita a data da destinarsi e causando un’altra causa per le perdite legate a questo ritardo distributivo.
Con Depp non c’è mai da stare da tranquilli, specie ora che la sua carriera sembra prossima al rilancio. Se infatti il secondo capitolo degli Animali Fantastici di J.K. Rowling (I crimini di Grindelwald) lo ha rilanciato presso un pubblico familiare incassando più di 600 milioni di dollari nel mondo, City of Lies avrebbe invece dovuto farlo rivalutare anche da un pubblico più adulto, dopo una serie di performance e film discutibili. Il film era pronto per fare il giro dei festival di fine estate e arrivare in sala il 7 settembre: una data chiave per il film.
In quel giorno infatti si sono celebrati i 22 anni dall’omicidio di Tupac Shakur, una delle più grandi stelle del rap americano, legato a doppio filo, nella vita artistica e nella morte, a Notorius BIG, morto qualche mese dopo in circostanze simili e spesso sospettato di essere il mandante dell’omicidio del rivale. Il film diretto da Brad Furman e tratto dal libro di Randall Sullivan che ricostruisce le indagini legate a quei casi vede Depp nei panni di Russell Poole, un poliziotto ritiratosi dopo aver indagato per tanti anni sui due omicidi nel mondo dell’hip hop ed esserne uscito ossessionato; dopo vari anni tornerà su quelle piste grazie a un giornalista, interpretato da Forest Whitaker, che deve preparare un’inchiesta sui 20 anni da quelle morti.
City of Lies è un film giornalistico e un thriller investigativo che parte da storie e indagini reali e le mescola a personaggi romanzati, ma non troppo, seguendo la scia del true crime, uno dei filoni più battuti dalla televisione contemporanea (da Making a Murder ad American Crime Story): Furman e il suo sceneggiatore Christian Contreras vogliono condensare tutte le piste, vere o false, le teorie e le smentite che hanno contraddistinto il caso che non riguardava solo la morte di due stelle, ma che ha cambiato il modo di fare rap e lo sguardo dell’opinione pubblica verso il fenomeno gangsta, con conseguenze sociali e culturali non trascurabili. Un prodotto coraggioso, in questo senso, soprattutto perché prende una posizione, arriva a una conclusione più o meno plausibile e, seppure sembra virare in territori cospirativi, descrive un’America che negli ultimi 22 anni non è cambiata, si è solo inacidita (se volete un confronto: guardate Atlanta, fantastica serie tv passata su Sky Atlantic).
City of Lies segna il ritorno di Johnny Depp al thriller poliziesco ispirato a fatti di cronaca a tre anni di distanza da Black Mass, dove però l’attore faceva la parte
del cattivo (il criminale James Bulger).
City of Lies è anche un film di caratteri, uno scontro tra due ossessioni e due modi di portarle a compimento: un detective e un giornalista, ovvero due personaggi speculari e archetipici del noir americano, soli, arrabbiati o delusi, chiusi dentro il tentativo quasi impossibile di capire il mondo in cui vivono, di trovare un filo logico nel caos quotidiano. Quasi però è la parola chiave, loro lo sanno e a quella si aggrappano, oltre che al supporto dell’altro come unico individuo in grado di poterlo capire.
Furman nel 2011 fu già fautore di un altro “rilancio”, quello di Matthew McConaughey che dopo un inizio di carriera fatto di commedie rosa e ruoli da bellimbusto d’azione con The Lincoln Lawyer trovò la strada che lo portò all’Oscar e alla considerazione globale; con City of Lies non solo firma il suo film più interessante, ma dà la possibilità a Depp di scavare dentro un personaggio come di rado - nel suo recente parterre di freak sopra le righe, smorfie e personaggi con trucco e parrucco ma senza spessore gli è capitato. Whitaker, un altro attore a cui capita di sbagliare film e ruoli, lo spalleggia con naturalezza e dà vita a un bel personaggio di ascoltatore, che come lo spettatore segue le impervie vie della cronaca per cercare di dar loro un senso.
City of Lies è uno di quei film quadrati e solidi, nella miglior tradizione del cinema medio e civile USA, di quelli che negli ultimi anni faticano a trovare spazio in luoghi diversi dal piccolo schermo ma che in questo caso sa farsi forza con un ottimo duo di attori, una narrazione dal ritmo serrato e dal taglio giornalistico, mescolando con un certo piglio le ricostruzioni e le ipotesi agli archivi, al repertorio, ai veri reduci di quegli eventi, mostrando quasi in controcampo le rughe e le ferite fittizie dei personaggi principali con quelle vere e mai ricucite dei reali protagonisti della vicenda. Un film che stando al momento vedremo solo in Italia: un’esclusiva indesiderata che in altri tempi avrebbe causato un’ondata di pubblicità, soprattutto per l’uscita americana. Ma i tempi sono cambiati e City of Lies sembra l’ennesimo colpo di un destino cinico che Depp, come uomo, non fa nulla per accarezzare e addolcire.