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IL SELCIATO DEL GIGANTE, VIAGGIO AI CONFINI DELL’IRLANDA DEL NORD

- By Beatrice Vecchiarel­li

Alcuni sostengono che, una volta tornati a casa dopo essere stati in Irlanda, si inizi a soffrire di una sorta di “mal d’Irlanda“. Un misto di nostalgia e voglia di ritornare che pochi posti nel mondo sono in grado di suscitare: uno di questi è la Giant’s Causeway, o Selciato del Gigante.

Questa meraviglia della natura, di cui esistono pochi altri esemplari al mondo, si trova infatti nella costa settentrio­nale, selvaggia e inesplorat­a, dell’Irlanda del Nord e nel 1986 è stata dichiarata Patrimonio dell’UNESCO.

Parliamo di un tratto costiero costituito da circa 40 mila colonnine di basalto che ha avuto origine decine e decine di milioni di anni da un’eruzione vulcanica. Qui i pilastri basaltici vanno a costituire infatti una sorta di trono naturale sul quale, secondo un’antica leggenda, ogni desiderio espresso verrà esaudito.Lo stesso nome, “Selciato del Gigante“, gli deriva da una leggenda, conosciuta da tutti gli irlandesi che sembrano andarne molto fieri. La storia narra che il gigante Finn McCool avrebbe costruito questa strada per poter raggiunger­e la vicina Scozia, secondo alcuni allo scopo di sconfigger­e un suo nemico, secondo altri per ricongiung­ersi con la sua amata. Quel po’ di verità che c’è in questa leggenda sta comunque nel fatto che la Scozia da qui è davvero molto vicina, tanto che nelle belle giornate senza foschia non è difficile scorgerla in lontananza, e il sentiero sembra proprio volersi spingere verso di lei.Tra le tante formazioni rocciose da scoprire ce ne sono alcune che ricordano, per la loro forma bizzarra, animali o oggetti, e alle quali sono stati dati nomi che fanno riferiment­o proprio alla leggenda di Finn McCool.

Ad esempio la maestosa barriera che fa da cornice alla costa è stata denominata “cancello del gigante“, oltre il quale si può scorgere il cosiddetto “Giant’s Boot“, e poco più in là “l’organo”, poiché le colonne di basalto sembrano rievocare le canne di un organo. E ancora il “cammello” che, secondo la leggenda, avrebbe trasportat­o Finn sul dorso, il “comignolo” e così via.In questo luogo incontamin­ato, i colori brillano in un modo quasi surreale, a cui noi, esseri urbani (e umani), non siamo più abituati: dal verde delle distese erbose al blu dell’Oceano, dal bianco della spuma ai riflessi rossastri della roccia.

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