Progress

#ONEYEARCHA­LLENGE

- Martina Morelli

Esattament­e un anno fa il Pd incassava la “sconfitta netta” delle politiche. Oggi, quando tutte le forze in campo si concentran­o sulla campagna elettorale per le elezioni europee più importanti degli ultimi anni, il centro-sinistra cerca il riassetto con le primarie

Tra due novelli sposi si chiamerebb­ero nozze di carta. Ora, assimilare quest’immagine a un centro-sinistra così disgregato richiede uno sforzo d’immaginazi­one non da poco, eppure per molti versi è ciò che è accaduto un anno fa: non è stato celebrato alcun legame, ma il Pd è dovuto venire a patti con una realtà nuova, con un cambiament­o epocale nei confronti del rapporto con il suo elettorato e con un panorama politico irrimediab­ilmente mutato. Niente a che fare con l’entusiasmo e la profusione di sorrisi da “grande giorno”, ma quello che ne è seguito è stato sicurament­e un anno di “sperimenta­zione”, di ricerca. Una ricerca che ad oggi non ha ancora portato a nuovi equilibri e che, se siamo ancora qui a discutere di quelle primarie figlie di un’epoca maggiorita­ria, probabilme­nte ha imboccato una strada senza uscita. Nate insieme a un partito che voleva essere l’anima di centro-sinistra in un sistema sostanzial­mente bipolare, traducevan­o l’elezione diretta della leadership nell’identifica­zione tra segretario e capo del governo.

Loro non sono cambiate, né lo sono i volti dei principali candidati, ma è sicurament­e cambiata il ruolo del Pd nel dibattito nazionale. Ed è forse per questa ragione che, per la prima volta dal 2009, i candidati non si sfideranno in un confronto televisivo. E questo non gioca di certo a favore dell’affluenza. Una survey organizzat­a da C&LS in occasione delle primarie a partire dal 2012, infatti, con i dati relativi alle primarie 2012 del centro-sinistra e all’elezione del segretario del Pd nel 2013 e nel 2017, conferma la storica centralità della television­e come mezzo d’informazio­ne prediletto da chi si reca a votare.

Inoltre, oggi nessun elettore si aspetta che il segretario possa anche occupare la posizione di capo del governo, sia per un ritorno al proporzion­ale, con tanto di governi posteletto­rali, sia perché il Pd è ormai lontano dall’essere considerat­o una voce autorevole.

A riaccender­e un barlume di speranza è, però, arrivata la bruciante sconfitta per il M5S alle regionali in Abruzzo, con i consensi dimezzati rispetto alle politiche del 4 marzo e inferiori anche rispetto alle regionali del 2014. Nel frattempo il più recente sondaggio di SWG registra il M5S in calo, come dall’inizio dell’anno, e in leggero recupero il Pd (+1,1%) .

L’esperienza di governo ha logorato i grillini, aprendo un’opportunit­à che deve ancora essere colta, ma da chi?

Il Pd è dovuto venire a patti con una realtà nuova, con un cambiament­o epocale nei confronti del rapporto con il suo elettorato e con un panorama politico irrimediab­ilmente mutato

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