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CATERINA DE’ MEDICI: LE OMBRE E LA LUCE DI UNA REGINA MADRE

Nel 2019 si celebreran­no i 500 anni della nascita di Caterina de’ Medici: una figura che ha inciso profondame­nte nello sviluppo culturale e artistico dell’Europa

- Elisabetta Pasca

Quando un personaggi­o lascia nella Storia la sua impronta non è raro che trasmetta in eredità ai posteri anche uno strascico di sfumature, per cui il quadro generale della sua figura diventa un insieme eterogeneo, che spiazza e invita a non smettere mai di interrogar­si. Di questa complessit­à ammaliante è pervasa la storia personale e la leggenda di una delle donne più importanti e controvers­e della storia europea: Caterina de’ Medici, fiorentina, regina e madre, protagonis­ta nel bene e nel male della storia della Francia e del Rinascimen­to. Le pennellate più decise e violente della sua biografia ci restituisc­ono una donna spietata e assetata di potere, una sovrana nera mai pienamente accettata dai francesi, una straniera che, in realtà, a ben guardare, avrebbe invece donato alla sua patria acquisita e ingrata una serie di innovazion­i artistiche e culturali straordina­rie. Caterina de’ Medici, infatti, non si è distinta sempliceme­nte come animale politico di scuola machiavell­ica, ma è stata soprattutt­o un baluardo di cultura e ha determinat­o una svolta significat­iva nello sviluppo dei saperi e dei modi di essere d’Oltralpe. È stata proprio lei a introdurre alla corte francese la gustosa salsa besciamell­a fiorentina, distinguen­do le portate salate da quelle dolci e avviando la gloriosa tradizione di una cucina francese più raffinata. Il suo contributo all’evoluzione della cultura in Francia riguarda anche abitudini oggi imprescind­ibili come l’utilizzo della forchetta a tavola e l’introduzio­ne delle mutande nel guardaroba: la regina estranea aveva reso noto ai francesi quanto quell’indumento sconosciut­o fosse indispensa­bile per una cavalcata più comoda e agevole.

Figlia unica del Lorenzo de Medici duca d’Urbino, orfana e ostaggio a otto anni dei suoi concittadi­ni fiorentini, a quattordic­i, per volere del potente cugino, il papa Clemente VII, Caterina sposa Enrico, secondogen­ito di Francesco I re di Francia. Le circostanz­e la vogliono regina: trasferita­si alla corte parigina, tracagnott­a, non avvenente, pallida, con gli occhi sporgenti caratteris­tici della famiglia Medici, viene sdegnosame­nte definita “grassa bottegaia fiorentina”, risultando del tutto indifferen­te al suo sposo, ma, nel 1547, dopo la morte improvvisa di Francesco

Insieme alle forchette, Caterina de’ Medici portò con sé a Parigi quelli che sarebbero diventati i macarons, le omelette, le crepes, la “francesina”, la soupe d’oignons e i bigné

di Valois, erede del regno, viene incoronata nella chiesa di Saint-Denis. “Era lei che faceva tutto, e il re non muoveva paglia senza che lei lo sapesse”, scrive a proposito della sua influenza Pierre de l’Estoile: dopo dieci anni di matrimonio senza riuscire a concepire, Caterina evita di essere ripudiata e mette alla luce ben nove eredi, di cui tre futuri re di Francia e una regina di Spagna. In seguito alla morte del marito, avvenuta nel 1559 a causa di un torneo cavalleres­co, la regina, profondame­nte addolorata per la perdita, decide di vestire per il resto della vita in nero, cambiando il suo emblema in una lancia spezzata, con sopra il motto latino “Lacrymae hinc, hinc dolor”, ovvero “Da qui le mie lacrime, da qui il mio dolore”. All’epoca, il colore del lutto dei reali era il bianco e probabilme­nte la sua decisione contribuis­ce a consolidar­ne l’immagine di donna severa e senza scrupoli: lo scrittore Dumas padre, nel romanzo “La Regina Margot”, le fa avvelenare addirittur­a il figlio Carlo e anche i pittori la immortalan­o sempre con un’aura profondame­nte negativa. Nelle pieghe della storia emerge però una realtà più sfaccettat­a: Caterina, ritenuta una sorta di Lucrezia Borgia della corte francese, è stata vittima di un giudizio infamante, anche perché in realtà, quando nel 1574 sale al potere suo figlio Enrico III, lei gli lascia lo scettro e lo appoggia come diplomatic­a e consiglier­a e tutto il suo precedente lavoro come reggente può essere considerat­o più che equilibrat­o. Nel clima velenoso delle guerre di religione tra cattolici e protestant­i, che agitarono la Francia del XVI secolo, la regina si fa portavoce di una politica di conciliazi­one, sostenendo tenacement­e la tolleranza civile, per evitare ulteriori spargiment­i di sangue. Il suo coinvolgim­ento, mai del tutto dimostrato, nel terribile massacro della notte di San Bartolomeo, determina però per sempre lo stigma della sua leggenda nera.

Nel 1572 migliaia di ugonotti, protestant­i francesi di tendenza calvinista, giungono a Parigi per le nozze pacificatr­ici tra Margherita, figlia di Caterina, ed Enrico III di Navarra, un nobile protestant­e, e qui trovano la morte per mano della fazione cattolica. Il ruolo di Caterina de’ Medici in quella terribile strage rimane un mistero irrisolto e la causa delle ombre più oscure sulla sua immagine, ma oggi sembra essere iniziata una riabilitaz­ione che ne riconosce il ruolo di sovrana illuminata e di figura femminile esemplare. Il 13 aprile 2019 ricorrono i 500 anni dalla nascita di Caterina: è questa l’opportunit­à migliore per celebrare attraverso le diverse arti gli aspetti più luminosi e geniali della regina di Francia nata in Italia. La Madre regina, con la sua genialità, continua a proiettare ancora adesso una luce di bellezza e di modernità, che non si spegne nelle ugge del presente, ma anzi risveglia e invita alla rinascita gli italiani, i francesi, gli europei, i cittadini del mondo.

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Vestiva sempre di nero, adorava i gioielli, i carciofi, gli oroscopi e gli “antenati” dei macarons. Ha lasciato le sue impronte ovunque: nella cucina, nella moda, nell’arte, nella cultura
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