COSA CI INSEGNA “IT” SULLE RISORSE UMANE
Per la maggior parte dei professionisti delle risorse umane, la giornata lavorativa non include la lotta contro clown cannibali, allucinazioni raccapriccianti e bulli psicopatici armati di coltello, ma piuttosto viene affrontata una battaglia giornaliera contro l’inefficienza e il disimpegno. Per questo motivo, gli stessi possono imparare molto dal romanzo IT di Stephen King (o dal film in due parti) grazie al Club dei Perdenti.
Lezione n. 1: un solo elemento tossico può portare grande scompiglio
Come possiamo vedere nel romanzo e nel film, basta anche solo un bulletto alla Henry Bowers per rovinare l’estate del 1989 ai ragazzi di Derry. Non c’è nemmeno bisogno di scomodare Pennywise con i suoi poteri per capire che l’orrore si annida soprattutto dentro noi stessi.
Se la situazione viene ignorata, perfino un unico dipendente dal comportamento tossico può avere un effetto simile nella propria azienda. Il comportamento tossico può presentarsi in diverse forme, tra cui la classica attitudine al bullismo, oppure la pretesa di privilegi ingiustificati, ma anche lo spettegolare e l’evitare le proprie responsabilità rientrano nei canoni del comportamento tossico. Gli effetti di questi atteggiamenti non sono per niente positivi, ed una ricerca della Harvard Business School ha scoperto che i dipendenti tossici possono trascinare vero il basso le prestazioni dei dipendenti normali – il che significa che le persone trattate da perdenti, alla fine lo diventano davvero. Ecco di seguito i risultati della ricerca:
• l’80% dei dipendenti ha dovuto sprecare tempo in ufficio dovendosi preoccupare della maleducazione del collega tossico di turno; • il 78% degli intervistati ha dichiarato che il proprio impegno nei confronti dell’azienda è diminuito a fronte del comportamento tossico dei colleghi;
• il 66% ha dichiarato che le proprie prestazioni sono calate;
• il 63% ha perso tempo nel cercare di evitare il collega tossico in questione.
Il modo migliore per gestire un dipendente tossico è per prima cosa evitare di assumerne uno. Per cui il processo di recruiting risulta fondamentale. A volte purtroppo il meccanismo di selezione non funziona al meglio, per cui se notate dei comportamenti tossici nella vostra compagnia, cercate di mettere in atto le seguenti azioni per disinnescare future situazioni esplosive:
• parlare con il dipendente per capire quale contesto ci sia alla base del comportamento dimostrato;
• dare un feedback concreto e specifico e soprattutto offrire l’opportunità di cambiare prima che sia troppo tardi;
• mantenere la situazione privata tra il dipendente e le Risorse Umane;
• documentare accuratamente il comportamento incriminato ed il suo impatto sul business e capire se è il caso di mandar via il dipendente se non mostra segni di miglioramento o almeno la volontà di migliorare.
Lezione n. 2: essere diversi vuol dire essere forti
Una delle cose migliori del Club dei Perdenti è che i suoi membri hanno tutti personalità diverse; questo è quello che li rende una squadra così eccezionale.
La forza lavoro in azienda ha bisogno dello stesso tipo di diversità per fare al meglio il proprio lavoro. La diversità di pensiero, l’esperienza ed il diverso background aiutano un team a lavorare in modo più creativo e a prendere in considerazione molteplici prospettive quando si presentano nuove sfide di business.
Eppure, assumere un gruppo di persone diverse le une dalle altre non aiuta se non si sostiene la diversità attraverso l’inclusione: i dipendenti devono sentirsi parte del business e dell’azienda. Un articolo di LinkedIn mostra i fattori che possono aiutare i dipendenti a provare un senso di appartenenza alla propria organizzazione. Questi fattori sono: • venir riconosciuti per i risultati acquisiti; • avere l’opportunità di esprimere opinioni liberamente; • sentirsi apprezzati per il proprio contributo durante le riunioni; • sentirsi a proprio agio in ufficio. Bisogna individuare i punti di forza di ognuno dei propri dipendenti e mostrare apprezzamento per il contributo giornaliero che danno all’azienda.
Lezione n. 3: gli amici si dicono la verità, quindi comunicano bene
La diversità e l’inclusione sono due parti dell’equazione. La terza? È la comunicazione. Ad esempio, possiamo vedere nel film come la mancanza di comunicazione fra Beverly e Ben sia un ostacolo alla loro relazione romantica, oppure quando Mike nasconde al resto del Club cosa davvero sia richiesto per sconfiggere IT in maniera definitiva: solo quando finalmente si riuniscono e condividono le giuste informazioni riescono a risolvere il problema. Un’organizzazione in crescita può imbattersi in questo stesso problema: più dipendenti significa anche una comunicazione più lenta e più difficile. Come si può ovviare a questo? Seguendo semplici suggerimenti:
• utilizzare strumenti di comunicazione come chat, videochiamate e software di gestione;
• offrire ai dipendenti l’opportunità di condividere ciò su cui stanno lavorando;
• incoraggiare il feedback;
• tenere regolari incontri fra manager e forza lavoro.
Lezione n. 4: attenti al loop – cambiare non è mai facile
Crescere risulta difficile ai membri del Club dei Perdenti, perché significa cambiare. Andando via da Derry, i protagonisti si dimenticano dell’estate del 1989 e da grandi diventano esattamente gli adulti che li opprimevano quando erano 13enni.
In termini di organizzazione, si applica lo stesso principio. Se il cambiamento culturale non vien gestito, si rischia di replicare vecchi comportamenti tossici e distruttivi. Il cambiamento verso una grande cultura aziendale avviene attraverso sforzi regolari e consapevoli come ad esempio: • definire i valori fondamentali dell’azienda per i nuovi assunti durante il processo di onboarding;
• riconoscere e premiare i comportamenti che si desidera incoraggiare nella forza lavoro;
• fare in modo che il top management sia il primo a dimostrare i comportamenti desiderati;
• tenere sotto controllo la soddisfazione dei dipendenti; Concentrarsi sulla cultura aziendale manterrà il business sulla strada giusta verso il successo negli affari.
La diversità e l’inclusione sono due parti dell’equazione. La terza? È la comunicazione