SUL PALCO CON RICCARDO FASSI
Ascoltando la sua voce ogni dubbio viene a cadere. Il registro è quello del “basso”, basso baritono (o cantabile) per essere esatti, e con una dote del genere sarebbe stato quasi un crimine non dedicarsi al canto lirico
Riccardo Fassi è uno dei giovani della lirica italiana ma, nonostante, l’età, vanta un curriculum di tutto rispetto. Dopo aver studiato canto al Conservatorio di Milano (la città nella quale è nato 27 anni fa) ha vestito i panni dei grandi personaggi dell’opera internazionale, dal Masetto al ruolo del protagonista nel Don Giovanni, passando per Figaro nelle omonime Nozze: Riccardo Fassi è, insomma, uno dei profili più interessanti del canto lirico italiano e internazionale e, in avvio di questo 2020, abbiamo parlato con lui della sua breve ma comunque ricca esperienza sui vari palcoscenici del mondo. Un’esperienza che lo ha anche portato a recitare al Teatro alla Scala di Milano. Riccardo ci ha metaforicamente aperto il sipario sulla sua carriera.
Ecco quello che ci ha raccontato.
Riccardo, iniziamo dal principio. C’è un motivo particolare che ti ha indirizzato verso il canto?
Sicuramente una passione per la musica nella sua totalità: sin da piccolo è sempre stata un elemento centrale nella mia sfera emotiva. In famiglia nessuno è musicista e, passando per la chitarra suonata in modo amatoriale, sono approdato per casualità al canto che da leggero, grazie al mio Maestro Gianluca Valenti, è divenuto lirico dopo pochissimo.
Come ricordi la tua gavetta e i tuoi primi insegnanti? La gavetta è stata inclusa in un disegno che con il mio Maestro abbiamo tracciato con umiltà e visione a lungo termine. Dopo le prime esperienze, prevalentemente come aggiunto in qualche coro dove ho potuto saggiare il palcoscenico e cosa significasse cantare a teatro, sono arrivate le prime vere esibizioni come solista.
Nel 2014 il tuo primo ruolo, Masetto, nel Don Giovanni. Cosa ricordi della tua preparazione e dell’avvicinamento a questa performance?
Il debutto fu sicuramente una grande esperienza e la ricordo con piacere: il ruolo era perfetto per lo scopo e il risultato fu accolto positivamente. Il capolavoro Don Giovanni mi sta accompagnando, adesso sto continuando a interpretare Don Giovanni o Leporello, di cui sono fresco di debutto, e lo farà per tanti anni.
Nel corso degli anni poi hai ricoperto molti ruoli. Come è cambiato, se è cambiato, il tuo approccio a questi?
Sin dal principio l’approccio ai ruoli è stato lo stesso: rigoroso studio e massimo impegno, con il passare degli anni ho aggiunto maggiori “sfumature” e ho approfondito allo stesso tempo interpretazione ed esigenze esecutive. Fondamentale lo studio con il mio paziente Maestro e accompagnatore Stefano Giannini.
L’emozione per la prima, invece, rimane sempre la stessa?
L’emozione è il motore di tutto: preparazione ed esecuzione poi arrivano di conseguenza. A volte “la prima” come esperienza emotiva la si ha durante le prove, è come se scattasse una molla che spazza via preoccupazioni e sovrastrutture di pensiero lasciando solo emozione e musica.
Che sensazione si prova a recitare al Teatro alla Scala? Recitare alla Scala risulta un’emozione incredibile sin dalle prime prove sul palcoscenico, appena vi si mette piede dalle quinte si entra in questa “dimensione parallela” emotiva indescrivibile... ad esempio essere nel teatro vuoto prima di una recita e pensare che dopo poco lo spazio si riempia di volti, suoni e magia è un’emozione che non si può descrivere.
Per chiudere, che progetti hai per il 2020?
Nel 2020 mi aspettano meno debutti rispetto al 2019 e molte piazze italiane: inizierò con il Trovatore in Scala tornando con il ruolo di Ferrando, interpreterò Colline nella Bohème al Teatro Regio di Torino e a Las Palmas, debutterò sia come Enrico VIII nell’Anna Bolena di Donizetti a Genova sia nello Stabat Mater di Rossini al Rossini Opera Festival in forma semi-scenica. In cantiere comunque c’è molto altro, tra cui l’ambizioso progetto della Trilogia Mozartiana (Don Giovanni, Nozze di Figaro e Così fan tutte) del Teatro Massimo di Palermo.