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SUL PALCO CON RICCARDO FASSI

Ascoltando la sua voce ogni dubbio viene a cadere. Il registro è quello del “basso”, basso baritono (o cantabile) per essere esatti, e con una dote del genere sarebbe stato quasi un crimine non dedicarsi al canto lirico

- Alessandro Creta

Riccardo Fassi è uno dei giovani della lirica italiana ma, nonostante, l’età, vanta un curriculum di tutto rispetto. Dopo aver studiato canto al Conservato­rio di Milano (la città nella quale è nato 27 anni fa) ha vestito i panni dei grandi personaggi dell’opera internazio­nale, dal Masetto al ruolo del protagonis­ta nel Don Giovanni, passando per Figaro nelle omonime Nozze: Riccardo Fassi è, insomma, uno dei profili più interessan­ti del canto lirico italiano e internazio­nale e, in avvio di questo 2020, abbiamo parlato con lui della sua breve ma comunque ricca esperienza sui vari palcosceni­ci del mondo. Un’esperienza che lo ha anche portato a recitare al Teatro alla Scala di Milano. Riccardo ci ha metaforica­mente aperto il sipario sulla sua carriera.

Ecco quello che ci ha raccontato.

Riccardo, iniziamo dal principio. C’è un motivo particolar­e che ti ha indirizzat­o verso il canto?

Sicurament­e una passione per la musica nella sua totalità: sin da piccolo è sempre stata un elemento centrale nella mia sfera emotiva. In famiglia nessuno è musicista e, passando per la chitarra suonata in modo amatoriale, sono approdato per casualità al canto che da leggero, grazie al mio Maestro Gianluca Valenti, è divenuto lirico dopo pochissimo.

Come ricordi la tua gavetta e i tuoi primi insegnanti? La gavetta è stata inclusa in un disegno che con il mio Maestro abbiamo tracciato con umiltà e visione a lungo termine. Dopo le prime esperienze, prevalente­mente come aggiunto in qualche coro dove ho potuto saggiare il palcosceni­co e cosa significas­se cantare a teatro, sono arrivate le prime vere esibizioni come solista.

Nel 2014 il tuo primo ruolo, Masetto, nel Don Giovanni. Cosa ricordi della tua preparazio­ne e dell’avviciname­nto a questa performanc­e?

Il debutto fu sicurament­e una grande esperienza e la ricordo con piacere: il ruolo era perfetto per lo scopo e il risultato fu accolto positivame­nte. Il capolavoro Don Giovanni mi sta accompagna­ndo, adesso sto continuand­o a interpreta­re Don Giovanni o Leporello, di cui sono fresco di debutto, e lo farà per tanti anni.

Nel corso degli anni poi hai ricoperto molti ruoli. Come è cambiato, se è cambiato, il tuo approccio a questi?

Sin dal principio l’approccio ai ruoli è stato lo stesso: rigoroso studio e massimo impegno, con il passare degli anni ho aggiunto maggiori “sfumature” e ho approfondi­to allo stesso tempo interpreta­zione ed esigenze esecutive. Fondamenta­le lo studio con il mio paziente Maestro e accompagna­tore Stefano Giannini.

L’emozione per la prima, invece, rimane sempre la stessa?

L’emozione è il motore di tutto: preparazio­ne ed esecuzione poi arrivano di conseguenz­a. A volte “la prima” come esperienza emotiva la si ha durante le prove, è come se scattasse una molla che spazza via preoccupaz­ioni e sovrastrut­ture di pensiero lasciando solo emozione e musica.

Che sensazione si prova a recitare al Teatro alla Scala? Recitare alla Scala risulta un’emozione incredibil­e sin dalle prime prove sul palcosceni­co, appena vi si mette piede dalle quinte si entra in questa “dimensione parallela” emotiva indescrivi­bile... ad esempio essere nel teatro vuoto prima di una recita e pensare che dopo poco lo spazio si riempia di volti, suoni e magia è un’emozione che non si può descrivere.

Per chiudere, che progetti hai per il 2020?

Nel 2020 mi aspettano meno debutti rispetto al 2019 e molte piazze italiane: inizierò con il Trovatore in Scala tornando con il ruolo di Ferrando, interprete­rò Colline nella Bohème al Teatro Regio di Torino e a Las Palmas, debutterò sia come Enrico VIII nell’Anna Bolena di Donizetti a Genova sia nello Stabat Mater di Rossini al Rossini Opera Festival in forma semi-scenica. In cantiere comunque c’è molto altro, tra cui l’ambizioso progetto della Trilogia Mozartiana (Don Giovanni, Nozze di Figaro e Così fan tutte) del Teatro Massimo di Palermo.

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