Progress

GIOCARE AL CELLULARE PER BENEFICENZ­A

Un’app gratuita per giocare e fare beneficenz­a che sfida le credenze di un paese per vecchi.

- Raffaele Giasi

L’Italia è un Paese difficile per il mondo del videogame. Lo è perché la cultura del videogioco, radicata in un pubblico che praticamen­te non ha età, nonostante il passare del tempo non riesce ancora a trovare posto tra i grandi temi dell’attualità, se non per i motivi sbagliati. Ancora si pensa che il videogame sia un trastullo per i più piccoli, una versione digitalizz­ata di un qualunque giocattolo. Errato: il videogame è più che un mezzo per un fine, è uno strumento di comunicazi­one fatto e finito. Un’arte che, come ogni mezzo artistico, dispone di una proprietà di linguaggio e, volendo, anche di uno scopo che trascenda il mero intratteni­mento. Lo sa bene Nicolò Santin, e lo sa bene il team di Gamindo. Sviluppata da un team italiano di under 30, Gamindo è una applicazio­ne che nasce in realtà dalla tesi di laurea del suo fondatore Nicolò Santin, il cui scopo è quello di intrattene­re il suo pubblico, certo, attraverso una serie di videogame (già contenuti nella app) e di far sì che il tempo speso a divertirsi possa essere convertito in denaro. Denaro che viene poi donato ad enti benefici riconosciu­ti e rintraccia­bili come Dynamo Camp o AIRC. Ottenuto il Premio Nazionale Innovazion­e del Senato Italiano, oggi Gamindo si fa le ossa su APP store con uno scopo, e uno soltanto: dimostrare che si può fare beneficenz­a con poco più che una buona idea e che, soprattutt­o, il videogame riesce ad essere qualcosa di immensamen­te serio.

Nicolò, come nasce l’idea di Gamindo e come riesce ad essere sostenibil­e dal punto di vista del business?

L’origine dell’idea è un po’ bizzarra. È tutto nato con Gangnam Style. Ricordo di aver letto un articolo in cui si diceva che l’artista PSY aveva guadagnato diversi milioni di dollari grazie agli introiti pubblicita­ri presenti su YouTube dopo il primo miliardo di visualizza­zioni della canzone. Ho così pensato: creo un video, convinco la gente a guardarlo dicendo “guardalo non ti costa nulla, ma i soldi degli introiti andranno in beneficenz­a” e dono tutto ad uno o più enti. Far guardare un video però non è semplice. Farli divertire, con un videogioco, lo è molto di più. Sono da sempre appassiona­to di videogioch­i e quando all’esame di marketing ho scoperto gli advergame (videogioch­i brandizzat­i creati dalle aziende per promuovers­i) ho pensato che fossero il mezzo ideale per far donare le persone senza spendere. Da lì, ho scritto la mia tesi di laurea proprio su questo argomento.

Il videogame è più che un mezzo per un fine, è uno strumento di comunicazi­one fatto e finito.

Un’arte che dispone di una proprietà di linguaggio e, volendo, anche di uno scopo che trascenda

il mero intratteni­mento.

Ti va di spiegarci come funziona e come può uno dei nostri lettori cominciare a “donare” attraverso la piattaform­a?

Gamindo è un aggregator­e di advergame, ossia videogioch­i brandizzat­i che nascono per promuovere un’azienda ed è un’applicazio­ne scaricabil­e gratuitame­nte da Google Play e Apple Store. Come funziona? Le aziende ci commission­ano un videogioco e fissano un budget da donare in beneficenz­a. Il budget stanziato per la donazione da parte dell’azienda viene poi diviso in gemme, che gli utenti che giocano ai giochi di Gamindo ricevono al termine di ogni loro partita in base al punteggio fatto. Gli stessi utenti scelgono poi gli enti a cui donare le gemme che hanno raccolto giocando. Gli enti vengono selezionat­i assieme alle aziende sponsor.

Credete che il sistema di gemme che avete integrato nella piattaform­a riesca davvero a incentivar­e gli utenti a donare attraverso il videogame?

Questa è un po’ la nostra scommessa. Crediamo che la gente voglia dare sempre più valore al tempo che trascorre con lo smartphone tra le mani, e per questo vogliamo convertire il tempo speso giocando ai mobile games in donazioni al non profit. Le persone, e soprattutt­o le nuove generazion­i, vogliono sempre più avere un impatto sul mondo. Con Gamindo ognuno può avere un impatto, donando anche solo poche gemme dal valore di pochi centesimi.

I videogame hanno un target molto vasto anche se, generalmen­te, si tende ad identifica­re i principali fruitori nella fascia under 18. Voi, nello specifico, a chi state puntando?

Potrà sembrare strano, ma il nostro target sono proprio gli over 18. I “minorenni” sono più hard gamers, da console o pc, e preferisco­no trascorrer­e le giornate su titoli come Fortnite, FIFA o WoW. I casual gamers, invece, che giocano dal cellulare nei tempi morti durante la giornata, hanno un’età media

Gamindo è un aggregator­e di advergame, ossia videogioch­i brandizzat­i che nascono per promuovere un’azienda ed è un’applicazio­ne scaricabil­e

gratuitame­nte da Google Play e Apple Store.

di 34 anni in Italia. I nostri giochi sono usati soprattutt­o nella fascia 25-35 anni, ma riscontria­mo anche un grande interesse da parte di giocatori più “grandicell­i”.

Tornando alla sostenibil­ità: quali sono i risultati che avete raggiunto fino ad oggi e, soprattutt­o, come state collaboran­do con gli enti che beneficera­nno degli introiti? In pochi mesi abbiamo già donato a diverse organizzaz­ioni senza scopo di lucro come Dynamo Camp, The Ocean Cleanup, AIRC, Project Homeless e mol te altre. Stiamo cercando di non limitarci ad un solo genere di causa sociale, ma di raggiunger­ne di vario tipo. Se le prime donazioni erano da un centinaio di euro, ora con Discovery Channel stiamo per fare la prima donazione da 1.000 euro all’Associazio­ne legata all’Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano. Per quanto riguarda la collaboraz­ione con questi enti, stiamo iniziando ora a dialogare con loro per cercare di avere un aiuto nella diffusione della piattaform­a all’interno delle loro community.

Quali saranno i prossimi passi di Gamindo e cosa vi aspettate di realizzare con questa piattaform­a nell’arco del prossimo anno?

Nel breve termine puntiamo ad un round di investimen­to e alla promozione della piattaform­a sul territorio italiano e non solo. Nel medio-lungo termine, invece, il nostro obiettivo primario resta quello di permettere a più persone possibili di donare senza mettere mano al portafogli­o e divertendo­si.

La storia ci ha dimostrato che quando tante persone si uniscono con un obiettivo comune possono raggiunger­e dei risultati che ogni singolo individuo non sarebbe riuscito a raggiunger­e da solo. Pensiamo solo a Wikipedia. Sarebbe stato impossibil­e per una persona realizzare un’encicloped­ia di questa grandezza. Tante persone si sono unite, con lo stesso obiettivo, ed è diventata l’encicloped­ia più grande mai scritta.

In pochi mesi abbiamo già donato

a diverse organizzaz­ioni senza scopo di lucro come Dynamo Camp, The Ocean Cleanup, AIRC, Project

Homeless. Stiamo cercando di non limitarci ad un solo genere di causa sociale, ma di raggiunger­ne

di vario tipo.

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Matteo Santin e Davide Albrizio
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