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BELLEZZA ITALIANA DAL CUORE AMERICANO

- Sveva Riva

Tra le auto che più hanno segnato gli anni Sessanta, la Ghia L 6.4 è una di quelle che ha fatto storia. Merito della carrozzeri­a realizzata in Italia e della meccanica targata Chrysler, certo, ma anche delle star che l’hanno guidata rendendola un’icona eterna, come Dean Martin ha fatto

con il proprio modello personaliz­zato.

Un’auto indissolub­ilmente legata alla storia leggendari­a del mondo di Hollywood e alle gesta del gruppo ‘’The Rat Pack’’, formato da artisti del calibro di Frank Sinatra, Dean Martin, Sammy Davis Jr., Joey Bishop e Peter Lawford. Parliamo della Ghia L 6.4, espression­e perfetta del binomio italo-americano. Questo veicolo, infatti, racchiude in sé stile italiano e meccanica Chrysler. La celebre Carrozzeri­a Ghia è stata fondata nel 1916 a Torino da Giacinto Ghia e dalla famiglia di imprendito­ri dolciari Gariglio come Carrozzeri­a Ghia & Gariglio. Dopo essersi occupata di carrozzare con leggere scocche in alluminio telai provenient­i da altri marchi italiani, nel secondo dopoguerra l’azienda – venduta a Felice Mario Boano e Giorgio Alberti – strinse accordi con altri marchi italiani e stranieri per la fornitura di autotelai sui quali realizzare vetture Special esclusive o in piccola serie. Ghia si occupò anche della carrozzatu­ra di vari telai Ferrari dal 1950 al 1956, ma la collaboraz­ione più prolifica fu con i colossi americani Ford e Chrysler a partire dagli anni Cinquanta. Tale collaboraz­ione portò alla presentazi­one di molti prototipi e versioni speciali di modelli di serie. Soprattutt­o grazie allo speciale rapporto con Virgil Exner, capo designer di Chrysler, la carrozzeri­a torinese produsse oltre 18 modelli speciali in 15 anni, realizzati a Torino su licenza, come la Crown Imperial. Tra le più celebri realizzazi­oni di quel periodo vi sono la Lincoln Futura e il prototipo di coupe extra lusso Norseman (andato perduto nel naufragio dell’Andrea Doria), alle quali seguì poi la fa

mosa Ghia L 6.4. Ma per arrivare a questo modello, negli anni furono fatti diversi tentativi. Virgil Exner era stato infatti incaricato di rendere più piccante lo stile sobrio dell’azienda e si rivolse a Ghia per creare e costruire la prima show car Chrysler “sperimenta­le”. Fu però grazie al fondamenta­le contributo di Eugene “Gene” Casaroll, un appassiona­to di auto e ricco inventore, che si è arrivati al modello a noi noto. Casaroll, fondatore della Dual-Motors Corporatio­n, corresse e migliorò i precedenti prototipi prodotti dalla collaboraz­ione Ghia-Chrysler. Dopo aver realizzato un singolo modello Dual-Ghia 400 del 1958, Casaroll andò verso un’altra direzione con un’auto coupe per certi versi più conservatr­ice: la Ghia L 6.4. Presentata con enorme successo all’Internatio­nal Auto Show del 1960 a Parigi, la nuova vettura non era contrasseg­nata

Furono costruiti solo 26 di questi modelli, e tutti furono venduti tramite Dual-Motors negli Stati Uniti.

come Dual-Ghia, poiché Dual Motors non doveva essere altro che l’importator­e. Nonostante l’utilizzo di spunti per lo stile DualGhia come le prese d’aria sul parafango anteriore e una griglia ovale quadrata bisettata, le somiglianz­e tra i vecchi convertibi­li e i nuovi coupe erano poche. Poiché la Carrozzeri­a Ghia costruiva ogni L 6.4 su ordinazion­e, le 50 unità all’anno che Casaroll intendeva costruire non si realizzaro­no mai. Furono costruiti solo 26 di questi modelli, e tutti furono venduti tramite Dual-Motors negli Stati Uniti. La Ghia L 6.4 Coupe è una fusione davvero rara tra artigianat­o italiano e “muscoli” americani. Questo elegante ibrido ha segnato la fine di un’era in cui l’individual­ità di una persona poteva ancora essere espressa attraverso la sua auto. La L 6.4 era una delle preferite da coloro che non solo facevano la scena, ma erano la scena stessa. Tra questi, come già detto, vi era anche Dean Martin. La Ghia L 6.4 del cantante e attore italo-americano è balzata agli onori della cronaca perché, qualche anno fa, è stata messa all’asta con un prezzo di partenza di circa 200.000 dollari.

Il suo motore è un V8 da 335 CV con cambio automatico a tre rapporti. L’esemplare nero di Martin, messo in vendita dallo specialist­a di Saint Louis Hyman Classic Cars, ha molte caratteris­tiche che la rendono ancora più particolar­e. Martin, infatti, da buon italiano ha voluto personaliz­zare ulteriorme­nte la propria vettura affidandol­a alle sapienti mani di George Barris, uno dei “customizza­tori” più in voga all’epoca tra le star di Hollywood. La vettura di Dean Martin fu rifinita in nero, con un grande lunotto circolare di cristallo in tre sezioni. Barris mise poi i fari ovali, le ruote a raggi cromati con pneumatici a fascia bianca stretta, evidenziat­a dai sottili inserti cromati attorno ai passaruota. Gli interni sono in pelle nera, ancora oggi tutta originale, così come tutto il resto della vettura che comprende anche radio Becker-Europa II AM-FM, aria condiziona­ta, volante in legno Nardi, servosterz­o idraulico e trasmissio­ne automatica. Anche la strumentaz­ione, sportivegg­iante con tutti gli elementi circolari, denota un certo carattere latino. Decisament­e americane sono, invece, le generose dimensioni dell’auto, con gli sbalzi anteriore e posteriore molto lunghi. Tra le concept car Chrysler degli anni Sessanta andate in produzione, la L 6.4 è quella che è stata costruita per più tempo nel mondo, il che significa da Detroit a Milano e viceversa, soprattutt­o a causa della sua doppia anima data dalla motorizzaz­ione americana e dalla carrozzeri­a italiana.

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