COLOR THEORY
(Loma Vista - 2020)
Con il primo, ottimo, album “Clean”, Sophie Allison dimostrava di essere un fiore sbocciato e meritevole di attenzione. Un fiore fragile, puro e incantevole. In questo nuovo disco la nostra fanciulla va oltre la patina lo-fi che si respirava nell’esordio: Sophie è cresciuta, anagraficamente e musicalmente. I colori si fanno elemento caratterizzante del percorso empatico e musicale che Sophie trasmette e chiede, empaticamente, all’ascoltatore di percepire. Blu, giallo, grigio come cartine tornasole di sensazioni, stati d’animo, emozioni ed emotività. Lo sguardo è rivolto al (difficile) passato, ma non aspettatevi quadretti adolescenziali o da Diario Smemoranda: scava in profondita, si espone e risulta limpida e chiara nella sua esposizione. Non le manca il coraggio, non le manca la volontà e l’incisività per raccontare pezzi (tristi) della sua vita con una lucidità impressionante. Guardarsi dentro e buttare fuori, in modo credibile e adulto. Bravissima. Anche quando ammette di aver bisogno d’aiuto. Tutt’altro che facile. L’impianto musicale che supporta le sue parole è caldo, coinvolgente, melodico e cangiante. Melodicamente parlando siamo su livelli eccellenti: un sano tributo a quelle fanciulle del rock mainstream che hanno segnato la sua crescita, da Alanis Morrisette ad Avril Lavigne.