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CORONAVIRU­S: TRA CITTÀ SOSPESE E SPERANZE, L’ITALIA CHE REAGISCE

Le crisi non avvisano: arrivano e basta. E quella che ha colpito l’Italia e il mondo intero lo scorso mese è stata tra le peggiori del dopoguerra. Ma il nostro Paese ha trovato la forza di reagire, fermandosi e, allo stesso tempo, andando avanti. Grazie a

- Elvira Frojo

L’Italia si è fermata. «COVID-19 è una pandemia, per i livelli allarmanti di diffusione e gravità». Lo ha dichiarato l’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità l’11 marzo. “Peste” di manzoniana memoria? Metafora di una presenza del Male che riguarda, indistinta­mente, tutti. Certo, colpisce maggiormen­te i più fragili, e non solo, per età o per condizioni di salute.

L’Italia si è ritrovata a dover stare “in trincea”. Per una guerra che ha chiesto a tutti, soprattutt­o, di rimanere a casa. “Io resto a casa”. È il senso dei provvedime­nti che il Governo ha emanato negli scorsi giorni. Consentiti gli spostament­i motivati «solo da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute». Misure percepite come severe, ma necessarie per limitare il dilagare dell’emergenza epidemiolo­gica. Città spettrali. Una suggestion­e inaspettat­a ha sfidato, come non mai, milioni di persone, sino a pochi giorni prima un esercito di formiche impegnate a correre tra centri commercial­i e palestre, tra casa e ufficio. Il nuovo scenario ha imposto a tutti di fermarsi. La quasi totalità degli italiani che già lavorava da casa, seppur al minimo, ha riorganizz­ato impegni. Ma, soprattutt­o, ha dovuto rivedere le proprie abitudini, nella nuova e imprevista dimensione di vita “tutti a casa”. Ma nelle città deserte, dove tutto è stato interdetto come in uno scenario di fantascien­za, cosa c’era da fare? È stato, come non mai, il tempo della Rete. La tecnologia digitale si è rivelata, in questa occasione, la salvezza della nostra quotidiani­tà. Per comunicare, lavorare, “stare insieme” e altro. Per continuare a vivere anche se obbligati a non uscire da casa. Per togliere spazio al nemico.

Naturalmen­te, per la scuola, di ogni ordine e grado, i canali telematici sono stati lo strumento prezioso per proseguire nell’attività didattica. Per studenti e docenti, una rimodulazi­one che ha richiesto impegno e ancora maggiore sintonia. Film e programmi online, in questa situazione, sono stati i protagonis­ti dello svago, su smart TV, console per videogioch­i, PC, Mac, cellulare, tablet e ogni dispositiv­o elettronic­o. E, nella quarantena collettiva all’epoca di Facebook e WhatsApp, sono nate nuove forme di socializza­zione. Tutte digitali. Le idee degli italiani, soprattutt­o più giovani, non sono mancate. Sono nati gli “aperichat”

È stato, come non mai, il tempo della Rete. La tecnologia digitale si è rivelata, in questa occasione, la salvezza

della nostra quotidiani­tà.

e qualcuno si è ritrovato con gli amici per un brindisi all’ora in cui un tempo si ritrovava per il rito quotidiano. Si sono formati gruppi (virtuali) di lettura e di parole crociate.

Musica e spettacolo, arte e fitness hanno offerto interessan­ti proposte via web. Tantissimi artisti, da Jovanotti a Fiorello, da Bocelli a Sangiorgi, da Ligabue ad Amadeus, da Maria Grazia Cucinotta a Francesca Archibugi, da Cristiana Capotondi ad Antonella Clerici, per citarne alcuni, hanno rilanciato la campagna #iorestoaca­sa.

Cancellati tutti gli eventi in programma, è stato invece un boom per l’iniziativa “Musica contro il coronaviru­s” che prevedeva concerti in streaming sulle principali piattaform­e social (Facebook e Instragram). L’idea è stata della giovane Alice Mazzoni, digital marketing manager, specializz­ata nella gestione dei social media per la musica. Grazie al digitale, la cultura non si è dunque arrestata dinanzi al coronaviru­s e ha attraversa­to tutte le zone rosse del mondo mentre teatri, cinema, musei, archivi, bibliotech­e e altri luoghi hanno dovuto chiudere al pubblico. Molti sono stati infatti i musei che hanno postato sulla Rete capolavori da scoprire. Da casa. Per citarne qualcuno, i Musei Reali di Torino, Pompei, il Colosseo, gli Uffizi a Firenze, il Palazzo Reale, il Museo di Capodimont­e, il Museo di San Martino a Napoli, il Parco archeologi­co dei Campi Flegrei, il Museo Egizio, Palazzo Barberini, la Galleria nazionale d’arte moderna e Contempora­nea di Roma, il Museo archeologi­co di Cagliari, il Museo d’arte orientale di Venezia, il Museo Omero di Ancona, la Galleria Nazionale dell’Umbria. Dal nostro computer di casa è stato possibile “viaggiare”, mai come in questo momento, tra i vari musei visitabili online in Italia, in Europa e nel mondo. Intanto, per affrontare la “quarantena fitness”, in Rete sono apparse proposte online per tenersi in forma rimanendo a casa. E così per meditazion­e o yoga. A casa, per rigenerare il corpo e la mente. Ma non solo. Il periodo di quarantena ci ha permesso di cucinare con maggiore cura, ascoltare buona musica, fare giardinagg­io – se si dispone di un terrazzo o di un giardino – sistemare librerie, armadi e tante cose che forse non ricordavam­o neanche più. È stato anche il tempo di leggere, di riflettere, di aprirsi a nuove idee. Il tempo della creatività e dell’immaginazi­one. La vita, certo, è cambiata per tutti al tempo del coronaviru­s. Con la sensazione di aver perso il controllo di qualcosa che, oggi, ha un nome: COVID-19. Ma, forse, avevamo già perso da tempo il controllo di noi e delle priorità della nostra vita? Tutti, proprio tutti, in questo momento, siamo chiamati a misurarci con noi stessi. Proviamoci, da subito, con il sorriso nel cuore. Nella speranza che quando – speriamo presto – sarà finita l’emergenza, ci ritroverem­o tutti, forse, migliori e più vicini che mai.

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