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LIBRI & IDENTITÀ

- Di Eugenio Spagnuolo

Something for the weekend

Èvero, bisognereb­be evitare di scrivere di libri che non sono già disponibil­i in italiano. Chi ha voglia del resto di sorbirsi un libro in inglese, quando ne abbiamo tanti nella nostra bella lingua, che ci aspettano sul comodino? Ma Something for the weekend merita l’eccezione. L’ho incrociato durante un viaggio a San Francisco, in bella vista nello scaffale lgbt della City Lights, la libreria dei poeti beat. A colpirmi sono stati la copertina, che vedete in foto, e il sottotitol­o: life in the chemsex underworld. A metà tra il reportage in prima persona e il saggio, Something for the weekend è infatti il primo libro a tentare di far chiarezza sul chemsex, il “sesso chimico”, che da qualche anno è una componente oscura e diffusa della scena gay. Già dalle prime righe si avverte che non è un libro scritto per sentito dire, ma è la resa di un’esperienza personale e neppure troppo lontana nel tempo: l’autore James Wharton ci porta con lui in un “tipico” sabato sera londinese, dove passa da un chill out a un sex party, puntelland­o ogni ora con droghe sempre diverse e adatte, a quanto pare, all’uso. Un resoconto puntuale e sfacciato, aiutato da una scrittura che si pone sempre al servizio della storia, senza quasi mai inciampare nell’enfasi e dalla retorica. L’argomento è tosto e Wharton, a cui le sfide non dispiaccio­no ( qualche anno fa ha esordito con un libro sulla sua esperienza di militare gay nell’esercito britannico), ce lo rende alternando momenti di vita vissuta a riflession­i “da giornalist­a”, che disvelano cifre e forme inedite del fenomeno chemsex. Intento meritevole, anche se - prevedibil­mente - sono le pagine più personali, dove l’autore racconta la sua odissea londinese, quelle che ci terranno incollati al libro fino alla fine.

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