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MOTORI

- Di Giovanna Ceccherini

Moto del futuro

La cucina israeliana è commistion­e pura, è una sovrapposi­zione di livelli culturali e religiosi che solo questo Paese vanta. Alla cucina ebraica tradiziona­le, regolament­ata in maniera molto complessa dalla Kosherut, si innesta quella mediorient­ale dai forti sapori speziati e con significat­ivi contributi nei piatti dolci. La cucina araba mediorient­ale è regolament­ata dalla tradizione halal, simile, ma non identica, a quella ebraica. La Kosherut è una raccolta di regole alimentari complesse, desunte dall’interpreta­zione delle Scritture dell’Antico Testamento, la Bibbia. La loro natura arcaica e culturalme­nte profonda, l’attenzione rivolta anche all’equilibrio nutraceuti­co, fa sì che esse permettano a qualsiasi commensale, con abitudini alimentari diverse, di pasteggiar­e alla stessa tavola. Questa fu, tempo fa, la mia esperienza, partecipan­do ad un pranzo per la celebrazio­ne di Shavuot, la Pentecoste ebraica e che ricorda la consegna della Torah da parte di Dio nelle mani di Mosè, grazie alla fuga dall’Egitto da parte del popolo ebraico. Ecco alcuni principi chiave della Kosherut:

• Le carni pure sono quelle dei quadrupedi con l’unghia spaccata, come ovini e bovini, ma non il cavallo. Il pollame, non rapace, è consentito, così come i pesci muniti di squame e pinne, quindi non i crostacei.

• Mai cibarsi di carne e latte (o latticini) insieme. Leggiamo infatti in Esodo e Deuteronom­io: “Non cuocere il capretto nel latte di sua madre”. Per questa ragione non solo non si consumano derivati della carne e del latte nello stesso pasto, ma bisogna

avere recipienti e stoviglie separate per cibi di carne e di latte. Questa rigidità regolament­a quindi anche tre filoni ben precisi della cucina israeliana, in modo che non si verifichin­o commistion­i inopportun­e di alimenti: le ricette kasher basari, cioè quelle che contengono carne; le ricette kasher halavi, cioè quelle che contengono latticini; le ricette kasher parve, cioè quelle che non contengono nè carne nè latticini. Il vino, componente essenziale della cucina israeliana e parte integrante della celebrazio­ne dello Shabbat (sabato, giornata festiva, assimilabi­le alla domenica nella religione cattolico-romana): la vite deve avere almeno 4 anni di età, il produttore deve essere ebreo praticante, gli strumenti devono avere il riconoscim­ento kosher, che può avvenire solo grazie al rabbino. Durante il mio pranzo di Shavuot ebbi modo di assaporare piatti tradiziona­li: dall’hummus di ceci ai falafel (forse di origine libanese), polpettine di ceci speziati con aromi e serviti con salsa di sesamo. I falafel si ritrovano spesso anche nello street food. Le polpette di baccalà in salsa speziata sono state una gradevole scoperta insieme al ‘caviale di melanzane’, il baba ganush. Per chiudere una saporita crostata di latte spolverata di cioccolato. Uno dei miei compagni di tavolo, cuoco ebreo fedele alla kosherut, ma che produceva agnolotti ad Haifa, con grande successo, mi confidò che molti piatti della tradizione si possono comprare anche per strada, nella formula di street food. Ed è proprio qui che le commistion­i tra cultura ebraica ed araba sono più evidenti: la carrellata di spezie colorate dagli odori inconfondi­bili decorano e profumano i dolci, come i baklava (pasticcini di pasta fillo e frutta secca, bagnati nel miele e nello sciroppo di zucchero) o come il kugel, una specie di pudding preparato con il caramello. Ancora cous cous e shakshuka (un composto di uova, cipolla, pomodori, peperoni e spezie) dal Nord Africa fanno da contraltar­e al balcanico burek allo yogurt, allo jachnun dallo Yemen, al kibbeh dall’Iraq. Ancora una volta, la cucina si dimostra essere un meraviglio­so esempio di combinazio­ne, di inclusione di sapiente elaborazio­ne.

È lo strumento con il quale tutti i sapori si amalgamano, nel rispetto delle tradizioni individual­i, ma pur sempre con atavico intento di sedersi tutti allo stesso tavolo per condivider­e il cibo comune. Senza considerar­e il grande contributo provenient­e da secoli di navigazion­i, di commerci, di esperiment­i, di scambi di informazio­ni e di prodotti, di elaborazio­ni di ricette madri, modellate sui prodotti incontrati nelle destinazio­ni commercial­i o di conquista. Israele è un esempio unico, sotto questo punto di vista, al di là della sua tormentata storia. La testimonia­nza della cucina nelle celebrazio­ni delle feste ebraiche, la conservazi­one degli antichi saperi della kosherut, rendono evidente l’adesione ad uno stile di vita in cui l’alimentazi­one sana ed equilibrat­a ha un rilievo essenziale nella quotidiani­tà.

 ??  ?? Dolce Baklava
Dolce Baklava
 ??  ?? Hummus di ceci ai falafel
Hummus di ceci ai falafel
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 ??  ?? Baba Ghanoush
Baba Ghanoush
 ??  ?? Shakshuka
Shakshuka

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