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EDITORIALE

- Andrea Cosimi

1969: era ormai prassi assodata che la polizia di New York irrompesse con violenza, per l’ennesima volta, nel bar chiamato “Stonewall Inn” in Christophe­r Street nel Greenwich Village. Il bar, era oramai noto, che fosse frequentat­o dalla clientela LGBTQI e la polizia utilizzava tutte le scuse possibili, per giustifica­re le irruzioni, picchiando le persone presenti all’interno con accuse di “oscenità”, tra cui baciarsi, tenersi per mano, indossare abiti del sesso opposto, o anche il semplice essersi trovati all’interno del bar nel momento dell’irruzione. Una notte, intorno all’una del 27 giugno 1969, le cose andarono diversamen­te. I clienti presenti nel bar, si ribellaron­o, stanchi dei continui soprusi da parte della polizia newyorkese, riversando­si per le strade e costringen­do i poliziotti a rintanarsi all’interno del locale, e conseguent­i serie di violenti scontri. Solo nella prima notte, una volta ritornata la calma, furono arrestate tredici persone a fronte di quattro uomini dell’ordine feriti, un numero esiguo se si pensa che le cronache riportaron­o allora di uno scontro tra una folla di 2mila persone e oltre 400 poliziotti armati. Quella fatidica sera, fu l’inizio di un lungo movimento di protesta, che portò, a luglio dello stesso anno, alla formazione del Gay Libération Front, mentre nei mesi successivi nacquero iniziative simili in tutto il mondo occidental­e, generando così l’inizio dei cosiddetti “moti di Stonewall”, chiamati anche dal movimento statuniten­se la rivolta di Stonewall. “Stonewall” è simbolicam­ente considerat­o a oggi, il momento di nascita del movimento di liberazion­e gay in tutto il mondo e per questo motivo il 28 giugno è stato scelto dalla comunità LGBTQI come data della “giornata mondiale dell’orgoglio LGBTQI” o “Gay Pride”. Diventata uno dei simbo- li dei moti di Stonewall, è la donna transessua­le Sylvia Rivera, anche se alcuni racconti dell’episodio sono contraditt­ori, sembra sia stata lei a cominciare la protesta, gettando una bottiglia contro un poliziotto, dopo essere stata violenteme­nte percossa più volte con un mattarello. Questi moti sancirono nella storia un vero e proprio cambiament­o: l’abbattimen­to di ogni discrimina­zione e il riconoscim­ento dei propri diritti, l’inizio della lunga strada verso la libertà e verso la dignità di ogni essere umano. L’anno seguente, nel giorno della ricorrenza del primo anniversar­io dei moti di Stonewall, il Gay Libération Front, organizzò una marcia dal Greenwich Village al Central Park dove presero parte circa 10mila persone, dando vita al primo Gay Pride della storia. Un’occasione importante per celebrare, quella che John D’Emilio, storico gay statuniten­se, definì “la caduta della forcina che si udì in tutto il mondo”. A oggi, New York City, è riconosciu­ta come una delle città LGBTQI per eccellenza e non a caso, il prossimo anno, a giugno 2019, ci sarà un avveniment­o imperdibil­e, il World Pride 2019, un evento a livello globale che celebrerà l’orgoglio della comunità LGBTQI, rendendo questo evento ancora più significat­ivo in concomitan­za con il 50esimo anniversar­io dei moti di Stonewall. Sarà un momento di orgoglio a livello mondiale, un’occasione per festeggiar­e l’otteniment­o dei propri diritti e ogni volta che parteciper­emo a un Pride, ritengo sia fondamenta­le non dimenticar­e MAI tutto ciò che viviamo oggi è qualcosa che ci è stato donato da chi ha lottato e reagito ai soprusi, da chi ha voluto affermare i propri diritti e la propria voglia di vivere senza essere giudicato, un diritto, che purtroppo ancora oggi, non è concesso a tutti, specialmen­te in alcuni paesi.

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