EDITORIALE
IL ROSA E L’AZZURRO SONO STANCHI DI AVERE UN SESSO!
Chi ha deciso che una bambina debba indossare i vestitini di colore rosa come se rappresentasse l’essenza della femminilità e un bambino quelli di colore azzurro della mascolinità? Sostanzialmente, nessuno! Nel passato la situazione era completamente diversa. Ci sono molte testimonianze che confermano che vestirsi di rosa era molto comune nel XVII e XVIII secolo, e non era associato al genere femminile, anzi, il rosa era il colore usato per vestire i bambini, e il blu le bimbe. Questo perché il rosa era considerato un colore deciso, potente, associato alla passionalità perché vicino alla scala cromatica del colore rosso, quindi rimaneva mascolino. Il blu invece era il colore del cielo, del velo della Madonna, per questo era il più indicato per vestire le bambine. Allora come mai oggi la consuetudine ci dice il
contrario? La prassi di considerare il rosa un colore “da femmine” si è affermata recentemente, non più di 60 anni fa, diventata solamente una vera e propria “operazione di marketing”, etichetta che si è radicata, senza motivo alcuno, rendendo così fino ad oggi il binomio colore-genere estremamente difficile da abbattere, intoccabile quasi come un dogma religioso. Ritengo sia fondamentale far comprendere che nelle situazioni, anche quelle più semplici, per quanto radicate, non debbono necessariamente avere un’etichetta. L’educazione a questo concetto di “scelta e diversità di pensiero” è essenziale e fondamentale, una concezione ideologica diversa dalla propria, non necessariamente deve avere una critica o un’emarginazione perché “il contesto lo impone così”. La “diversità” di pensiero aiuta il mondo ad abbattere le barriere dell’ignoranza!